mercoledì 10 ottobre 2007

CHI SIAMO






Chi Siamo
Associazione Ya Basta "camminare domandando"

Da dove veniamo
Da dieci e più anni abbiamo iniziato una strada comune con molti che abbiamo chiamato Associazione Ya Basta.

L’idea iniziale maturata all’indomani del Primo Incontro Intercontientale nella Selva Lacandona rispondeva agli stimoli e alle suggestioni che il “levantamiento” zapatista del 1° gennaio 1994 avevano portato anche nella nostra Europa.
Abbiamo iniziato allora un percorso che partiva dalla scommessa di andare oltre alla semplice solidarietà per costruire uno spazio di azione comune.
L’Associazione è nata come un ponte di condivisione con la lotta zapatista ma anche come strumento di iniziativa politica nei nostri territori.
Da allora abbiamo costruito campagne politiche, fatto carovane e progetti, siamo stati insieme a molti altri all’interno dei movimenti globali e locali.
Il nostro agire si è mosso dal Chiapas alle lotte contro i CPT e le frontiere, dalla interposizione nei luoghi dell’occupazione militare come la Palestina alla creazione di relazioni e rapporti con molte situazioni dell’America Latina.
Siamo sempre stati spinti dalla ricerca e dalla condivisione di nuove pratiche dei conflitti esplorando le molteplici esperienze globali che oggi progettano e costruiscono le proprie forme di vita.
In questa strada abbiamo incrociato tanti e tante che come noi pensavano che le scelte e la politica internazionale non fossero un fatto da delegare o praticare solo nei termini del vecchio “internazionalismo proletario” ma invece come terreno di affermazione di una cittadinanza dei diritti universale, ancora di più oggi, nell’epoca della guerra globale...
Fin dall’inizio abbiamo scelto una strutturazione a rete, una gestione assembleare nel prendere le decisioni, un’ autonomia locale che allo stesso tempo mantenga la strada della condivisione dei nostri percorsi.
Abbiamo sperimentato e valorizzato gli apporti delle sedi locali ma anche le decisioni condivise, nella consapevolezza che stavamo costruendo un bene comune per noi e per molti.
Oggi ci sembra importante ritrovarci per disegnare insieme le prossime tappe in un incontro aperto ai tanti che hanno camminato con noi e ci sono vicini.
Alcuni spunti sull’America Latina e il mondo ..
Ancora una volta partiamo per discutere dagli stimoli che ci giungono dai nostri fratelli e sorelle zapatiste ed anche dai movimenti sociali che abbiamo conosciuto in tutta l’America Latina.
Perché guardiamo con attenzione a questo continente?
Non certo perché ci sono esempi dogmatici da seguire o da trasformare in feticci, ma perché in questo specchio continentale si disegnano problemi, esperienze, discussioni che ci riportano a temi e laboratori sociali che rivediamo anche nei nostri territori.
Nell’epoca della globalizzazione imperiale, del ridisegno, pieno di contraddizioni, di governance continentali, nello scenario della guerra globale, come tentativo di comando locale e planetario, le reti di resistenza, i conflitti ed i movimenti da una parte all’altra dell’oceano parlano linguaggi comuni.
La ricerca di autonomia politica e sociale come espressione costituente al di là delle forme obsolete della rappresentanza, la costruzione di comunità in lotta come spazi di resistenza e laboratori di alternativa sociale, la consapevolezza della difesa dell’ambiente e dei beni comuni non solo come opposizione alla dinamica onnivora del sistema neo-liberale ma anche come sfida ad una idea di progresso sbandierata come opzione senza alternative: questi sono i temi che intravediamo in tante realtà dell’America Latina così come nelle nostre lotte locali e continentali.
E lo ripetiamo non perché siamo alla ricerca di esempi da riciclare o imitare ma perché confrontarsi con altre strade ed altri percorsi ci permette di dare maggior consapevolezza alla partecipazione e costruzione dei conflitti dei nostri territori.
Ovviamente non vogliamo dire che solo in America Latina esistono punti per noi di stimolo ma che questo è lo spazio che più conosciamo e che possiamo comprendere con maggior efficacia come nostro specchio.
Non vogliamo utilizzare nessuna esperienza come dogma assoluto.
Questa è una moda vecchia tornata di attualità ora verso alcuni governi e personaggi dell’America Latina.
Una moda che ha l’odore stantio della vecchia scorciatoia che “per cambiare il mondo bisogna prendere il potere” e che ha come sottoprodotto nostrano il fatto che “quando si ha il potere di qualsiasi tipo si ha il bisogno di tenerselo stretto ad ogni costo”.
Ci interessano i percorsi, i laboratori sociali, i conflitti e le loro forme d’espressione, la loro capacità di radicalità e costruzione societarie.
In questa ricerca siamo ben consapevoli che risposte totali non ce ne sono ma invece come dicono i nostri fratelli zapatisti si tratta di “caminar preguntando”, avendo al collo la bussola dell’umanità.
In questi ultimi tempi anche i grandi sommovimenti istituzionali che hanno attraversato il continente latino americano, se letti con lo sguardo che guarda in basso e non solo all’alto, ci parlano delle speranze, delle aspirazioni di tante e tanti e di come questa complessità non sia racchiudibile in alcuna ricetta istituzionale.
Siamo appena tornati dal Terzo Incontro Internazionale, che si è svolto nel Caracol de La Garrucha in Chiapas “la Comandanta Ramona e le zapatiste” in cui le donne zapatiste hanno voluto narrare la loro storia.
Anche in questo caso quello che abbiamo portato a casa non è un modello o un dogma ma la forza della riaffermazione che “cambiare il mondo” parte dal riconoscimento delle differenze, dalla lotta contro le forme del potere, dall’affermazione biopolitica dell’autodeterminazione della propria esistenza così come sta succedendo con il protagonismo delle donne anche nei nostri territori.
Un filo in più che porta a specchiarci, per essere anche noi specchio nel caleidoscopio delle soggettività che partecipano attivamente ai movimenti collettivi.
Per questo continuare ad intessere reti, relazioni progetti con l’altro lato dell’oceano ci pare oggi più che mai interessante.
Questo non ci impedisce di voler concretizzare la possibilità di costruire con altre complessità continentali la stessa condivisione e fratellanza.
Anzi la nostra scommessa è proprio quella di riuscire ad iniziare a frequentare l’immenso continente asiatico, con tutto quello che comporta a livello globale e locale, iniziando ad aprirci brecce di relazioni e rapporti … oppure andare oltre l’immagine devastata del continente africano ed approfondirne gli aspetti celati.
Ma quali strumenti e percorsi possiamo utilizzare come zainetto in spalla per camminare? Come riattualizzare la strada che abbiamo fatto? Visto che come dice un vecchio adagio a volte bisogna fare un passo indietro per farne due in avanti...
Oltre i progetti per la condivisione
All’inizio della nostra strada abbiamo creativamente cercato di dar vita ad esperienze di diplomazia dal basso, attuando in pratica un modo diverso di agire da quella che normalmente veniva definita “cooperazione internazionale”.
Abbiamo iniziato a pensare ed agire come riconoscimento tra comunità, come pratica di solidarietà che divenisse azione politica, come progetti che sfidassero le norme delle consuete logiche della “cooperazione” verso luoghi considerati “Terzi”.
Tutto questo considerando anche il panorama desolato in cui la ”cooperazione” era vista: o come situazione comoda per salvarsi la coscienza o come inutile ridistribuzione di fondi mantenendo inalterato lo schema internazionale dello sfruttamento.
Poi “cooperazione”, “diplomazia locale” etc..., al di là della onesta partecipazione di molti, hanno dimostrato, illuminati dalla luce delle operazioni militari di guerra, tutta la loro ambiguità.
Il verde militare è diventato il colore delle operazioni umanitarie e la divisa mimetica il vestito di molte ONG ed associazioni varie.
Questo non solo nei luoghi della guerra dichiarata ma anche come corollario ad operazioni internazionali presentate come neutrali.
Facciamo alcuni esempi: la cooperazione con il governo colombiano per la riabilitazione dei gruppi paramilitari, le missioni di salvaguardia ambientale che fanno da apripista allo sfruttamento delle risorse o alla brevettabilità del vivente, che sono la nuova frontiera dello sfruttamento biopolitico...“Embedded”, “arruolato” è diventato al di la del luogo dove avviene, uno status in voga ed essenziale nella cooperazione internazionale.
Tutto questo non è solo dovuto all’accondiscendente atteggiamento necessario per avere accesso alle linee di finanziamento ma anche all’ articolazione complessa del comando nell’epoca imperiale, che tende a sussumere ed rifunzionalizzare i multipli aspetti delle espressioni di cooperazione.
Per certi versi anche la versione più caritatevole della “cooperazione”, quella più innocente, quella verso le barbare situazioni di povertà in Africa o dopo le grandi catastrofi naturali vengono rese funzionali al mantenimento dello status quo o inserite nel ridisegno dei territori (vedi i testi di Arundhati Roy o l’ultimo libro di Naomi Klein).
Nel nostro piccolo tutto questo è stato lo stimolo essenziale per ri-pensare i progetti di cooperazione come azioni di condivisione di saperi, risorse ed esperienze, come intreccio di relazioni politiche e di comunità.
Con questa voglia di sperimentazione continua possiamo affrontare l’idea di progettare con altre comunità in lotta progetti comuni.
Questa ricerca ci ha portato ad appoggiare le Giunte del Buongoverno Zapatista, gli accampamenti dei Sem Terra, le esperienze di cooperazione urbana in resistenza mettendo in comunicazione le reciproche conoscenze e la reciproca creatività.
Per continuare questa strada abbiamo bisogno di sostenerci, di allargare la conoscenza delle proposte che costruiamo.
Molti oltre noi stanno cercando un modo di affrontare questo terreno al di là dei luoghi comuni e con molti possiamo costruire nuove esperienze.
L’abbiamo visto nei Progetti sulla salute come diritto al benessere, sull’educazione come formazione, sull’accesso alle risorse come l’acqua in termini di diritto e non di merce, sulla realizzazione di spazi informativi liberi.
L’abbiamo visto negli scambi e relazioni con le esperienze di donne, che costruiscono percorsi di alternativa reale al sistema di sfruttamento biopolitico, partendo dalla loro autodeterminazione.
In ognuno di questi Progetti si intersecano saperi locali, condivisione, sfida all’esistente e cooperazione libera.

Oltre il turismo solidale per essere cittadini globali
L’ansia di conoscere, viaggiare, visitare luoghi lontani è ormai un desiderio di molti, proprio nell’epoca in cui Internet e la rete disegnano il mondo come uno spazio frequentabile quotidianamente.
In molti casi la voglia è quella di non frequentare le moderne rotte commerciali del turismo ma di fare esperienza, di vivere da cittadini globali in territori diversi.
In un mondo dove l’inarrestabile fenomeno delle migrazioni dà la misura umana della globalizzazione, il diritto a circolare oltre ogni frontiera assume anche l’aspetto del “viaggio”.
In un momento in cui la speculazione turistica vorrebbe spazzare via tanti spazi ed ecosistemi mettendo al loro posto il cartello “in vendita”, costruire percorsi di conoscenza-esperienza non solo rappresenta giustamente la possibilità di valorizzare le reti che resistono nei loro territori, ma anche dare la possibilità di viaggiare da cittadini globali.
In questi anni abbiamo costruito carovane in luoghi sotto attacco, delegazioni di incontro con esperienze di lotta ed oggi sarebbe bello strutturare ed ampliare queste strade, renderle accessibili costantemente.
Facciamo qualche esempio
La Patagonia: girarla sul trenino dell’Impero Benetton per visitare il Museo sui Mapuche o camminare insieme alle donne e agli uomini Mapuche per entrare nelle loro case?
L’Ecuador: viaggiare nei depliant patinati, anche alternativi, dei Parchi Naturali e delle coste incontaminate o vedere il volto vero della devastazione petrolifera e conoscere le storie dei popoli locali nell’immensa bellezza dell’Amazzonia e passare alle spiagge autogestite de la Comune di Salango?

