venerdì 28 dicembre 2012

Il 21 dicembre dei Maya zapatisti



Il 21 dicembre 2012, giorno della “fine del mondo”, secondo una interpretazione del calendario degli antichi Maya, o giorno della fine di un ciclo nella storia dell’umanità e l’inizio di un altro, nello stato del sud messicano teatro dal 1994 della ribellione indigena zapatista, qualcosa di straordinario è accaduto. Dopo oltre due anni di silenzio, le cinque città del Chiapas in cui nel ’94 entrarono i ribelli armati dell’Esercito zapatista di liberazione nazionale si sono riempite di circa 40 mila zapatisti non armati, le “bases de apoyo”, nel loro linguaggio., Sotto una pioggia insistente, gli zapatisti hanno marciato in modo ordinato, occupato le piazze principali, alzato palchi da cui nessuno ha parlato, e sono rimasti in un silenzio assoluto per alcune ore. Poi si sono ritirati. Poco dopo, sul sito di “Enlace zapatista”, che propone la comunicazioen dell’Ezln, è apparso un brevissimo comunicato firmato da subcomandante Marcos. il cui testo è qui di seguito.


Comunicato del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno

Comandancia Generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
21 dicembre 2012
A chi di dovere:
Lo avete sentito?
E’ il suono del vostro mondo che crolla, ed è quello del nostro che risorge.
Il giorno in cui fece giorno, fu notte;
e sarà notte il giorno in cui farà giorno.
DEMOCRAZIA
LIBERTA’
GIUSTIZIA
Dalle montagne del Sud-Est Messicano
per il Comitato clandestino rivoluzionario indigeno – comandancia generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
SUBCOMANDANTE MARCOS
(Traduzione a cura di Andrea, del Comitato Maribel di Bergamo)

Il mattino dopo, La Jornada di Città del Messico ha pubblicato un commento di Luis Hernandez Navarro, osservatore da molti anni della ribellione zapatista. DKm0 lo ha tradotto. Eccone il testo.

Non può riapparire ciò che non se n’è mai andato. Ciò che questo 21 dicembre hanno fatto i ribelli zapatisti Maya occupando pacificamente e in silenzio cinque città del Chiapas non è stato riapparire, ma riaffermare la loro esistenza.
 L’Ezln (Esercito zapatista di liberazione nazionale, ndt) è qui da oltre 28 anni. Non se n’è mai andato. Per dieci anni è cresciuto sotto l’erba; da più di 18 anni si è fatto conoscere pubblicamente. Da allora ha parlato e ossercvato il silenzio ad intermittenza, ma mai ha smesso di agire. In una occasione o l’altra è stata decretata la sua scomparsa o irrilevanza, ma sempre è risorto con forza e con un messaggio.
 Questo inizio del nuovo ciclo di Maya non ha fatto eccezione. Più di 40 mila £”bases de apoyo” (zapatisti civili, distinti dai militari dell’Ezln, ndt) zapatiste hanno marciato sotto la pioggia in cinque città in Chiapas: 20 mila a San Cristóbal, 8000 a Palenque, 8000 a Las Margaritas, 6000 ad Ocosingo, e almeno 5000 altri ad Altamirano. È la più grande mobilitazione dall’emersione dei ribelli nel sud-est del Messico.
 L’entità della protesta è un segno che la sua forza interna, lungi dal diminuire nel corso degli anni, è cresciuta. Si tratta di un indicatore del fatto che la strategia anti-insurrezionale, condotta da vari governi, non ha avuto successo. Dimostra che il suo progetto è una genuina espressione del mondo Maya, ma anche di moltissimi contadini poveri meticci (i messicani sono indigeni “puri” o “meticci”, con radici anche spagnole, ndt) in Chiapas.
 L’Ezln non ha mai abbandonato la scena nazionale. Guidato dalla sua agenda politica, fedele alla sua coerenza etica e con la forza dello stato contro di esso, ha rafforzato le sue forme di governo autonome, tenuto in vita la sua autorità politica tra i popoli indigeni del paese e attive le reti di solidarietà internazionale. Il fatto che non sia apparso pubblicamente non significa che non sia presente in molte lotte importanti nel paese.
 Nelle cinque Giunte del buon governo che esistono in Chiapas e nei municipi autonomi le autorità delel bases de apoyo governanose stesse, esercitano la giustizia e risolvono conflitti sulla terra. Nei loro territori, i ribelli hanno fatto funzionare i loro sistemi sanitari e di istruzione al di fuori dei governi statali e federali, organizzato la produzione e la commercializzazione e mantenuto in piedi la loro struttura militare. Hanno risolto con successo la sfida del cambio generazionale nei loro comandi. Come non bastasse, hanno affrontato con efficacia le minacce del narcotraffico, l’insicurezza pubblica e la migrazione. (…)
Gli zapatisti hanno marciato questo 21 dicembre in ordine, con dignità, disciplina e coesione, e in silenzio; un silenzio che si è sentito forte. Allo stesso modo in cui hanno dovuto coprire il suo volto per essere visti, ora hanno interrotto la parola per essere ascoltati. È un silenzio che esprime una feconda capacità di proporre altri orizzonti di trasformazione sociale, una grande potenza. Un silenzio che comunica volontà di resistenza di fronte al potenza: chi resta in silenzio è ingovernabile, diceva Ivan Illich.
Un ciclo di lotta politica in Messico si è chiuso questo primo dicembre (gionro dell’insediamento del nuovo presidente messcicano, Pena Nieto, di destra, accusato di brogli elettorali, ndt), un altro si è aperto. L’Ezln ha molto da dire nella mappa emergente delle lotte sociali che ha cominciato a prendere forma nel paese. La sua mobilitazione può influire in modo rilevante.
(…) Nell’ultimo anno e mezzo sono nati movimenti sociali che sfidano il potere stano al di fuori dei partiti politici. Non si sentono rappresentati da nessuno di essi. Il Movimento per la Pace con Giustizia e Dignità, #YoSoy132, comunità in lotta contro l’insicurezza pubblica e la devastazione ecologica, le proteste degli studenti in difesa della scuola pubblica, tra gli altri, si muovono su sentieri diversi da quelli della politica istituzionale. La simpatia per gli zapatisti in queste forze sono reali.
Ma al di là della congiuntura, le marce del 13 Baktun Maya (il ciclo che appunto finiva, secondo il calendario Maya, il 21 dicembre 2012, ndt) sono un nuovo Ya Basta! simile a quello che gli zapatistipronunciarono nel gennaio 1994, e una versione rinnovata del “Mai più un Messico senza di noi!” formulato nel mese di ottobre dek 1996, e che apre nuovi orizzonti. Non chiedono nulla, non domandano nulla. Essi mostrano il potere del silenzio. Annunciano che un mondo crolla e un altro rinasce.

mercoledì 26 dicembre 2012

"La Befana a Soteria" - Via Tabano 51 ore 17.00 Jesi (An)



Venerdi 4 gennaio.... a Soteria arriva La Befana ..... siete tutti 

invitati...."La Befana a Soteria"
Vi aspettiamo,Via Tabano 51 ore 17.00 Jesi (An), per festeggiare la 
vecchietta più dolce del mondo.
La festa della befana di Soteria è aperta a tutti per vivere insieme un 
momento di aggregazione e socialità capace di esprimere con le azioni 
l'ambizioso percorso nel quale cammineranno insieme utenti, familiari, 
operatori, gente comune, verso un orizzonte ideale rappresentato da una 
comunità di donne e di uomini ancora capaci di creare legame sociale, 
inclusione, solidarietà