lunedì 13 giugno 2011

E' mancato Matteo Dean


E' mancato nella notte del 11 giugno a Toluca in Messico in un incidente stradale con la sua moto, Matteo Dean.
Matteo per tutt@ noi era un riferimento umano e politico in quel grande e lontano/vicino paese che è il Messico.
Matteo ci aspettava quando arrivavamo all'aereoporto per accoglierci e accompagnarci, per darci la possibilità di entrare realmente in quel grande paese che lui amava e dove aveva scelto di vivere.
Matteo con le interviste, i suoi articoli ci raccontava in una maniera che nessuno potrà sostituire la realtà sociale, politica dell'altra lato dell'oceano.
Matteo era soprattutto uno di noi. Lo era fino in fondo in un legame fortissimo che la distanza non aveva mai spezzato.
Con lui abbiamo viaggiato in Messico e in tutta l'America Latina, in Europa, con lui abbiamo partecipato alle mobilitazioni internazionali, perchè Matteo era uno spirito libero sempre alla ricerca delle strade e dei cammini per cambiare l'ordine di cose esistenti.
Siamo vicini ai suoi affetti, ai suoi cari, ai suoi amici in Messico, che sono anche i nostri, ed in Italia.

Matteo ci mancherai.
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“lento

viene el futuro
con sus lunes y marzos
con sus puños y ojeras y propuestas
lento y no obstante raudo
como una estrella pobre
sin nombre todavía"
Mario Benedetti, “Lento pero viene”

Nella notte tra sabato e domenica Matteo è morto, nel pieno della sua vita, della sua lotta, dei suoi amori. E' morto nel Messico che amava e che insieme a lui in tanti abbiamo imparato ad amare con la sua gente, la sua terra dura e vitale, la sua disperazione e la sua magia. Per lui il Messico è stato molto più che una passione della gioventù, ha seguito dall’inizio e con interesse e condivisione profonda, la storia di uno dei movimenti di liberazione più significativi degli ultimi 20 anni: l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale e tante altre iniziative di lotta che dal basso si sono sviluppate in Messico a partire dall'insurrezione zapatista del primo gennaio 1994. E’ rimasto fedele fino all’ultimo a quella visione che nasceva da una militanza in prima persona, nella strada, nel suo tempo. Anche nel suo lavoro di ricercatore e di giornalista indipendente, prima di tutto venivano le persone, le loro storie, il Mexico de abajo. Dai sentieri delle montagne del Chiapas fino alla frontiera di Tijuana ed oltre nel cuore degli States, il suo impegno a fianco degli ultimi e dei ribelli è sempre stato diretto, orizzontale e coraggioso. Per questo nel corso degli anni ha anche subito l’espulsione dal Messico come tanti altri compagni internazionali ma era riuscito a ritornare ed aveva scelto di radicarsi nel paese che amava. Ha scelto di vivere nel quartiere periferico di Tepepan dove ha animato insieme ad altri compagni messicani un collettivo di quartiere mentre continuava a lavorare come insegnante di italiano e si impegnava sempre di più nel giornalismo di inchiesta e nella ricerca. In questo campo ha introdotto in Messico il dibattito internazionale sui temi della precarietà tra i lavoratori e le lavoratrici ed ha condotto una importante inchiesta sulle nuove forme dell’outsourcing collegando i movimenti sindacali con quelli contro la globalizzazione neoliberista.
Negli ultimi anni il suo lavoro l’ha portato a viaggiare in tutta l’America Latina e in Europa dove ha raccolto tante storie diverse, tutte accomunate da un irriducibile desiderio di giustizia e libertà sociale. Nella sua biografia c’è tutta la passione di una generazione che ha saputo ricostruire una grammatica dell'internazionalismo in nome dell'umanità e della dignità.
Con Matteo dal 2001 ad oggi ho avuto la fortuna di condividere chilometri, giorni e notti, difficoltà e allegrie in Messico, negli USA ed anche in Europa quando riuscivamo a incontrarci. E ricordo che a volte il suo impegno intenso nel lavoro lo faceva diventare oltremodo serio fino a che poi non si liberava con una risata luminosa o con un abbraccio forte. Matteo, un compagno la cui patria era il mondo intero era però anche orgoglioso delle sue origini triestine, di quella terra di confine, fiera e partigiana e ritrovava gli echi di quella storia in un mondo solcato da barriere, conflitti e divisioni. Ed alla storia dei suoi compagni di quella terra, dai partigiani fino ai centri sociali di oggi, riannodava sempre il filo rosso dell'autonomia e dell'uguaglianza.
Purtroppo quando una vita si interrompe così all’improvviso tante cose restano incompiute, ma nel caso di Matteo sono certo che tutta la sua eredità sia ancora tra noi, negli occhi e nelle mani di chi l’ha conosciuto e con lui ha condiviso un pezzo dei suoi racconti, della sua rabbia, della sua speranza

Ya se mira el horizonte Matteo!

V.S.
Firenze 13 giugno 2011


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