Oltre il commercio solidale per lo scambio rebelde
Comunità in lotta e resistenza producono quotidianamente la loro esistenza.
In molti casi cercano di liberarsi dalle catene più strette dello sfruttamento materiale costruendo una cooperazione libera e diversa.
Questo non significa automaticamente il “sovvertimento” delle regole dell’economia ma la ricerca di garantirsi alcuni diritti, la valorizzazione delle proprie capacità diverse come sono diversi i contesti in cui si vive.
Cercare di strutturare reti di condivisione e distribuzione di quello che le comunità producono in forma materiale ed immateriale può rappresentare uno spazio di autodeterminazione.
Non vogliamo essere assurdi ma semplicemente rafforzare la possibilità di circolazione delle culture, dei prodotti, della creatività.
Creare circuiti in cui “un prodotto” parli di quello che c‘è dietro e non per il certificato che lo marchia, ma per la storia che racconta.
Lo ripetiamo non pensiamo solo a prodotti materiali ma anche ai video, alla musica, all’informazione, alla comunicazione.
Quante volte ci è capitato che dietro il pacchetto del Cafè Rebelde Zapatista nascessero altre storie.
Ed allora perché non amplificare queste occasioni dal Brasile, dall’Argentina etc..?
In conclusione vogliamo continuare ad essere quello che ci ha portato ad iniziare .. uno spazio comune per tant@ gente che vuole procedere "camminando, domandando" ....

lunedì 8 ottobre 2007

EZLN Messico - Sesta Dichiarazione Della Selva Lacandona


ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE MESSICO SESTA DICHIARAZIONE DELLA SELVA LACANDONA
Questa è la nostra semplice parola che cerca di toccare il cuore della gente umile e semplice come noi e, proprio come noi, degna e ribelle. Questa è la nostra semplice parola per raccontare quale è stato il nostro cammino e dove ci troviamo ora, per spiegare come vediamo il mondo ed il nostro paese, per dire quello che pensiamo di fare e come pensiamo di farlo, e per invitare altre persone ad incamminarsi con noi in qualcosa di molto grande che si chiama Messico e qualcosa di più grande che si chiama mondo. Questa è la nostra semplice parola per far sapere a tutti i cuori onesti e nobili, quello che vogliamo per il Messico e per il mondo. Questa è la nostra semplice parola, perché la nostra idea è chiamare quelli come noi ed unirci a loro, in qualsiasi parte vivano e lottino.

I - QUELLO CHE SIAMO

Noi siamo gli zapatisti dell'EZLN, benché ci chiamino anche "neo zapatisti". Noi, gli zapatisti dell'EZLN, ci siamo sollevati in armi nel gennaio del 1994 perché vedevamo le troppe malvagità che fanno i potenti capaci solo di umiliarci, derubarci, metterci in prigione e ammazzarci, e niente e nessuno che dice né fa nulla. Per questo motivo dicemmo "Ora Basta! ", in pratica, non avremmo più permesso che ci umiliassero e ci trattassero peggio degli animali. Allora, dicemmo anche di volere la democrazia, la libertà e la giustizia per tutti i messicani, anche se ci siamo concentrati più sui popoli indios. Perché noi dell'EZLN siamo quasi tutti puri indigeni di qua del Chiapas, ma non vogliamo lottare solo per il nostro bene o solo per il bene degli indigeni del Chiapas, o solo per i popoli indios del Messico, ma vogliamo lottare insieme a tutte le persone umili e semplici come noi, che hanno grandi bisogni e che subiscono lo sfruttamento e le ruberie dei ricchi e dei loro malgoverni qui nel nostro Messico ed in altri paesi del mondo.Dunque, la nostra piccola storia è che ci stancammo dello sfruttamento dei potenti e quindi ci organizzammo per difenderci e per lottare per la giustizia. All'inizio non eravamo molti, solo qualcuno, e andavamo da un posto all'altro a parlare ed ascoltare altre persone come noi. Per molti anni abbiamo fatto questo e lo abbiamo fatto in segreto, senza chiasso. Abbiamo raccolto le nostre forze in silenzio. Abbiamo trascorso così 10 anni e poi siamo cresciuti e siamo diventati molte migliaia. Allora, ci siamo preparati bene con la politica e con le armi ed improvvisamente, mentre i ricchi stavano festeggiando l'anno nuovo, siamo piombati sulle loro città e le abbiamo occupate ed abbiamo così fatto sapere a tutti che siamo qui, che ci devono prendere in considerazione. Allora i ricchi si presero un bello spavento e ci mandarono contro i loro grandi eserciti per annientarci, come fanno sempre ogni volta che gli sfruttati si ribellano, li mandano per eliminare tutti. Ma non ci eliminarono per niente, perché noi ci eravamo preparati molto bene prima della guerra e ci facemmo forti dentro le nostre montagne. E qui sono arrivati gli eserciti a cercarci e gettarci le loro bombe e pallottole, e ormai pianificavano di ammazzare in una volta tutti gli indigeni perché non sapevano esattamente chi era zapatista e chi no. E noi a correre e combattere, combattere e correre, come hanno fatto i nostri antenati. Senza consegnarci, senza arrenderci, senza sconfiggerci.Allora, la gente delle città uscì per le strade ed incominciò a gridare di fermare la guerra. Così, noi abbiamo fermato la nostra guerra ed abbiamo ascoltato quei fratelli e sorelle della città che ci dicevano di tentare di giungere ad un accordo, cioè un accordo con i malgoverni per risolvere il problema senza carneficine. E noi abbiamo ascoltato la gente, perché quella gente è come si dice "il popolo", cioè il popolo messicano. Cosicché abbiamo messo da parte il fuoco ed abbiamo tirato fuori la parola.Ed i governi dissero di essere ben disposti e che avrebbero dialogato e fatto accordi e che li avrebbero rispettati. E noi dicemmo che sta bene, ma pensammo anche che sarebbe stato bene conoscere quella gente che era uscita per le strade per fermare la guerra.Allora, mentre dialogavamo con i malgoverni, abbiamo parlato anche con queste persone ed abbiamo visto che la maggioranza era gente umile e semplice come noi, ed entrambi sapevamo bene perché lottavamo, cioè loro e noi. Questa gente la chiamammo "società civile" perché la maggioranza non faceva parte di partiti politici, ma era gente comune, come noi, gente semplice ed umile.Ma risulta che i malgoverni non volevano un buon accordo, era solo un loro stratagemma quello di voler parlare e stringere accordi mentre stavano preparando i loro attacchi per eliminarci definitivamente. E diverse volte ci hanno attaccato ma non ci hanno vinto perché noi abbiamo resistito bene e molta gente in tutto il mondo si è mobilitata. Allora i malgoverni hanno pensato che il problema era che molta gente stava vedendo quello che succedeva a proposito dell'EZLN e di proposito hanno iniziato a comportarsi come se non stesse accadendo nulla. Nel frattempo, ci circondarono per bene, cioè ci accerchiarono, sperando che, siccome le nostre montagne sono remote, la gente si dimenticasse perché la terra zapatista è lontana. E di volta in volta i malgoverni hanno provato e tentato di ingannarci o attaccarci, come nel febbraio del 1995 quando ci scatenarono addosso una gran quantità di soldati ma non ci sconfissero. Perché, come poi si disse, non eravamo soli e molta gente ci appoggiò e resistemmo bene.Allora i malgoverni hanno dovuto fare accordi con l'EZLN e questi accordi si chiamano "Accordi di San Andrés" perché "San Andrés" è il nome del municipio dove sono stati firmati questi accordi. Durante quei dialoghi non eravamo soli a parlare con quelli del malgoverno, ma avevamo invitato molta gente ed organizzazioni che lottavano o lottano per i popoli indios del Messico, e tutti dicevano la loro parola e tutti insieme si concordava che cosa dire ai malgoverni. Così si svolse quel dialogo, non c'erano solo gli zapatisti da una parte ed i governi dall'altra, ma con gli zapatisti c'erano i popoli indios del Messico e quelli che li appoggiavano. Ed in quegli accordi i malgoverni dissero che avrebbero riconosciuto i diritti dei popoli indios del Messico e rispettato la loro cultura, e che avrebbero fatto diventare il tutto, legge della Costituzione. Ma, subito dopo aver firmato, i malgoverni si sono comportati come se se ne fossero dimenticati e sono trascorsi molti anni senza che questi accordi fossero rispettati. Invece, il governo attaccò gli indigeni per farli desistere dalla lotta, come quel 22 dicembre del 1997, data in cui Zedillo fece ammazzare 45 uomini, donne, anziani e bambini nel villaggio del Chiapas che si chiama ACTEAL. Questo grave crimine non si dimentica tanto facilmente, ed è la dimostrazione di come i malgoverni non si fanno scrupolo di attaccare ed assassinare coloro che si ribellano contro le ingiustizie. Mentre succede tutto questo, noi zapatisti facciamo di tutto affinché si rispettino gli accordi e resistiamo sulle montagne del sudest messicano. E incominciammo a parlare con altri popoli indios del Messico e le loro organizzazioni e concordammo con loro di lottare insieme per la stessa cosa, cioè per il riconoscimento dei diritti e della cultura indigeni. Ci appoggiò anche molta gente di tutto il mondo e molte persone stimate per la loro parola perché sono importanti intellettuali, artisti e scienziati del Messico e di tutto il mondo. Abbiamo fatto anche incontri internazionali, cioè ci siamo trovati insieme a parlare con persone dell'America e dell'Asia e dell'Europa e dell'Africa e dell'Oceania, ed abbiamo conosciuto le loro lotte ed i loro modi, e li abbiamo chiamati incontri "intergalattici" per fare gli spiritosi e perché avevamo invitato anche quelli di altri pianeti che però non sono arrivati, o forse sono venuti ma non l'hanno fatto sapere.Poiché i malgoverni non rispettavano gli accordi, allora pensammo di parlare con molti messicani affinché ci sostenessero. Così, per prima cosa nel 1997 abbiamo fatto una marcia su Città del Messico chiamata "dei 1,111" perché vi partecipava un compagno o una compagna per ogni comunità zapatista, ma il governo non ci fece caso. Poi, nel 1999, abbiamo realizzato una consultazione in tutto il paese ed abbiamo così verificato che la maggioranza era d'accordo con le richieste dei popoli indios, ma neppure a questa fecero caso i malgoverni. Per ultimo, nel 2001, abbiamo fatto la "marcia per la dignità indigena" che ha trovato il sostegno di milioni di messicani e di altri paesi, ed è arrivata fino a dove siedono i deputati e i senatori, cioè al Congresso dell'Unione, per esigere il riconoscimento degli indigeni messicani.Ma niente, i politici del partito PRI, il partito PAN ed il partito PRD, si misero d'accordo tra loro e non riconobbero i diritti e la cultura indigeni. Questo accadde nell'aprile del 2001, e in quell'occasione i politici hanno dimostrato chiaramente di non avere un minimo di decenza, di essere svergognati e di pensare solo a guadagnare i loro bei soldi come malgovernanti quali sono. Questo bisogna ricordarlo perché vedrete che adesso diranno che riconosceranno i diritti indigeni, ma è una bugia per far sì che si voti per loro, ma hanno già avuto la loro opportunità e non hanno fatto il loro dovere.Ci siamo dunque resi conto di quanto siano stati vani il dialogo e la negoziazione con i malgoverni del Messico. Loro non badano se stiamo stiamo parlando con i politici perché né il loro cuore né la loro parola sono retti, ma distorti e mentono dicendo che rispetteranno gli accordi, ma non è così. Quel giorno, quando i politici del PRI, PAN e PRD hanno approvato una legge inutile, con un colpo solo hanno ucciso il dialogo e detto chiaramente che non ha importanza quello che concordano e firmano perché non mantengono la parola. Quindi, non abbiamo più cercato nessun contatto con i poteri federali perché abbiamo compreso che il dialogo e la negoziazione erano falliti a causa di quei partiti politici. Abbiamo capito che non gli importava il sangue, la morte, la sofferenza, le mobilitazioni, le consultazioni, gli sforzi, i pronunciamenti nazionali ed internazionali, gli incontri, gli accordi, le firme, gli impegni. In questo modo, la classe politica non solo ha chiuso un'altra volta la porta ai popoli indios; ha dato anche un colpo mortale alla soluzione pacifica, dialogata e negoziata della guerra. E non si può più credere che rispetterà gli accordi presi con qualcuno.Guardate bene e fate esperienza di quanto ci è accaduto.Ci siamo resi ben conto di tutto questo e nei nostri cuori abbiamo pensato che cosa avremmo fatto. La prima cosa che abbiamo inteso era che il nostro cuore non era più come prima, quando avevamo iniziato la nostra lotta, ma era più grande perché avevamo toccato il cuore di molta gente buona. Ed abbiamo capito anche che il nostro cuore era ancora più ferito. Ma non per l'inganno subito dai malgoverni, ma perché quando abbiamo toccato i cuori di altri, abbiamo sentito anche i loro dolori. Era come se ci fossimo guardati in uno specchio.

