martedì 12 giugno 2012

Jesi: Nuovi orizzonti sportivi in città: nasce la polisportiva Ackapawa Sport Club, debutto con il cricket



Nasce a Jesi l' ACKAPAWA SPORT CLUB, una nuova Associazione Polisportiva Dilettantistica affiliata a UISP e al CONI. Nata all’interno del Centro Sociale “TNT”, la polisportiva si pone l'intento di dare opportunità a tutti di praticare sport all'insegna dell'aggregazione, della solidarietà e dell'antirazzismo.
E’ una scommessa, una sfida tesa a rovesciare l’orizzonte ufficiale dello sport, dove l’unico imperativo è vincere con ogni mezzo (modello che ci viene imposto anche nella vita). Crediamo, invece che sia possibile costruire un modo diverso di vivere la pratica sportiva dove al centro ci sia il rispetto dell’avversario, la lealtà, la solidarietà,  la lotta contro ogni discriminazione.
Il nostro sogno è quello di immaginare nella nostra città uno sport per tutti, dove il giocare e divertirsi insieme sia un modo per costruire una pratica della cittadinanza che riesca a superare ogni confine e far vivere quella multiculturalità di cui tanto si parla ma che spesso trova enormi barriere quando si prova a realizzarla.
La prima disciplina che ci vedrà protagonisti è il Cricket, uno sport poco conosciuto dagli italiani, ma amatissimo e seguito con passione in altri paesi del mondo e da tanti migranti che vivono nella nostra città.
Anche se ai primi passi, siamo già in campo! Abbiamo infatti esordito domenica 3 Giugno nel campionato ICL Marche 2012 (Italian Cricket League) con la squadra chiamata a rappresentare la nostra città: lo JESI CRICKET CLUB.
Un esordio con sconfitta in trasferta contro il Poggio S. Marcello, ma comunque una bellissima giornata di sport che ha visto protagonisti giocatori bengalesi e pakistani che vivono a Jesi e ai quali la polisportiva Ackapawa vuole garantire il diritto di giocare a cricket  nella loro città.
Ackapawa era il podista tra gli indiani Fox del nord america: le corse podistiche erano sport praticati da tutte le civiltà amerinde e del nord America. lo spirito di queste competizioni è ben racchiuso nelle parole dell'etnologo Curt Nimuendajù in una pubblicazione datata 1946 dedicata agli indios Timbira:
«I vincitori non ricevono alcun premio, gli sconfitti non vengono derisi, non si vedono espressioni trionfanti né facce abbattute. Nessuna traccia di gelosia o animosità tra le due squadre è percepibile. Non c’è alcuna differenza tra vincitori e vinti, mentre sono oggetto di scherno coloro che non hanno profuso il cento per cento delle energie nella gara».