venerdì 27 giugno 2014

Argentina: "Una proposta autonoma di salute" Solano-YaBasta

Intervista alle attiviste del Centro di Salute Comunitaria La Enramada, quartiere La Sarita (Quilmes Buenos Aires)
(Associazione Civile CO’EJHU e ex MTD di Solano)

L’Ass. Ya Basta! è stata promotrice in Italia del progetto del “Centro di Salute Autogestito” del ex MTD Solano (periferia di Buenos Aires), che consiste nella costituzione di una struttura popolare, un progetto che fa tesoro della concezione di autogestione ed autonomia che si costruisce dentro le forme di auto-organizzazione della società civile. Un impiego propositivo del proprio tempo per una crescente integrazione fra lotta e vita quotidiana.


Il lavoro del centro di salute

YaBasta: Come funziona il Centro di Salute ?

Centro di Salute: In questo periodo il Centro di Salute è aperto tre volte la settimana, martedì, giovedì e venerdì. Il giovedì e il venerdì sono dedicati alla formazione interna e all’interazione con l’esterno. La struttura è comunque aperta tutti i giorni per le altre attività al di fuori della salute, tra le quali diverse cooperative e il laboratorio di pelletteria. Dall’anno scorso, su richiesta dell'Assessorato all'Istruzione della Regione, il centro è anche sede di una scuola elementare per adulti, con due insegnanti del quartiere. Abbiamo aderito a questo progetto sia perché ci sono persone del quartiere a frequentare la scuola sia perché permette un'articolazione con le istituzioni.


YB: In che cosa consiste il vostro lavoro?

CS: Secondo l’OMS, per salute s’intende lo stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia. Partendo da questo concetto noi, come Centro di Salute, lavoriamo molto sulla prevenzione, nello specifico seguiamo i bambini con difficoltà di apprendimento scolastico e di relazione. Questi bambini vengono indirizzati al nostro Centro dalle varie scuole o dalla stessa Segreteria dell’Infanzia.

YB: Quindi questo è una specie di riconoscimento da parte delle istituzioni?

CS: All’inizio venivano solo bambini del quartiere, quelli del movimento, e invece adesso siamo un punto di riferimento forte per le scuole e per l’Assessorato all’Infanzia.

YB: Le istituzioni come sono venute a conoscenza del Centro?

CS: Tramite gli abitanti del quartiere che hanno iniziato a raccontare e anche tramite i compagni di scuola.
Ci siamo accorti, a poco a poco, dell’importanza di questa attività all’interno del quartiere.
Per le sue caratteristiche di apertura e di “atencion comunitaria” siamo diventati un punto di riferimento per gli abitanti, per le scuole e anche per la “salita” (l’ambulatorio che dipende dall’ospedale municipale).

YB: Quando viene un bambino come vi comportate?

CS: I bambini che vengono da noi chiedono sostegno scolastico o aiuto per i vari problemi di relazione all’interno della classe. E’ la scuola stessa che indirizza le mamme verso il nostro Centro. La prima cosa che si fa’ è parlare con i genitori.
Parallelamente si inizia il lavoro con i bambini, individualmente o in gruppo, nel momento in cui si trovano bambini con lo stesso tipo di difficoltà.
Lavorare con il gruppo familiare è fondamentale, ed è un approccio del tutto nuovo per le famiglie, per scoprire insieme le cause del disagio e per risolverlo nella quotidianità. Nel caso in cui, il bambino viene solo per un sostegno scolastico, in assenza dei genitori, la differenza è notevole nella risoluzione del disagio, proprio perché la mancanza del genitore non permette l’approfondimento del problema.
Quello che ci sorprende è che a volte quando abbiamo finito l’incontro le mamme tendono a rimanere nella struttura, a volte più coinvolte dei propri figli.

YB: I volontari hanno una preparazione specifica?

CS: Fra di noi c'è chi è operatore sociale, chi è educatore sociale, chi è psicopedagogo, psicologi sociali e anche dei volontari che non hanno una preparazione specifica ma che si stanno formando all’interno del centro.

YB: A livello pratico come intervenite quando si presenta un bambino?

CS: Dipende dal caso, dalla situazione, dalla disponibilità del momento. Di solito al primo incontro siamo divisi, due con il bambino e due con i genitori. Dopo si ragiona insieme cercando di capire il problema, e decidiamo in seguito chi seguirà il bambino….ovviamente condizionati dalle varie disponibilità degli orari. Lavoriamo anche con bambini molto piccoli di due o tre anni, bambini più grandi, adolescenti e giovani. In molti vengono per problemi legati alla dipendenza alle droghe, “el paco” , o addirittura la “colla”.In molti casi sono gli stessi genitori che consumano la droga creando problemi di violenza familiare all’interno delle mura domestiche, che portano poi ad avere problemi ai figli a scuola. Inoltre ultimamente si sono presentati molti casi di dipendenza al computer.