II - DOVE SIAMO ADESSO

Dunque, come zapatisti, abbiamo pensato che non bastava smettere di dialogare con il governo, ma che era necessario continuare la lotta nonostante quei parassiti fannulloni dei politici. L'EZLN decise allora l'applicazione, solo da parte sua (si dice"unilaterale" perché solo da una parte) degli Accordi di San Andrés per la parte dei diritti e cultura indigeni. Per 4 anni, dalla metà del 2001 fino a metà del 2005, ci siamo dedicati a questo e ad altre cose che diremo.Bene, abbiamo allora cominciato ad avviare i municipi autonomi ribelli zapatisti, che è la forma in cui si sono organizzati i popoli per governare e governarsi, per rendersi più forti. Questa forma di governo autonomo non è stata inventata dall'EZLN, ma viene da molti secoli di resistenza indigena e dalla stessa esperienza zapatista, è l'autogoverno delle comunità.Cioè, non è che viene qualcuno da fuori a governare, ma i popoli stessi decidono, tra di loro, chi e come governa, e se non obbedisce lo rimuovono. Cioè, se quello che comanda non obbedisce al popolo, lo rimuovono dall'incarico, non è più autorità e subentra un altro.Ma ci siamo accorti che i municipi autonomi non erano tutti alla pari, ce n'erano alcuni più sviluppati e che avevano maggiori aiuti da parte della società civile, mentre altri erano più abbandonati. C'era quindi bisogno di organizzazione perché ci fosse più parità.Ci siamo anche accorti che l'EZLN, con la sua parte politico-militare si intrometteva nelle decisioni che spettavano alle autorità democratiche, come si dice "civili". Il problema è che la parte politico-militare dell'EZLN non è democratica, perché è un esercito, ed abbiamo visto che non è un bene che la parte militare stia sopra e la parte democratica sotto, perché non deve essere che quello che è democratico si decida militarmente, ma deve essere il contrario: cioè, che sopra la parte politica democratica comanda e sotto la parte militare obbedisce. O forse sarebbe meglio che niente sia sotto ma che tutto sia allo stesso livello, senza parte militare, per questo gli zapatisti sono soldati, affinché non ci siano soldati. Bene, allora, per risolvere questo problema abbiamo cominciato a separare la parte politico-militare dalle forme di organizzazione autonome e democratiche delle comunità zapatiste. Così, azioni e decisioni che prima faceva e prendeva l'EZLN, a poco a poco sono state passate alle autorità democraticamente elette nelle comunità.Sembra facile a dirsi, ma nella pratica è costato molto perché sono molti anni, prima di preparazione alla guerra e poi di guerra, e si fa l'abitudine alla cosa politico-militare. Ma l'abbiamo fatto perché questo è il nostro modo di fare, quello che diciamo poi lo facciamo, perché altrimenti perché lo dovremmo dire se poi non lo facciamo.Così sono nate le Giunte di Buon Governo, nell'agosto del 2003, e con queste si è continuato l'apprendistato e l'esercizio del "comandare obbedendo".Da allora e fino alla metà del 2005, la dirigenza dell'EZLN non ha più dato ordini sulle questioni civili, ma ha accompagnato ed appoggiato le autorità elette democraticamente dalle comunità, inoltre, ha vigilato che le comunità e la società civile nazionale ed internazionale fossero opportunamente informate sugli aiuti ricevuti e sul loro utilizzo. Ed ora stiamo trasferendo il lavoro di vigilanza del buon governo alle basi di appoggio zapatiste, con incarichi temporanei a rotazione, in modo che tutti e tutte imparino e svolgano questo compito. Perché noi pensiamo che un popolo che non vigila sui suoi governanti, è condannato ad essere schiavo, e noi combattiamo per essere liberi, non per cambiare padrone ogni sei anni.L'EZLN, durante questi 4 anni, ha trasferito alle Giunte di Buon Governo ed ai Municipi Autonomi, gli appoggi ed i contatti che, in tutto il Messico e nel mondo, sono stati raccolti in questi anni di guerra e resistenza. Inoltre, in questo periodo, l'EZLN ha costruito un supporto economico e politico che permettesse alle comunità zapatiste di andare avanti con meno difficoltà nella costruzione della loro autonomia e migliorare le loro condizioni di vita. Non è molto, ma è molto di più di quanto si aveva prima dell'inizio della sollevazione, nel gennaio del 1994.Se si legge qualcuno degli studi che fanno i governi, si vede che le uniche comunità indigene che hanno migliorato le proprie condizioni di vita, cioè la loro salute, educazione, alimentazione, abitazione, sono quelle che si trovano in territorio zapatista, come diciamo noi, dove si trovano le nostre comunità. Tutto questo è stato possibile grazie allo sviluppo dei popoli zapatisti ed al sostegno molto grande ricevuto da persone buone e nobili che chiamiamo "società civili", e dalle loro organizzazioni di tutto il mondo. Come se tutte queste persone avessero reso reale quella cosa del "un altro mondo è possibile", ma nei fatti, non nelle chiacchiere.Quindi, le comunità hanno fatto buoni progressi.Adesso ci sono più compagni e compagne che stanno imparando ad essere governo. E, anche se poco a poco, più donne si stanno inserendo in questi lavori, anche se continua ad esserci mancanza di rispetto per le compagne e necessità di una maggiore partecipazione nelle attività di lotta. Inoltre, con le Giunte di Buon Governo è migliorato il coordinamento tra i municipi autonomi e la soluzione dei problemi con altre organizzazioni e con le autorità ufficiali. Si è migliorato molto anche riguardo ai progetti presenti nelle comunità ed è più equa la ripartizione di progetti ed aiuti forniti dalla società civile di tutto il mondo: è migliorata la salute e l'educazione sebbene manchi ancora molto per essere quello che dovrebbe essere, la stessa cosa riguardo alla casa e l'alimentazione, ed in alcune zone è migliorato molto il problema della terra perché si sono suddivise le terre recuperate dai proprietari delle fincas, ma ci sono zone che continuano a soffrire per mancanza di terre da coltivare. Inoltre, è migliorato molto l'appoggio della società civile nazionale ed internazionale, perché prima ognuno andava dove gli garbava ed ora le Giunte di Buon Governo li indirizzano dove è più necessario. Dovunque, ci sono più compagni e compagne che stanno imparando a relazionarsi con le persone di altre parti del Messico e del mondo, stanno imparando a rispettare e a esigere rispetto, stanno imparando che ci sono molti mondi e che tutti hanno il loro posto, il loro tempo ed i loro modi, quindi bisogna rispettarsi reciprocamente.Noi zapatisti dell'EZLN abbiamo dedicato questo tempo alla nostra forza principale, cioè ai popoli che ci sostengono. La situazione in qualche cosa è migliorata e non si può dire che l'organizzazione e la lotta zapatiste sono state vane, ma, anche se ci elimineranno completamente, la nostra lotta é servita a qualcosa.Non sono cresciuti solo i popoli zapatisti, ma è cresciuto anche l'EZLN. Perché in questo tempo è successo che le nuove generazioni hanno rinnovato tutta la nostra organizzazione. Hanno portato nuova forza. I comandanti e le comandanti che raggiungevano la loro maturità all'inizio della sollevazione nel 1994, posseggono ora la saggezza di quanto appreso nella guerra e nel dialogo di 12 anni con migliaia di uomini e donne di tutto il mondo. I membri del CCRI, la direzione politico-organizzativa zapatista, ora consigliano ed orientano i nuovi che continuano ad unirsi alla nostra lotta e che vanno ad occupare incarichi direttivi. Da tempo ormai i "comitati" (come li chiamiamo noi) hanno preparato tutta una nuova generazione di comandanti e comandanti che, dopo un periodo di istruzione e prova, incominciano ad apprendere i compiti di comando organizzativo e a svolgerli. E succede anche che i nostri insurgentes, insurgentas, miliziani, miliziane, responsabili locali e regionali, così come le basi di appoggio che erano giovani all'inizio della sollevazione, sono ora uomini e donne maturi, veterani combattenti e leader naturali nelle proprie unità e comunità. E chi era bambino quel gennaio del '94, ora è un giovane cresciuto nella resistenza e formato nella degna ribellione condotta dai suoi genitori in questi 12 anni di guerra. Questi giovani hanno una formazione politica, tecnica e culturale che non avevano i fondatori del movimento zapatista. Questa gioventù alimenta ora, sempre di più, tanto le nostre truppe quanto i ruoli direttivi nell'organizzazione. Tutti noi abbiamo visto gli inganni della classe politica messicana e la distruzione che le sue azioni provocano nella nostra patria. Ed abbiamo visto le grandi ingiustizie e carneficine che compie la globalizzazione neoliberista in tutto il mondo. Ma di questo parleremo in seguito.Così l'EZLN ha resistito a 12 anni di guerra, di attacchi militari, politici, ideologici ed economici, di accerchiamento, di vessazioni, di persecuzione, ma non ci hanno sconfitto, non ci siamo venduti né arresi, e siamo andati avanti. Molti altri compagni di molte parti sono entrati a far parte della lotta, cosicché, invece di indebolirci dopo tanti anni, siamo diventati più forti. Ci sono indubbiamente problemi che si possono risolvere separando di più la parte politico-militare dalla parte civile-democratica. Ma ci sono cose, le più importanti, come le nostre richieste per cui lottiamo, che non sono ancora state raggiunte completamente.Secondo il nostro pensiero e quello che sentiamo nel nostro cuore, siamo arrivati ad un punto in cui non possiamo più andare oltre, in aggiunta, è possibile che perdiamo tutto quello che abbiamo se restiamo dove siamo arrivati adesso e non facciamo nient'altro per avanzare. Quindi, è arrivata l'ora di rischiare un'altra volta e compiere un passo pericoloso ma che vale la pena. Perché, forse uniti con altri settori sociali che hanno i nostri stessi bisogni sarà possibile ottenere quello di cui necessitiamo e meritiamo. Un nuovo passo avanti nella lotta indigena è possibile solo se l'indigeno si unisce con operai, contadini, studenti, insegnanti, impiegati... cioè i lavoratori della città e della campagna.
III - COME VEDIAMO IL MONDO

