venerdì 4 novembre 2011

SOLIDARIETA' "ASSATA SHAKUR" - CENTRI SOCIALI MARCHE










COMUNICATO STAMPA


Condanniamo con fermezza le iniziative di natura repressiva che in questi giorni hanno colpito l'esperienza di promozione sociale e aggregazione sportiva rappresentata dalla Polisportiva Assata Shakur di Ancona.
Le perquisizioni condotte dalla polizia giudiziaria all'indomani della manifestazione romana del 15 ottobre che, tra i 7 attivisti dei centri sociali marchigiani, hanno colpito anche alcuni animatori dell'associazione.
L'arresto e il processo per direttissima per violazione di Daspo a carico del Presidente della Polisportiva, responsabile di aver assistito, in qualità di dirigente regolarmente autorizzato, ad un evento sportivo del campionato di Terza categoria.
Infine la decisione del Comitato Regionale Marche della Lega nazionale Dilettanti, a seguito dell'informativa della Questura alla Figc regionale, di sospendere la formazione della Polisportiva finchè non procederà al cambiamento della sua denominazione in quanto “Assata Shakur”, a detta dell'Fbi statunitense, è considerata una terrorista.
E' inaccettabile il clima di pesante intimidazione che si spinge fino a violentare un diritto fondante della vita civile come quello alla libertà di espressione.
Esprimiamo la nostra massima solidarietà, respingeremo con determinazione questi e qualsiasi altro tentativo di restringere gli spazi di libertà e agibilità democratica in questo paese, al fianco di chi quotidianamente si batte per difendere diritti e dignità, per costruire un mondo più giusto.

CENTRI SOCIALI MARCHE

Libertà d'espressione e sport indipendente

In difesa della Polisportiva Antirazzista Assata Shakur
http://www.globalproject.info/

Marche - L'Assata Shakur non si ferma
http://www.globalproject.info/it/in_movimento/Marche-LAssata-Shakur-non-si-ferma/9893

I comunicati di solidarietà
http://www.globalproject.info/it/tags/assata-shakur/community

giovedì 3 novembre 2011

Sulla 'Res-publica' dei movimenti di Paolo Cognini



Sulla 'Res-publica' dei movimenti

di Paolo Cognini





Ogni giorno ci costringe, oramai, ad un'esclamazione. Non facciamo in tempo a digerire l'ultima macinatura di diritti che già il tritatutto della crisi, con il suo lessico così furbescamente tecnico, scalda i motori ed inghiotte pezzi sempre più grandi dei nostri spazi vitali, fatti di beni, risorse, lavoro, diritti, garanzie. In un turbinio così violento e veloce è sempre difficile individuare le coordinate di un ragionamento “applicato”, e cioè di una riflessione costantemente finalizzata all'agire ed alla costruzione di percorsi che facciano i conti con la materialità del conflitto, sempre ricca di variabili, contraddizioni e previsioni precarie. La necessità di un ragionamento più che mai “applicato” non deve, però, farci perdere la capacità dell'azzardo, della riflessione su prospettive di più ampio respiro, e questo non per un piacere accademico ma perchè il nostro presente è un azzardo continuo, una costante curvatura del tempo e dello spazio che fa precipitare nel presente pezzi di futuro e pezzi di passato remoto.
Per queste ragioni trovo interessante riprendere alcune coordinate di ragionamento che qualche giorno fa Francesco Raparelli, Francesco Brancaccio ed Alberto di Nicola hanno proposto con un loro contributo pubblicato su GlobalProject (“La Terza Repubblica dei Movimenti”). Tra i molteplici spunti di discussione contenuti nell'articolo, vorrei soffermarmi in particolare sulla parte che attiene al tema della “costituzione”, partendo dalle ipotesi di modifica della costituzione formale che oggi troviamo sul campo e che si sostanziano da un lato nel progetto di costituzionalizzazione del pareggio di bilancio e dall'altro nella proposta di de-costituzionalizzare il principio di utilità sociale dell'iniziativa economica privata sancito dall'art.41 Cost.
A tale riguardo credo che prima di ogni altra cosa vada ribadito che la nostra opposizione all'inserimento della regola aurea nel corpo normativo della Carta Costituzionale non nasce da un fattore di conservazione, dal tabù ideologico dell'intoccabilità della Costituzione del 1948. La nostra opposizione nasce da un dato assolutamente attuale, politico e contemporaneo, che vede nella costituzionalizzazione del principio di pareggio del bilancio non tanto un “oltraggio” alla “repubblica fondata su lavoro”, ma piuttosto la prima parziale codificazione di un nuovo dispositivo della sovranità nell'ambito del quale gli interessi della finanza e le sue esigenze “contabili” assurgono a fonte normativa primaria. Diversamente dai cultori dell'inamovibilità dell'attuale assetto costituzionale la difesa delle garanzie costituzionali per quanto ci riguarda è sempre un mezzo e non un fine così come il contrasto alle modifiche costituzionali prospettate dalla Bce e dai vertici di governo europei è un contrasto che attiene al merito del cambiamento e non al cambiamento in quanto tale.