YB: Parlavi di “paco”, ma cos'è questa droga?

CS: Detto anche PBC (pasta base de cocaina), il paco è un prodotto di scarto della lavorazione della cocaina che si è diffuso a partire dall'inizio degli anni Novanta soprattutto nei quartieri periferici di Buenos Aires e - in seguito - nelle favelas e nelle periferie di tutto il Sudamerica.

Definito "la droga dei poveri" per il suo basso costo (una dose può costare meno di un dollaro), il paco è un prodotto di pessima qualità ed estremamente dannoso: lo scarto di lavorazione della coca destinata ai mercati europei e nordamericani viene mischiata con sostanze chimiche varie - cherosene, colla, veleno per topi, persino vetro in polvere - e distribuita nei quartieri più poveri dell'America Latina, dove i principali acquirenti sono i minorenni.

YB: Che altre attività si svolgono nel Centro di Salute?

CS: Per quanto riguarda la salute ci occupiamo del sociale, del relazionale, l’ambito medico/infermieristico non è al momento compreso.
Si fanno attività di riflessologia plantare, Tai Chi, e abbiamo lavorato molto tempo con il kung fu.
Tendiamo ad integrare anche gli stessi bambini che vengono per la risoluzione dei problemi nei vari laboratori di ballo e di arti marziali.
Ad esempio c’è un ragazzo che stiamo seguendo da quattro anni,con una diagnosi di schizofrenia, che stiamo pensando di inserire nei vari laboratori manuali, come quello del legno o dell'artigianato, per poter insegnargli un mestiere e per recuperarlo nel fare.
Vorremmo aprire una ludoteca, aperta a tutti, e questa cosa attira moltissimo i bambini del quartiere. Uno degli obiettivi è lavorare sull'integrazione, sviluppando rapporti e relazioni e coinvolgendo i ragazzi di tutte le età.


YB: Le istituzioni intervengono a livello economico?

CS: Il Centro è inserito all'interno del progetto “Argentina Trabaja”, un programma economico governativo che garantisce un sussidio minimo alle persone interne alla cooperativa.
Il fatto che il Centro di Salute La Enredada sia all'interno di questo progetto è una conquista del movimento.
Ma la nostra attività rimane più un impegno personale, sociale e militante che non un lavoro vero e proprio.



Il fenomeno della violenza

YB: Il vostro movimento fa' parte di una rete?

CS:Siamo parte di una rete molto ampia, ed ultimamente ne abbiamo creata una specifica , che si chiama Istituto di Investigacion e Esperimentacion Politica, che è uno spazio di ragionamento e riflessione politica sulla nuova ondata di violenza.

Nel mese di agosto di due anni fa nel quartiere di Varela, dove stavamo lavorando sul problema delle droghe, degli spacciatori ci hanno dato fuoco alla casa.
Vivevamo in un “asentamiento”, un terreno comprato o occupato, uno spazio comune dove poter costruire delle abitazioni in maniera collettiva e dove poter vivere seguendo un percorso di condivisione.
Lavoravamo con bambini e giovani principalmente,organizzando laboratori di musica e teatro, incontri, campeggio, arti marziali.
Dopo poco abbiamo cominciato ad avere dei problemi con gli spacciatori e con quella micro rete di delinquenza che coinvolge l’intero quartiere, collegata allo spaccio del paco.
Lavorando con molti giovani, con un’attenzione alla prevenzione finalizzata al progetto di un cambiamento sociale si mette a rischio il profitto stesso del commercio di droga e si tende a cambiare la visione neoliberalista, che punta a spazzare tutto quello che ha a che vedere con le relazioni sociali positive.
Questo tipo di attacchi sono stati subiti anche negli altri quartieri dalle altre organizzazioni.
Infatti, il livello di violenza che è cresciuto tantissimo ha fatto modificare molto la soggettività dei rapporti: il meccanismo si basa su una campagna diffamatoria che inizia a creare un clima di ostilità generalizzata fino a modificare i rapporti con alcuni vicini. L’intimidazione a mandarci via dal quartiere viene estremizzata fino a che arrivano a bruciarci la casa.
Tutto ciò è aggravato dalla connivenza tra i vari gruppi violenti e la polizia stessa, in molti casi il venditore lavora per il poliziotto.
Abbiamo cominciato a capire il rapporto che c’è tra spacciatori, polizia, politici e giudici.
In seguito all’attacco subito grazie al sostegno da parte della rete sociale nazionale e internazionale abbiamo suscitato un’importante eco mediatica e le stesse istituzioni sono state costrette a prendere posizione sull’accaduto, non potendo lasciare tutto impunito.
Da quest’esperienza abbiamo notato una nuova potenza nell’aggressività che ha però ricevuto un’altrettanto potente risposta di solidarietà dando vita a questa rete di lavoro.