Ora vi spieghiamo come noi zapatisti vediamo ciò che succede nel mondo. Dato che vediamo che il capitalismo è il più forte adesso. Il capitalismo è un sistema sociale, cioè il modo in cui in una società sono organizzate le cose e le persone, e chi ha e chi non ha, e chi comanda e chi obbedisce. Nel capitalismo ci sono alcuni che hanno denaro cioè capitale e fabbriche e negozi e terre e molte cose, e ci sono altri che non hanno niente ma hanno solo la loro forza e le loro conoscenze per lavorare; e nel capitalismo comandano quelli che hanno il denaro e le cose ed obbediscono quelli che non hanno altro che la loro capacità di lavoro.Dunque, il capitalismo vuol dire che ci sono pochi che hanno grandi ricchezze, ma non è che abbiano vinto un premio, o trovato un tesoro o ereditato da un parente, quelle ricchezze le ottengono sfruttando il lavoro di molti. Cioè questo capitalismo si basa sullo sfruttamento dei lavoratori, il che vuole dire che spremono i lavoratori e tirano fuori da loro tutto quello che possono per guadagnarci. E questo si fa con ingiustizia perché non pagano il giusto al lavoratore per il suo lavoro, ma gli danno un salario appena sufficiente per mangiare un po' e perché possa riposarsi un pochino ed il giorno seguente torni di nuovo a lavorare dove lo sfruttano che sia nelle campagne o in città.Ed anche il capitalismo si arricchisce con la spoliazione, cioè col furto, perché toglie ad altri quello che brama, per esempio terre e ricchezze naturali. Cioè il capitalismo è un sistema dove i ladri sono liberi e sono ammirati e portati ad esempio. Ed oltre a sfruttare e togliere, il capitalismo reprime perché imprigiona ed ammazza coloro che si ribellano contro l'ingiustizia.Al capitalismo quello che più interessa sono le merci, perché quando si comprano e si vendono danno guadagni. Ed allora il capitalismo trasforma tutto in merce, per lui sono merci le persone, la natura, la cultura, la storia, la coscienza. Secondo il capitalismo, tutto deve potersi comprare e vendere. E nasconde tutto dietro le merci affinché non vediamo lo sfruttamento che compie. Ed allora le merci si comprano e si vendono in un mercato. E risulta che il mercato, oltre a servire per comprare e vendere, serve anche per nascondere lo sfruttamento dei lavoratori. Per esempio, nel mercato vediamo il caffè già confezionato, nel suo sacchetto o nel barattolo proprio bello, ma non vediamo il contadino che ha sofferto nella raccolta del caffè e non vediamo il coyote che gli ha pagato pochissimo il suo lavoro e non vediamo i lavoratori nella grande impresa dai e dai ad impacchettare il caffè. Oppure, prendiamo un registratore per ascoltare musica tipo cumbia, ranchera o corrido o come volete, e vediamo che è molto buono perché ha buon suono, ma non vediamo l'operaia della maquiladora che ha tribolato molte ore per collegare i cavi e le parti dell'apparecchio e le hanno pagato una miseria di denaro, e lei che vive lontano dal posto di lavoro e spende molto per il trasporto e che corre inoltre il rischio che la sequestrino, la violentino e l'ammazzino come succede a Ciudad Juárez, in Messico.Sul mercato vediamo merci, ma non vediamo lo sfruttamento attraverso cui sono state fatte. Ed allora il capitalismo ha bisogno di molti mercati... o di un mercato molto grande, un mercato mondiale.Ed allora risulta che il capitalismo di adesso non è come quello di prima quando i ricchi erano contenti di sfruttare i lavoratori nei loro paesi, ora si trova in una fase che si chiama Globalizzazione Neoliberista. Questa globalizzazione vuol dire che oramai i lavoratori si dominano non solo in un paese o in diversi, i capitalisti oramai tentano di dominare tutto in tutto il mondo. E dato che il mondo, cioè il pianeta Terra, è detto anche "globo terracqueo", per questo motivo si dice "globalizzazione" cioè tutto il mondo.E si parla di neoliberismo dato che è l'idea che il capitalismo è libero di dominare tutto il mondo e non c’è nulla da fare, perché bisogna rassegnarsi ed accontentarsi e non fare chiasso, cioè non ribellarsi. Il neoliberismo è la teoria, il progetto della globalizzazione capitalista. Ed il neoliberismo ha i suoi piani economici, politici, militari e culturali. In tutti questi piani quello di cui si tratta è di dominare tutti, e colui che non obbedisce viene represso e messo da parte affinché non passi le sue idee di ribellione ad altri.Allora, nella globalizzazione neoliberista, i grandi capitalisti che vivono nei paesi potenti, come gli Stati Uniti, vogliono che tutto il mondo diventi come una grande impresa dove si producono merci e come un gran mercato. Un mercato mondiale, un mercato per comprare e vendere tutto quello che si produce nel mondo e per nascondere tutto lo sfruttamento di tutto il mondo. Allora i capitalisti globalizzati si inseriscono dappertutto, in tutti i paesi, per fare i loro grandi affari, ovvero, i loro grandi sfruttamenti. E non rispettano niente e si insediano a forza. Praticamente conquistano gli altri paesi. Per questo noi zapatisti diciamo che la globalizzazione neoliberista è una guerra di conquista di tutto il mondo, una guerra mondiale, una guerra che il capitalismo conduce per dominare a livello mondiale. Questa conquista a volte avviene con eserciti che invadono un paese e lo conquistano con la forza. Invece a volte avviene attraverso l'economia, cioè i grandi capitalisti mettono il loro denaro in un altro paese o gli prestano denaro, ma a condizione che obbedisca a quello che loro dicono. E introducono anche le loro idee, cioè la cultura capitalista che è la cultura della merce, del profitto, del mercato.Con la conquista, il capitalismo fa quello che vuole, cioè distrugge e cambia quello che non gli piace ed elimina quello che lo disturba. Per esempio lo disturbano quelli che non producono né comprano né vendono le merci della modernità, o quelli che si ribellano a questo ordine. E quelli che non gli servono, li disprezza. Per questo motivo gli indigeni disturbano la globalizzazione neoliberista e per questo li disprezzano e li vogliono eliminare. Il capitalismo neoliberista cancella anche le leggi che non gli permettono di sfruttare ed avere molti profitti. Per esempio si impone che tutto si possa comprare e vendere e dato che il capitalismo ha il denaro, allora compra tutto. Così il capitalismo distrugge i paesi che conquista con la globalizzazione neoliberista, ma poi vuole pure risistemare tutto o rifarlo di nuovo ma a modo suo, cioè in modo che gli dia benefici e senza nessuno che lo disturbi. Così, la globalizzazione neoliberista, cioè capitalista, distrugge quello che c’è in quei paesi, distrugge la loro cultura, la loro lingua, il loro sistema economico, il loro sistema politico e distrugge anche le forme di relazione in questi paesi. Cioè, distrugge tutto quello che fa sì che un paese sia un paese.Quindi, la globalizzazione neoliberista vuole distruggere le Nazioni del mondo e vuole che rimanga una sola Nazione o paese, cioè il paese del denaro, del capitale. Ed il capitalismo vuole allora che tutto sia come lui vuole, cioè a modo suo, e ciò che è diverso perché non gli piace, lo perseguita e l'attacca o lo mette da parte in un angolo e fa come se non esistesse.Per riassumere, il capitalismo della globalizzazione neoliberista si basa sullo sfruttamento, sulla spoliazione, sul disprezzo e sulla repressione di quelli che non lo accettano. Ovvero, uguale a prima, ma ora globalizzato, mondiale.Ma non è tanto facile per la globalizzazione neoliberista, perché gli sfruttati di ogni paese non si accontentano e non dicono che non c’è più nulla da fare, ma si ribellano; e quelli che protestano e disturbano, resistono e non si lasciano eliminare. Ed allora vediamo che in tutto il mondo quelli che sono fregati fanno resistenze per non arrendersi, cioè si ribellano, e non solo in un paese ma in tutti i posti in cui si trovano numerosi, cioè: dove c'è una globalizzazione neoliberista, c’è anche una globalizzazione della ribellione.Ed in questa globalizzazione della ribellione non ci sono solo i lavoratori delle campagne e delle città, ma ci sono anche altri ed altre che sono perseguitati e disprezzati per lo stesso motivo, perché non si lasciano dominare, come le donne, i giovani, gli indigeni, gli omosessuali, le lesbiche, i transessuali, gli emigranti e molti altri gruppi presenti in tutto il mondo ma che non vediamo finché non gridano ora basta al disprezzo e si sollevano e allora sì li vediamo e li sentiamo e li conosciamo.Ed allora noi vediamo che tutti questi gruppi di persone stanno lottando contro il neoliberismo, cioè contro il piano della globalizzazione capitalista e stanno lottando per l’umanità.Ci stupisce molto vedere la stupidità dei neoliberisti che vogliono distruggere tutta l'umanità con le loro guerre ed i loro sfruttamenti, ma ci suscita anche grande contentezza vedere che dovunque nascono resistenze e ribellioni, come la nostra che è un po' piccola ma siamo qui. E vediamo tutto questo in tutto mondo ed il nostro cuore sa che non siamo soli.
IV. - COME VEDIAMO IL NOSTRO PAESE CHE È IL MESSICO

Ora vi parliamo di come vediamo quello che sta succedendo nel nostro Messico. Bene, perché quello che vediamo è che il nostro paese è governato dai neoliberisti. Ossia che, come già abbiamo spiegato, i governanti che abbiamo stanno distruggendo la nostra Nazione, la nostra Patria messicana. Il loro lavoro, di questi cattivi governanti, non è agire per il benessere del popolo, ma solo occuparsi del benessere dei capitalisti. Per esempio, fanno leggi come quelle del Trattato di Libero Commercio, che gettano nella miseria molti messicani, tanto i contadini come i piccoli produttori, che vengono “divorati” dalle grandi imprese agroindustriali; così come gli operai ed i piccoli impresari perché non possono competere con le grandi transnazionali che si installano senza che nessuno dica loro niente e con tante grazie, e applicano bassi salari e prezzi alti. Così, come si dice, alcune delle basi economiche del nostro Messico, che erano la campagna e l'industria ed il commercio nazionali, sono distrutte e ne restano solo pochi rottami che di sicuro saranno venduti.E queste sono delle grandi disgrazie per la nostra Patria. Perché nella campagna oramai non si producono alimenti, ma solo quello che vendono i grandi capitalisti e le terre buone sono rubate con la complicità e con l'appoggio dei politici. Nelle campagne sta succedendo lo stesso come ai tempi del Porfirismo, solo che, invece dei latifondisti, ora sono alcune imprese straniere quelle che fregano per bene il contadino. E dove prima c’erano crediti e prezzi protetti, adesso ci sono solo elemosine, .. e a volte neanche queste.Per il lavoratore della città, invece, le fabbriche chiudono e si resta senza lavoro, o si aprono quelle che si chiamano maquiladoras che sono di proprietà degli stranieri e che pagano una miseria per molte ore di lavoro. Quindi, non importa il prezzo dei prodotti di cui ha bisogno il popolo perché, che sia caro o a buon mercato, non c'è stipendio. E se qualcuno lavorava in una piccola o media impresa, adesso non lavora più, perché è chiusa e l’ha comprata una grande transnazionale. E se qualcuno aveva un piccolo commercio, è sparito pure questo oppure si è messo a lavorare clandestinamente per le grandi imprese che sfruttano all’inverosimile e fanno lavorare perfino i bambini e le bambine. E se prima il lavoratore si rivolgeva al suo sindacato per chiedere legalmente i suoi diritti, adesso non più, perché lo stesso sindacato gli dice che deve accettare che gli abbassino il salario o la giornata di lavoro o che gli tolgano i servizi, perché se no l'impresa chiude e se ne va in un altro paese. E poi c’è quella cosa del “microcommercio”, quasi il programma economico del governo perché tutti i lavoratori della città si mettano a vendere gomme da masticare o schede telefoniche agli angoli delle strade. E la pura distruzione economica anche nelle città.Quello che accade è che l'economia del paese è compromessa tanto in campagna come in città, perché molti messicani e messicane devono lasciare la loro Patria, la terra messicana, ed andare a cercarsi il lavoro in un altro paese, gli Stati Uniti, e lì non li trattano bene ma li sfruttano, li perseguitano, li disprezzano e perfino li ammazzano. Allora nel neoliberismo che c'impongono i malgoverni non è migliorata l'economia, al contrario, la campagna è piena di necessità e nelle città non c'è lavoro. Il Messico sta diventando un paese dove prima nascono e vivono, e poi muoiono, quelli che lavorano per la ricchezza degli stranieri, in particolare dei gringos ricchi. Per questo diciamo che il Messico è dominato dagli Stati Uniti.Bene, ma non succede solo questo, perché il neoliberismo ha cambiato anche la classe politica del Messico, cioè i politici, perché li ha fatti diventare come dei commessi di bottega che devono fare tutto il possibile per vendere tutto e a buon mercato. Avete visto che hanno già cambiato le leggi per cancellare l'articolo 27 della Costituzione per vendere le terre ejidali e comunali. Quello fu Salinas de Gortari, e lui e le sue bande dissero che era per il bene della campagna e del contadino che così prosperava e viveva meglio. Ma è stato così? La campagna messicana sta peggio che mai ed i contadini sono più a terra che ai tempi di Porfirio Díaz. Ed hanno detto anche che privatizzeranno, cioè che venderanno agli stranieri le imprese dello Stato che servivano al benessere del popolo. Dato che non funzionano bene e si devono modernizzare, è meglio venderle. Ma, invece di migliorare, i diritti sociali conquistati nella rivoluzione del 1910 ora fanno pena... e rabbia. Ed hanno detto pure che bisogna aprire le frontiere per far entrare tutto il capitale straniero, che così si incoraggeranno gli impresari messicani a fare meglio le cose. Ma ora vediamo che non ci sono neanche più imprese nazionali, se le sono mangiate tutte gli stranieri, e quello che vendono è peggio di ciò che si faceva in Messico.I politici messicani adesso vogliono vendere anche la PEMEX, il petrolio dei messicani, e l'unica differenza è che alcuni dicono che si vende tutto ed altri dicono che se ne vende solo una parte. E vogliono anche privatizzare la previdenza sociale e l'elettricità e l'acqua ed i boschi e tutto, fino a che non rimarrà più niente del Messico ed il nostro paese sarà solo un terreno vuoto o un parco divertimenti dei ricchi di tutto il mondo e noi messicani e messicane saremo i loro domestici, attenti a servirli, vivendo male, senza radici, senza cultura, senza Patria insomma.I neoliberisti vogliono uccidere il Messico, la nostra patria messicana. Ed i partiti politici elettorali non solo non difendono, ma sono i primi di tutti a mettersi al servizio degli stranieri, principalmente degli Stati Uniti, e sono incaricati di ingannarci, di farci guardare dall’altra parte mentre loro vendono tutto e si prendono i profitti. Tutti i partiti politici elettorali che ci sono adesso, non solo alcuni. Pensate se hanno fatto qualcosa di buono e vedrete che sono solo furti ed inganni. I politici hanno sempre le loro belle case e le loro belle automobili ed i loro lussi. E poi vogliono anche che li ringraziamo e che votiamo un'altra volta per loro. Veramente, come si dice, non hanno il minimo di decenza. E non l’hanno perché davvero non hanno Patria, hanno solo conti in banca.E vediamo anche crescere il narcotraffico ed i crimini. A volte pensiamo che i criminali sono come quelli rappresentati nelle ballate o nei film, e forse alcuni sono così, ma non lo sono i capi. I capi sono ben vestiti, hanno studiato all'estero, sono eleganti, non si nascondono ma mangiano nei migliori ristoranti ed appaiono sui giornali belli e ben vestiti alle loro feste, cioè, come si dice, sono “gente per bene” ed alcuni sono perfino governanti, deputati, senatori, segretari di stato, prosperi impresari, capi di polizia, generali.Stiamo dicendo che la politica non serve? No, quello che vogliamo dire è che QUELLA politica non serve. E non serve perché non tiene conto del popolo, non lo ascolta, non gli fa caso, gli si avvicina solo quando ci sono le elezioni e non vogliono neanche più i voti, gli bastano ormai le inchieste per stabilire chi vincerà. E promettono che faranno questo e quest’altro, ma poi, non li vedi più salvo che non esca la notizia che si sono rubati il denaro ma non ne subiranno le conseguenze perché la legge, che loro stessi politici hanno fatto, li protegge.Questo è un altro problema, la Costituzione è stata oramai tutta rimaneggiata e cambiata. Non è più quella che conteneva i diritti e le libertà del popolo lavoratore, ora ci sono i diritti e le libertà dei neoliberisti per i loro grandi profitti. Ed i giudici sono lì per servire questi neoliberisti, perché si esprimono sempre a loro favore, mentre a quelli che non sono ricchi toccano le ingiustizie, le prigioni, i cimiteri.Anche in tutto questo disordine che stanno facendo i neoliberisti, ci sono messicani e messicane che si organizzano e fanno lotte di resistenza.E così sappiamo che ci sono indigeni, che vivono in terre lontane dal Chiapas, che costruiscono la loro autonomia e difendono la loro cultura e curano la terra, i boschi, l'acqua.E ci sono lavoratori della campagna, contadini, che si organizzano e fanno le loro marce e mobilitazioni per esigere crediti ed appoggi per l’agricoltura.E ci sono lavoratori della città che non permettono che tolgano loro i diritti o che privatizzino il loro lavoro, ma protestano e manifestano affinché non tolgano loro quel poco che hanno ed affinché non tolgano al paese quello che è suo, come l'elettricità, il petrolio, la previdenza sociale, l'educazione.E ci sono studenti che non permettono che si privatizzi l'educazione e lottano perché sia gratuita e popolare e scientifica, cioè che non si debba pagare perché tutte le persone possano imparare, e perché nelle scuole non s’insegnino cavolate.E ci sono donne che non permettono che le trattino come oggetti o che le umilino e disprezzino solo perché sono donne, ma si organizzano e lottano per il rispetto che meritano come donne.E ci sono giovani che non accettano di essere abbrutiti dalle droghe o che sono perseguitati per il loro modo di essere, ma diventano coscienti con la loro musica e la loro cultura, insomma con la loro ribellione.E ci sono omosessuali, lesbiche, transessuali e molti modi, che non accettano che si burlino di loro, che li disprezzino, li maltrattino e perfino li ammazzino perché hanno un altro modo che è diverso e li trattano da anormali o delinquenti, e quindi si organizzano per difendere il loro diritto alla diversità.E ci sono sacerdoti e suore e quelli che si chiamano secolari, che non stanno con i ricchi né con i rassegnati alla preghiera, ma si organizzano per accompagnare le lotte del paese.E ci sono quelli che si chiamano attivisti sociali che sono uomini e donne che hanno passato tutta la loro vita a lottare per il popolo sfruttato e sono gli stessi che hanno partecipato ai grandi scioperi ed alle azioni operaie, alle grandi mobilitazioni cittadine, nei grandi movimenti contadini e che hanno subito le grandi repressioni, e tutti, anche se alcuni hanno già una certa età, proseguono senza arrendersi e vanno da una parte all’altra cercando la lotta, cercando l'organizzazione, cercando la giustizia, e si fanno organizzazioni di sinistra, organizzazioni non governative, organizzazioni dei diritti umani, organizzazioni di difesa dei prigionieri politici e di verità sui desaparecidos, pubblicazioni di sinistra, organizzazioni di insegnanti o di studenti, cioè lotta sociale e perfino organizzazioni politico-militari, e semplicemente non se ne stanno tranquilli e sanno molto perché hanno visto molto e sentito e vissuto e lottato.E così, in generale, noi vediamo che nel nostro paese che si chiama Messico, c'è molta gente che non lascia perdere, che non si arrende, che non si vende. Cioè che è degna. E questo ci dà molta gioia ed allegria perché con tutta questa gente i neoliberisti non vinceranno tanto facilmente e forse si riuscirà a salvare la nostra Patria dai grandi furti e dalle distruzioni che compiono. E pensiamo che forse il nostro "noi" potrebbe includere tutte queste ribellioni...
V - QUELLO CHE VOGLIAMO FARE

Bene, ora vi diremo quello che vogliamo fare nel mondo e in Messico, perché non possiamo guardare tutto quello che succede sul nostro pianeta e restare in silenzio, come se ci fossimo solo noi.Al mondo, a tutti quelli che resistono e lottano con i loro metodi e nei loro paesi, vogliamo dire che non siete soli, che noi zapatisti, benché siamo molto piccoli, vi appoggiamo e studieremo il modo di aiutarvi nelle vostre lotte e di parlare con voi per imparare, perché in effetti, quello che abbiamo imparato è stato imparare.E vogliamo dire ai popoli latinoamericani, che è per noi un orgoglio essere una parte di voi, benché piccola. È bello ricordarci quando anni fa il continente si illuminava ed una luce si chiamava Che Guevara, come prima si chiamò Bolivar, perché a volte i popoli prendono un nome per dire che prendono una bandiera.E vogliamo dire al popolo di Cuba che da molti anni ormai resiste sul suo cammino, che non è solo e che non siamo d'accordo con il blocco imposto loro, e che vedremo il sistema di mandargli qualcosa, anche solo del mais, per la sua resistenza. E vogliamo dire al popolo nordamericano che noi non ci confondiamo e sappiamo che una cosa sono i malgoverni che hanno e che passano il tempo a nuocere a tutto il mondo, ed un'altra molto diversa sono i nordamericani che lottano nel loro paese e solidarizzano con le lotte di altri popoli. E vogliamo dire ai fratelli e sorelle Mapuche, in Cile, che guardiamo ed impariamo dalle loro lotte. Ed ai venezuelani che osserviamo bene come difendono la loro sovranità ovvero il diritto della loro Nazione a decidere dove andare. Ai fratelli e sorelle indigeni di Ecuador e Bolivia diciamo che stanno dando una buona lezione di storia a tutta l'America Latina perché ora sì che stanno mettendo un freno alla globalizzazione neoliberista. Ed ai"piqueteros" ed ai giovani dell'Argentina vogliamo dire questo, che gli vogliamo bene. E a quelli che in Uruguay vogliono un paese migliore, che li ammiriamo. E a quelli che in Brasile sono senza terra, che li rispettiamo. E a tutti i giovani dell'America Latina che è bene quello che stanno facendo e che ci dà una grande speranza.E vogliamo dire ai fratelli ed alle sorelle dell'Europa Sociale, cioè quella degna e ribelle, che non sono soli. Che ci rallegrano molto i loro grandi movimenti contro le guerre neoliberiste. Che guardiamo con attenzione le loro forme di organizzazione ed i loro metodi di lotta perché forse qualcosa impariamo. Che stiamo studiando la maniera di appoggiarli nelle loro lotte e che non manderemo euro perché poi si svalutino per le baruffe nell'Unione Europea, ma forse potremo mandare artigianato e caffè perché lo commercializzino e serva d'aiuto per le loro attività di lotta. E forse manderemo anche pozol che dà molta forza nella resistenza, ma chissà se lo manderemo, perché il pozol è proprio del nostro modo e potrebbe far male alla pancia e se si indeboliscono le loro lotte i neoliberisti li sconfiggono.E vogliamo dire a fratelli e sorelle di Africa, Asia ed Oceania, che sappiamo che anche lì stanno lottando e che vogliamo conoscere di più le loro idee e le loro pratiche.E vogliamo dire al mondo che lo vogliamo fare grande, tanto grande da far stare tutti i mondi che resistono perché li vogliono distruggere i neoliberisti e perché non si lascino andare ma lottino per l'umanità.Bene, in Messico quello che vogliamo fare è un accordo con persone e organizzazioni di sinistra, perché pensiamo che è nella sinistra politica che c'è l'idea di resistere contro la globalizzazione neoliberista, e fare un paese dove ci sia, per tutti, giustizia, democrazia e libertà. Non come adesso, che c'è giustizia solo per i ricchi, c'è libertà solo per i loro grandi affari e c'è democrazia solo per dipingere i muri con la propaganda elettorale. Perché noi pensiamo che solo dalla sinistra può uscire un progetto di lotta affinché la nostra Patria, il Messico, non muoia.Dunque, quello che pensiamo è che con queste persone ed organizzazioni di sinistra, vogliamo fare un progetto per andare in tutte le parti del Messico dove c'è gente umile e semplice come noi.Non è che diremo che cosa dovete fare e non vi daremo ordini.Non vi chiederemo neppure di votare per un candidato, tanto sappiamo che quelli che ci sono, sono neoliberisti.Non vi diremo neppure di fare come noi, né che vi solleviate in armi.Quello che faremo sarà domandarvi com'è la vostra vita, la vostra lotta, il vostro pensiero su come sta il nostro paese e come faremo perché non ci sconfiggano.Quello che faremo sarà conoscere il pensiero delle persone semplici ed umili e forse troveremo in loro lo stesso amore che proviamo noi per la nostra patria.E forse troveremo un accordo tra noi che siamo semplici ed umili e, insieme, ci organizzeremo in tutto il paese e metteremo d'accordo le nostre lotte che adesso sono sole, separate le une dalle altre, e troveremo qualcosa come un programma che contenga quello che vogliamo tutti ed un piano per riuscire a far sì che questo programma, che si chiama "programma nazionale di lotta", si relizzi.Allora, secondo l'accordo della maggioranza di queste persone che ascolteremo, faremo una lotta con tutti, con indigeni, operai, contadini, studenti, maestri, impiegati, donne, bambini, anziani, uomini e con tutti quelli che hanno un buon cuore e la voglia di lottare, affinché non si porti a termine la distruzione e la vendita della nostra patria, che si chiama "Messico" e che giace tra il río Bravo ed il río Suchiate, e da un lato ha l'oceano pacifico e dall'altro l'oceano atlantico.
VI - COME LO FAREMO