YB : Spiegaci meglio di questa rete.

CS: La rete Istituto di Investigacion e Esperimentacion Politica, nasce proprio in seguito alla rapida diffusione di questo fenomeno di violenza. Tutte le varie realtà colpite, compresi i contadini del nord dell’Argentina, sono state raccolte in questa rete della quale fanno parte anche istituzioni riconosciute come il CELS (Centro de Estudios Legales y Sociales), la Commissione della Memoria, diverse università, il MOCASE (Movimiento Campesino Santiago del Estero)…
Organizziamo degli incontri aperti una volta al mese, cercando di ruotare i luoghi dell’incontro.
Nel nostro centro di salute abbiamo già fatto due incontri, entrambi molto partecipati.
In questi incontri si discutono i risultati delle varie ricerche fatte, a volte invitiamo anche giudici o altri professionisti del settore, non solo per ascoltarli ma anche per collegare i nostri studi ad una realtà più istituzionale.
Un altro obiettivo dell’istituto è quello di creare una rete di accompagnamento e di sostegno dopo le varie situazioni di conflitto, per evitare di rimanere isolati o di essere costretti a rivolgersi direttamente ad assessori o politici vicini al movimento. La rete si posiziona a metà strada tra la base e le istituzioni, un sostegno di riferimento per risolvere o prevenire.
Dopo qualche mese dall’attacco di Varela, in un’altra associazione sono addirittura entrati in casa e hanno fatto degli ostaggi; nel giro di due giorni si è attivata la rete.
L’importanza della rete è che, portando alla luce le varie situazioni di conflitto, funziona anche come spazio di protezione e ci permette di continuare il nostro lavoro all’interno delle famiglie, che sono parte del problema stesso, in maniera più approfondita, facendone emergere le contraddizioni.
La famiglia che si rivolge a noi per risolvere dei disagi del bambino, forse è poi la stessa famiglia che è costretta ad accettare di collaborare con il narcotrafficante.

YB: Dall’asentamiento dove siete andati via, è rimasto il vuoto, o il lavoro sta continuando?


C.S.: Il lavoro sta continuando con altri attivisti, in un locale della parrocchia. Vengono fatti dei laboratori di teatro e di banda (murga)*.

YB: È più tranquilla la situazione?

C.S.: Non tanto tranquilla, durante questi laboratori infatti si sono verificati vari episodi di intimidazione da parte di ragazzi collegati agli spacciatori, provocazioni che non hanno avuto risposte . Le contraddizioni di cui parlavamo prima, si riferivano proprio a questo, cioè lo stesso ragazzo che nella creazione dell’asentamiento aveva partecipato in maniera attiva, ora viene coinvolto in questo meccanismo intimidatorio, diventa il tramite che lo spacciatore usa contro di noi. È una caratteristica di questo periodo, di come si sono modificate le cose, è un’immagine dell’infiltrazione del potere nella quotidianità, creare mafia che genera economia nel quartiere , è una scomposizione neoliberista. Per le famiglie è una soluzione economica, e vengono utilizzate per nascondere droghe o armi, o per fare da tramite tra i vari spacciatori. Si crea poi una rete di protezione per loro stessi, tra i vicini, meccanismi nuovi all’interno del commercio della droga.
Una risorsa economica che risolve i problemi finanziari di molte famiglie.

Il Centro di Salute Comunitaria La Enredada è lo specchio delle lotte degli ultimi anni, del processo di ricomposizione delle forze popolari e delle resistenze, è la porzione visibile di una società diversa che lotta e lavora con serietà e responsabilità per creare un’alternativa al neoliberismo, che non può sorgere che dalla base dell’autogoverno della comunità, attraverso la resistenza e la creazione di un mondo nuovo qui e ora.


*La murga è una forma di teatro di strada che coniuga musica, danza e recitazione edescrive con animo carnevalesco un forte spirito di protesta, di liberazione, attraverso la satira e la presa in giro del potente. 

 Nel mese di marzo del 2008 è stato inaugurato il Centro di Salute Comunitaria di Solano. Un progetto iniziato nel 2004 con il sostegno di organizzazioni della società civile ed anche Istituzioni. La realizzazione e continuazione del Centro di Salute Autogestito rappresenta un importante traguardo, positivo esempio di come la cooperazione internazionale possa diventare strumento di sostegno alle comunità in resistenzaRingraziamo profondamente tutte e tutti coloro che ci hanno accompagnato in questi anni e che hanno reso possibile questa realtà.

Aprile 2014

approfondimenti:  Alcuni link con il percorso della nostra "proposta autonoma di salute"





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