Quindi, questa è la nostra semplice parola rivolta alle persone umili e semplici del Messico e del mondo, e questa nostra attuale parola si chiama:

Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona.Siamo qui per dire, con la nostra semplice parola, che...L'EZLN mantiene il suo impegno di cessate il fuoco offensivo e non realizzerà alcun attacco contro forze governative né movimenti militari offensivi.L'EZLN mantiene ancora il suo impegno di insistere nella via della lotta politica con questa iniziativa pacifica che ora facciamo. Pertanto, l'EZLN proseguirà nel suo intendimento di non avere nessun tipo di relazione segreta con organizzazioni politico-militari nazionali o di altri paesi.L'EZLN riconferma il suo impegno di difendere, appoggiare ed obbedire alle comunità indigene zapatiste che lo compongono e che sono il suo comando supremo, e, senza interferire nei loro processi democratici interni e nella misura delle sue possibilità, di contribuire al rafforzamento della loro autonomia, del buon governo e di migliorare le loro condizioni di vita. Ovvero, quello che faremo in Messico e nel mondo, lo faremo senza armi, con un movimento civile e pacifico, e senza trascurare né smettere di appoggiare le nostre comunità.Pertanto...Nel mondo...1 - Stringeremo più rapporti di mutuo rispetto ed appoggio con persone ed organizzazioni che resistono e lottano contro il neoliberismo e per l'umanità.2 - Nella misura delle nostre possibilità manderemo aiuti materiali, come alimentari ed artigianato, ai fratelli ed alle sorelle che lottano in tutto il mondo.Per cominciare, chiederemo in prestito alla Giunta di Buon Governo di La Realidad, il Camion che si chiama "Chompiras" che porta circa 8 tonnellate, e lo riempiremo di mais e forse di due serbatoi da 200 litri l'uno di benzina o petrolio, a seconda della loro preferenza, e li consegneremo all'ambasciata di Cuba in Messico perché li mandi al suo popolo cubano come sostegno degli zapatisti alla sua resistenza contro il blocco nordamericano. O forse c'è un posto più vicino per fare la consegna perché è piuttosto distante fino a Città del Messico e se il "Chompiras" si rompe facciamo brutta figura. E questo al momento del raccolto perché adesso è ancora verde il campo di mais , e se non ci attaccano, perché se lo mandassimo in questi mesi ci sarebbero solo delle pannocchie piccole piccole e con queste non vengono bene neanche i tamales, meglio in novembre o in dicembre.E faremo anche accordi con le cooperative di donne artigiane per mandare un bel po' di tessuti ricamati alle Europe che forse non saranno più Unione, e forse manderemo anche caffé organico delle cooperative zapatiste, affinché lo vendiate e ne ricaviate un po' di soldi per la vostra lotta. E se non si vende lo potete sempre usare per farvi un buon caffé mentre parlate della lotta antineoliberista, e se fa un po' freddo potete vestirvi con i tessuti ricamati zapatisti che resistono bene perfino ai lavaggi a mano sulla pietra e, inoltre, non stingono.Anche ai fratelli e sorelle indigene di Bolivia ed Ecuador manderemo un po' di mais non transgenico, solo che non sappiamo proprio dove consegnarlo perché arrivi a destinazione, ma siamo disposti a dare questo piccolo aiuto.3 - E a tutti quelli e quelle che resistono in tutto il mondo diciamo che bisogna fare altri incontri intercontinentali, almeno un altro. Magari a dicembre di quest'anno o gennaio del prossimo, bisogna pensarci. Non vogliamo dire noi quando, perché si tratta di concordare alla pari su tutto, su dove, quando, come, chi. Ma che non sia dal pulpito, dove pochi parlano e tutti gli altri ascoltano, senza altari, alla pari dove tutti parlano, ma in ordine perché altrimenti è solo chiasso e non si capisce la parola, e con una buona organizzazione tutti ascoltano, e appuntano nei loro quaderni le parole di resistenza di altri affinché poi ognuno ne parli con i suoi compagni e le sue compagne nei suoi mondi. Noi pensiamo che si debba tenere in un luogo dove ci sia una prigione molto grande, nel caso ci reprimano e ci arrestino, e per non stare tutti ammucchiati ma carcerati però, questo sì, ben organizzati, e lì in prigione potremo proseguire l'incontro intercontinentale per l'umanità e contro il neoliberismo. Quindi, poi vi diremo come possiamo fare per metterci d'accordo su come ci metteremo d'accordo. Bene, così è come pensiamo di fare quello che vogliamo fare nel mondo. Ora segue...In Messico...

1 - Continueremo a lottare per i popoli indios del Messico, però non più solo per loro né solo con loro, ma per tutti gli sfruttati e diseredati del Messico, con tutti loro e in tutto il paese. E quando diciamo tutti gli sfruttati del Messico, stiamo parlando anche dei fratelli e delle sorelle che hanno dovuto andare negli Stati Uniti a cercare lavoro per sopravvivere.

2 - Andremo ad ascoltare e parlare direttamente, senza intermediari né mediazioni, con le persone semplici ed umili del popolo messicano e, secondo quanto ascolteremo ed impareremo, costruiremo insieme a queste persone che, come noi, sono umili e semplici, un programma nazionale di lotta, però un programma che sia chiaramente di sinistra cioè anticapitalista e antineoliberista, cioè per la giustizia, la democrazia e la libertà per il popolo messicano.

3 - Cercheremo di costruire o di ricostruire un'altro modo di fare politica, che ancora una volta abbia lo spirito di servire gli altri, senza interessi materiali, con sacrificio, con dedizione e con onestà, che rispetti la parola data ed il cui l'unico compenso sia la soddisfazione per ildovere compiuto, cioè come facevano una volta i militanti di sinistra che non venivano fermati né dalle botte, né dalla prigione o dalla morte, né tanto meno dai dollari.

4 - Inoltre, promuoveremo una lotta per chiedere una nuova Costituzione, cioè nuove leggi che prendano in considerazione le richieste del popolo messicano che sono: tetto, terra, lavoro, cibo, salute, educazione, informazione, cultura, indipendenza, democrazia, giustizia, libertà e pace. Una nuova Costituzione che riconosca i diritti e le libertà del popolo, e difenda il debole di fronte al potente.

PER QUESTO....L'EZLN invierà una delegazione della sua dirigenza per svolgere questo lavoro in tutto il territorio nazionale e a tempo indefinito. Questa delegazione zapatista, insieme alle organizzazioni e persone di sinistra che aderiranno a questa Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, si recherà nei luoghi dove sarà espressamente invitata.Inoltre, comunichiamo che l'EZLN stabilirà una politica di alleanze con organizzazioni e movimenti non elettorali che si definiscano, in teoria e in pratica, di sinistra, alle seguenti condizioni:Non fare accordi dall'alto per imporli in basso, ma fare accordi per andare insieme ad ascoltare ed a organizzare l'indignazione; non creare movimenti che siano poi negoziati alle spalle di coloro che li fanno, ma tenere sempre in considerazione l'opinione di quelli che partecipano; non cercare regali, posizioni, vantaggi, impieghi pubblici, di Potere o di chi aspira al potere, ma andare molto più lontano delle scadenze elettorali; non tentare di risolvere dall'alto i problemi della nostra Nazione, ma costruire DAL BASSO E CON IL BASSO un'alternativa alla distruzione neoliberista, un'alternativa di sinistra per il Messico.Sì al rispetto reciproco dell'autonomia e indipendenza delle organizzazioni, delle loro forme di lotta, del loro metodo di organizzazione, dei loro processi interni di presa delle decisioni, delle loro rappresentanze legittime, delle loro aspirazioni ed istanze; e sì ad un impegno chiaro di difesa congiunta e coordinata della sovranità nazionale, con l'opposizione intransigente ai tentativi di privatizzazione dell'energia elettrica, del petrolio, dell'acqua e delle risorse naturali.Quindi invitiamo le organizzazioni politiche e sociali di sinistra non registrate, le persone che rivendicano di essere di sinistra che non appartengono ai partiti politici elettorali, a riunirci nei tempi, luoghi e modi che proporremo, per organizzare una campagna nazionale, visitando tutti gli angoli possibili della nostra patria, per ascoltare ed organizzare la parola del nostro popolo. Quindi, è come una campagna, ma molto diversa perché non è elettorale.Fratelli e sorelle:Questa è la nostra parola con cui dichiariamo:Nel mondo ci affratelleremo sempre di più con le lotte di resistenza contro il neoliberismo e per l'umanità.Appoggeremo, anche se poco, queste lotte.Con mutuo rispetto, scambieremo esperienze, storie, idee, sogni.In Messico, percorreremo tutto il paese, le rovine disseminate dalla guerra neoliberista e le resistenze che, trincerate, in lui fioriscono.Cercheremo, e troveremo, qualcuno che ami questi suoli e questi cieli tanto quanto noi.Cercheremo, da La Realidad fino a Tijuana, chi vorrà organizzarsi, lottare, costruire forse l'ultima speranza che questa Nazione, che esiste almeno dal giorno in cui un'aquila si posò su un fico d'india per divorare un serpente, non muoia.Lotteremo per democrazia, libertà e giustizia per coloro a cui sono negate.Lotteremo per un'altra politica, per un programma di sinistra e per una nuova costituzione.Invitiamo indigeni, operai, contadini, maestri, studenti, casalinghe, cittadini, piccoli proprietari, piccoli commercianti, micro impresari, pensionati, handicappati, religiosi e religiose, scienziati, artisti, intellettuali, giovani, donne, anziani, omosessuali e lesbiche, bambini e bambine, a partecipare, in maniera individuale o collettiva, direttamente con gli zapatisti a questa CAMPAGNA NAZIONALE per la costruzione di un'altro modo di fare politica, di un programma di lotta nazionale e di sinistra, e per una nuova Costituzione.Questa è la nostra parola su quello che faremo e su come lo faremo. Vedete voi se volete farne parte.Diciamo agli uomini e alle donne che hanno buoni pensieri nel loro cuore, che sono d'accordo con questa parola che abbiamo pronunciato, che non hanno paura, o se hanno paura di controllarla, che dicano pubblicamente se sono d'accordo con quest'idea che stiamo presentando, così vedremo con chi e come e dove e quando si potrà fare questo nuovo passo nella lotta.E mentre ci pensate, vi diciamo che, oggi, nel sesto mese dell'anno 2005, noi uomini, donne, bambini ed anziani dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale abbiamo già deciso e sottoscritto questa Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, e firmato quelli che sanno scrivere e quelli che non lo sanno hanno messo la loro impronta, ma sono ormai pochi quelli che non sanno scrivere perché l'educazione è ormai sviluppata qui, in questo territorio in ribellione per l'umanità e contro il neoliberismo, cioè in cielo e terra zapatisti.E questa è la nostra semplice parola rivolta ai cuori nobili della gente semplice ed umile che resiste e si ribella contro le ingiustizie in tutto il mondo.

Dalle montagne del Sudest MessicanoComitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale Messico, nel sesto mese, cioè giugno, dell'anno 2005

sabato 6 ottobre 2007

Centro di Salute Autogestito - MTD Solano


Argentina - Progetto del Centro di Salute Autogestito
Promosso dal movimento piquetero Mtd Solano e da Ya Basta! Marche

Nonostante venga dichiarato che l’accesso alla salute è teoricamente universale, a tutt’oggi esistono profonde disuguaglianze nella diffusione del servizio sanitario. Il semplice acquisto di un biglietto dell’autobus per recarsi presso una struttura sanitaria diventa un problema insormontabile per un disoccupato, e le ore ed ore d’attesa per una prenotazione scoraggiano chi deve usufruire del servizio pubblico.
L’Ass. Ya Basta! è promotrice in Italia del progetto del “Centro di Salute Autogestito” del MTD Solano (Gran Bs As a 25 Km della Capital Federal), che consiste nella costituzione di un ambulatorio popolare dove si prevedono visite, anche specialistiche, ed esami di varia natura. E’ da circa quattro anni che si interviene con questo progetto, che fa tesoro della concezione di autogestione ed autonomia che si costruisce dentro le forme di auto-organizzazione della società civile. Esso nasce dall’esigenza di creare un sistema che consenta una copertura sanitaria di base agli abitanti di questa parte della provincia di Buenos Aires (o Gran Buenos Aires).
Speciale Argentina - Progetto MTD Solano piquetero Approfondimenti a cura di Ya Basta! Marche
Vai alla galleria fotografica che ripercorre lo svolgimento dei lavori

venerdì 5 ottobre 2007

Agua Para Todos



"Agua para todos"
A cura di Associazione Ya Basta Padova e Venezia
Attività eseguite: Attivazione di un laboratorio da campo di analisi delle acqua Monitoraggio delle fonti idriche Realizzazzione di un impianto pilota di captazione di acqua piovana Promozione dell’educazione sanitaria.
Proposta progetto:L’OMS stima che la metà dei posti ospedalieri nel mondo siano occupati da persone che soffrono di malattie trasmesse dall’acqua: e se sono soprattutto i bambini a pagare il prezzo più alto della mancanza d’acqua e della sua non potabilità, con morti per malattie facilmente evitabili come la dissenteria, il tifo e le parassitosi intestinali; il non potersi lavare o il dover utilizzare acqua non potabile, causa anche negli adulti infezioni delle pelle e degli occhi.
Il progetto “Agua para todos” si sviluppa in Messico nella regione del Chiapas in collaborazione con le Giunte del Buongoverno dei Municipi autonomi zapatisti.
CHIAPAS-MESSICO
Descrizione del territorio.
Nel Chiapas i dati in nostro possesso dicono che meno del 60% della popolazione dispone di acqua canalizzata a fronte di una media nazionale pari al 79,4% e 2/3 non ha fognature.
Le patologie legate alla carenza di acqua potabile, presenti in abbondanza in questi territori, sono dissenterie gravi, parassitosi intestinali, tifo, colera. Benché avere a disposizione dati epidemiologici certi sia estremamente difficile, si stima che nelle zone di maggior emarginazione, come negli Altos e nella Selva Lacandona, tali patologie siano all’origine dell’80% di tutte le malattie presenti nel territorio.
Nella relazione continua stabilita dall’Associazione Ya Basta con le comunità indigene zapatiste si è evidenziata come la necessità di contribuire all’accesso reale all’acqua potabile sia una delle necessità primarie. L’inizio del progetto si svilupperà nella zona Selva. Stiamo parlando dell’intera regione che da Comitan si estende all’interno della Selva Lacandona e della regione di frontiera con il Guatemala.
Questa zona come molte altre del Chiapas vede la presenza dell’esperienza consolidata dello sviluppo dei Municipi Autonomi frutto dell’esperienza zapatista, In particolare a partire dal agosto 2003 il processo di autodeterminazione delle comunità indigene ha raggiunto un ulteriore tappa con la nascita delle Giunte del Buongoverno, entità regionali di organizzazione dei Municipi Autonomi che coprono l’intero Chiapas.
Dopo il primo anno di esistenza le 5 Giunte del Buongoverno rappresentano nella loro capacità di amministrazione autonoma un punto di riferimento per moltissimi indigeni sia zapatisti che non, attraverso la gestione della politica sanitaria, dell’istruzione, della giustizia, dello sviluppo produttivo.
La zona nella quale ci è stato chiesto di intervenire è la regione gestita dalla Giunta del Buongoverno Hacia la Esperanza che raggruppa i Municipi di San Pedro Michoacan, General Emiliano Zapata, Libertad de los pueblos Maya, Tierra y Libertad che a loro volta raggruppano numerosi villaggi grandi e piccoli.
In particolare il villaggio da cui si intende partire con il progetto è La Realidad in cui si trova il Caracol “Madre de los Caracoles del mar de nuestros suenos” . Il Caracol della Realidad è il centro operativo della Giunta del Buongoverno.
LA REALIDAD
La Realidad è una comunità di diverse centinaia di abitanti.
In questa zona l’Associazione Ya Basta ho portato avanti il progetto di elettroturbina per consentire alla comunità l’accesso alla energia elettrica in maniera autonoma. La Realidad essendo sede del Caracol è anche un luogo nel quale molto spesso centinaia di indigeni provenienti da altre comunità si incontrano per partecipare ai corsi di formazione per promotori dell’educazione, ai corsi per i promotori di salute, alle assemblee ed incontri regionali. Questa situazione di ampia frequentazione rende ancora più importante garantire l’accesso all’acqua potabile e fa diventare questo progetto una sorte di azione-pilota che potrà poi essere riprodotta anche in altre comunità e villaggi.
Il progetto AGUA PARA TODOS si propone di: promuovere la capacità autonoma di svolgere analisi dell’acqua con l’attivazione di laboratori mobili di progettare in collaborazione con la Giunta del Buongoverno lo studio dei diversi sistemi per fornire acqua potabile. Questo attraverso strutture per la potabilizzazione dell’acqua piovana, la depurazione ecocompatibile di fonti, la ricerca di sistemi per l’estrazione di acqua.
Il progetto è coordinato da
Associazione Ya Basta Padova, Associazione Ya Basta FVG, Associazione Ya Basta Venezia yabasta@sherwood.it
Il progetto Agua Para Todos è realizzato con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Assessorato per le politiche della pace, solidarietà e associazionismo.

mercoledì 3 ottobre 2007

Lluvia es vida

A cura Associazione Ya Basta Trento
Attività previste: Costruzione di un impianto comunitario di captazione dell’acqua piovana nella Comunità La Realidad e di strutture per la salvaguardia dell’ambiente. Promozione dell’educazione sanitaria.
Il Progetto nasce dalla collaborazione dell’Associazione Ya Basta con le comunità indigene del Chiapas e i loro processi di autogoverno ed autogestione. Durante questa lunga relazione di scambio i rappresentanti della Giunte del Buongoverno, organismo che coordina le attività dei Municipi Autonomi locali, hanno manifestato all’interno della sviluppo del Sistema Sanitario Autonomo la necessità di avviare programmi di prevenzione delle malattie endemiche. Dai dati epidemiologici emerge con chiarezza che la maggior parte delle malattie che colpiscono le fasce più deboli della popolazione (anziani donne e bambini) sono legate alle condizioni igienico sanitarie. In particolare attraverso l’attività dei Promotori di Salute locali in collaborazione con l’Associazione Ya Basta si è individuata la necessità di operare con un piano complessivo sulla gestione del ciclo dell’acqua. Infatti in questa comunità, come in molte altre, l’uso promiscuo delle risorse idriche accompagnato ad un superficiale gestione dei reflui umani ed animali è una delle concause della permanenza di patologie a trasmissione oro-fecale. Una situazione determinata da un limitato accesso alle conoscenze delle norme igienico-sanitarie. Per rispondere a questa situazione è stato avviato in collaborazione con l’Associazione Ya Basta, un programma generale, denominato “Agua para todos” per riorganizzazione l’accesso alle fonti idriche e dotare la comunità di acqua potabile, accompagnato dalla promozione dell’educazione sanitaria . Dopo la prima fase di “Agua para Todos” che ha portato alle analisi delle fonti idriche e alla verifica del loro inquinamento, si è evidenziata la necessità di operare su diversi livelli: la captazione e utilizzo dell’acqua piovana, la promozione di un diverso sistema di latrine adatte a trattare i reflui in maniera eco-compatibile e la continuazione della ricerca di sistemi di potabilizzazione delle fonti idriche superficiali. Nasce così “Lluva para la vida” per garantire l’accesso all’acqua potabile e un miglioramento dell’ambiente. Il progetto accompagnato dalla formazione avanzata dei Promotori, svolto in un luogo di grande accesso non solo per la comunità locale ma anche per le popolazione delle comunità limitrofe, è una grande occasione di migliorae le condizioni di vita creando consapevolmente il proprio futuro.

martedì 2 ottobre 2007

Mappa Occupazione Militare nel Territorio Indigeno del Chiapas


Radio Comunitaria nei territori Mapuche in Patagonia

Radio Comunitaria nei territori Mapuche in Patagonia
A cura Associazione Ya Basta Treviso
marimari peñi
benvenuto fratello
"C’e chi crede che la terra gli appartenga…….noi sappiamo di appartenere alla terra"
Campagna e progetto a sostegno del Popolo Mapuche

Fabbricato che ospiterà gli impianti della radio (2008)


PROGETTO Mari mari peñi
SOSTEGNO AL POPOLO MAPUCHE attraverso l’istallazione di una radio
comunitaria
a cura di Associazione Ya Basta Treviso
INTRODUZIONE
Nell’ estremo sud dell’ Argentina si situa la Patagonia, una terra che incorpora ogni tipo di clima e di terra, dai fiumi ai laghi fino al deserto e i ghiacciai. Sotto la ’Cordillera’, la porzione meridionale delle Ande che separa l’ Argentina dal Cile, giace la fertile e piatta distesa delle Pampas, dove greggi di pecore e bestiame pascolano.
In questa area vivono i Mapuche. Conosciuti come la ’Gente della Terra’, questa popolazione indigena ha vissuto in entrambi i lati della cordillera senza preoccuparsi della nazionalità per 10.000 anni. Negli ultimi 500, hanno resistito a continue invasioni, tentativi di sterminio e furti di terra. Nel 1879, più di 1.300 Mapuche furono massacrati e le loro terre confiscate da immigrati inglesi, in quel genocidio che la storiografia ufficiale chiama “la conquista del deserto”.
Durante questa operazione militare, lo stato argentino trasformò la maggior parte delle terre rubate in 8.000 chilometri quadri di appezzamenti, e consegnò più di 41 milioni di ettari a meno di 2000 coloni.
Negli anni seguenti, la Patagonia e’ diventata dominio privato per proprietari terrieri argentini e stranieri. Dopo essere stati decimati, i Mapuche furono condannati a vivere nelle terre peggiori, cercando rifugio nelle aree più fredde e inospitali della regione montuosa. Oggi, i Mapuche stanno affrontando una nuova invasione dal momento che imprenditori e ricchi, europei e nordamericani, arrivano per avvantaggiarsi dei bassi prezzi e dell’ economia aperta a cui diede impulso la presidenza “amica della globalizzazione” di Carlos Menem negli anni 90.
Questo flusso di speculatori e uomini di affari si è trasformato in un vero e proprio furto neo-coloniale delle ultime terre che rimangono nelle mani dei Mapuche.
Rogeli Fermin, un contadino Mapuche, descrive le ultime acquisizioni:
"Qui loro recintano tutto quello che vogliono. Era una bella valle, e per questa ragione se la sono presa. Se c’ erano dei bei pascoli, loro chiudono tutto. Ci lasciano in mezzo alle pietre, nei campi peggiori."
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il presente progetto si propone di istallare una radio a carattere comunitario promuovendo lo sviluppo economico, sociale e culturale delle Comunità indigene e delle popolazioni di El Maitèn e delle zone limitrofe che vivono in precaria situazione economica e in un profondo isolamento socio-culturale.
Rispetto alla situazione geografica e alle caratteristiche culturali di queste comunità, la radio è l’unico mezzo di comunicazione a cui può accedere lamaggior parte delle popolazioni attraverso la quale ricevono informazioni locali e nazionali.
Siamo persone appartenenti al Popolo Mapuche Tehuelche che abitano questa parte del territorio, la realtà che viviamo è difficile forse non molto diversa da quella che vissero i nostri antenati, con la differenza che oggi la tecnologia ha reso possibile l’esistenza di mezzi di comunicazione di massa come la radio.
Il costante procedere dei gruppi di grande potere economico, ha fattosì che i mezzi di comunicazione esistenti nelle grandi città e maggiormente in zone poco popolate, abbiano una totale dipendenza da loro.
L’informazione si trasforma in propaganda politico-partitica, genera disinformazione e la prepotenza dei signori che detengono il potere chiude la porta alla possibilità che la gente possa crescere, sviluppare le proprie capacità di analisi e generare la propria opinione.
El Maitènnon è estraneo a questa situazione, qui tutto avviene in maniera non contraddittoria con il potere che comanda, e quando noi appartenenti a Popoli nativi alziamo le nostre voci con richieste di diritti fondamentali, con denuncie di situazioni quotidiane che siamo costretti a vivere, immediatamente diventa visibile questo assedio che censura la verità e pretende di mascherare la realtà con programmi che non vanno più in là “chiacchera” quotidiana.
Per molti siamo parte di un passato remoto, e parlano della nostra esistenza come folcklore, perché sicuramente questo non danneggia nessuno, però se noi parliamo di sfratti a famiglie aborigene, di violazioni di diritti umani o quando ci opponiamo a grandi progetti che vanno a distruggere il nostro spazio vitale, che non riguarda solo noi indigeni ma tutta la società,smettiamo di essere una nota interessante, ci trasformiamo in un pericolo per questo sistema.
Questa è solo una delle tante ragioni che ci motivano a credere in una Radio Comunitaria nelle nostre località, dove l’informazione e lo spazio di opinioni siano libere e dove la diversità culturale siano un fatto concreto e non solo belle parole di qualche discorso mediatico.
1 PRECEDENTI E GIUSTIFICAZIONI
Gli appartenenti al popolo Mapuche soffrono la perdita della propria identità culturale, della propria lingua e delle proprie abitudini .Le leggi che proteggono i loro diritti non vengono rispettate. Le perdite più significative per le comunità indigene sono la lingua, la proprietà libera e comunitaria della terra, le antiche conoscenze di medicine naturali, alimentazione e tecniche lavorative.
Nella regione dove si svilupperà questo progetto, l’economia si basa sull’allevamento di animali come pecore, capre e mucche e tutti quei lavori che appartengono allo stile rurale.
Le comunità rurali della zonasoffrono di alti livelli di incomunicabilità e isolamento, ciò è dovuto allo stato della rete viaria e alla mancanza di trasporto pubblico.
Questa situazione influisce direttamente sulla qualità della vita delle popolazioni , ad esempio, per ciò che riguarda la loro possibilità di conoscere e accedere a servizi come la sanità pubblica.
Oltre alle difficoltà che affronta la comunità di queste zone per accedere alle istituzioni locali, è rilevante la scarsa informazione per quanto riguarda ciò che succede nell’ambito rurale e le possibilità che hanno di trasmettere e comunicare la loro realtà.
Questo, inoltre, ha reso difficile la comunicazione dei saperi relativi alla cultura contadina, di alto valore culturale, verso altre aree del territorio.
Dall’altro lato i contadini hanno una limitata possibilità di sviluppo e rafforzamento della loro attività produttiva ( informazione per acquistare attrezzature e stabilire contatti che facilitino la commercializzazione dei loro prodotti).
Consideriamo che il compito di produrre comunicazione, inserito nella zona rurale, possa far riscattare non solo il bagaglio di conoscenza che la comunità conserva, ma darle il valore e la dimensione che possiede. Attraverso la radio si possono diffondere e promuovere forme di lavoro che le popolazioni hanno sviluppato per ottenere un maggior rendimento del suolo, gli alimenti che si possono preparare con i suoi frutti, migliorando così l’economia familiare e la qualità alimentare, esporre i bisogni, le risorse, i prodotti che si possono commercializzare, riscattando la storia del luogo e i valori culturali. In questo processo è fondamentale stimolare e rafforzare l’organizzazione delle comunità vicine.
Per questo il progetto si propone di apportare un miglioramento non solo della situazione economica dei piccoli produttori ma anche delle condizioni di vita delle comunità partecipanti.
2 BENEFICIARI
I principali beneficiari di questo progetto saranno gli abitanti delle comunità rurali di Buenos Aires Chico-Vuelta del Rio, Comunità Enrique Sepùlveda, nella situazione economica e culturale descritta nel punto uno. I beneficiari diretti saranno le popolazioni delle comunità rurali incorporate.
3 OBIETTIVI
L’obiettivo generale del progetto è:
Installare una radio Comunitaria a carico dell’ Organizzazione Mapuche-Tehuelche “11 de octubre” per esercitare il diritto all’informazione e libertà di espressione.
Gli obiettivi specifici sono:
Sviluppare strategie di comunicazione per migliorare le condizioni di vita delle comunità e le condizioni economiche dei piccoli produttori. Stimolare la partecipazione delle popolazioni attraverso la diffusione dell’informazione locale, campagne educative e altri format radiofonici.
Garantire e rafforzare l’identità comunitaria a partire dal riscatto della storia orale di ogni zona.
4 DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il presente progetto si propone di istallare una Radio Comunitaria a carico dell’ Organizzazione Mapuche-Tehuelche “11 de octubre” per esercitare il diritto all’informazione e alla libertà di espressione.
5 RISULTATI ATTESI
A conclusione di questo progetto saranno raggiunti i seguenti risultati:
Istallazione di una radio Comunitaria a carico dell’ Organizzazione Mapuche-Tehuelche “11 de octubre” per esercitare il diritto all’informazione e libertà di espressione.
Formazione di venti persone come operatori tecnici e di produzione radiofonica, comunicazione e sviluppo. Tra i destinatari della formazione ci sarà equilibrio di generi, di età e di appartenenze a diverse comunità.
6 ATTIVITA’/PIANO DI LAVORO
Laboratorio comunitario per definire obiettivi specifici e piani di lavoro.
Questo laboratorio sarà coordinato da FM Alas e avrà come obiettivo definire insieme a organizzazioni locali, popolazioni e membri di comunità Mapuche, gli obiettivi specifici e i piani di lavoro della futura radio.
Adeguamento dell’infrastruttura, acquisto e istallazione delle apparecchiature tecniche
Si migliorerà l’infrastruttura di uno spazio fisico esistente dove si installerà la radio, si realizzerà l’acquisto delle apparecchiature e le prime prove tecniche.
Formazione di operatori tecnici, nella produzione radiofonica, nella comunicazione e sviluppo.
Si realizzeranno due laboratori di formazione nelle diverse tecniche necessarie affinché le comunità siano in condizioni di autogestire la radio. I laboratori saranno coordinati da FM Alas.
Formazione in Gestione Integrale per la radio Comunitaria.
Questa formazione offrirà strumenti per l’organizzazione e la gestione del progetto nelle sue dimensioni comunicative, economiche, organizzative e politico-culturali.
Formazione in programmazione radiofonica.
Sarà destinata alla costruzione della programmazione in modo partecipativo, distribuzione di ruoli e compiti per la messa in onda.
Messa in onda della radio.
Valutazione
In questa fase, si realizzerà insieme con le comunità, una verifica dello sviluppo del progetto con l’obiettivo non solo di realizzare un resoconto finale, bensì di elaborare i piani di lavoro che garantiranno continuità al presente progetto.
aggiunte fotografiche
Immagine della Radio Petü Mogeleiñ il giorno dell’inaugurazione





lunedì 1 ottobre 2007

Agua es Vida

Agua es vida
a cura di Ass. Ya Basta Monfalcone
Attività previste: Realizzazione di un Sistema Integrato di gestione delle risorse idriche nei quattro Municipi della Giunta del Buongoverno Hacia la Esperanza basato su: captazione dell’acqua piovana, potabilizzazione delle risorse idriche di superfice. Installazione di strutture sanitare e per la produzione sostenibile di materiali disinfettanti. Promozione dell’educazione ambientale
Nello stato del Chiapas, dove si trovano le maggiori risorse idriche del Messico, la maggioranza della popolazione non ha accesso all’acqua potabile. Questa situazione è alla base della diffusione di malattie a trasmissione oro-fecale che colpiscono soprattutto le fasce più deboli della popolazione come i bambini. La realizzazione nei quattro Municipi autonomi, coordinati dalla Giunta del Buongoverno "Hacia la Esperanza", nella zona Selva Fronteraliza, di impianti per garantire l’accesso all’acqua potabile e migliorare le condizione igieniche sanitarie vuole rappresentare un contributo al concretizzarsi del diritto alla salute e ad una vita dignitosa per le popolazioni indigene. Durante tutto il Progetto particolare attenzione sarà data alla formazione del personale locale in collaborazione con i Promotori di salute e di educazione, i Comitati delle donne al fine di aumentare la consapevolezza della popolazione sull’importanza di stili di vita eco-compatibili.