martedì 16 ottobre 2012

Messico – La guerra contro gli zapatisti Aggressioni armate a comunità autonome del Chiapas

articolo tratto da: http://www.globalproject.info/it/mondi/messico-la-guerra-contro-gli-zapatisti/12338


Sorelle e fratelli, questi fatti li rendiamo pubblici per farvi sapere quello che stanno facendo i cattivi governi corrotti [...]. Ci hanno aggredito senza motivo alcuno, pensando che con questo ci arrenderemo o ci venderemo a queste massa di ladroni, criminali e traditori della patria; se pensano questo si stanno sbagliando, perché queste ingiustizie che subiamo, invece di intimorirci ci danno più coraggio, rabbia e indignazione”. 


Con queste parole la Giunta di Buon Governo della Realidad concludeva il comunicato col quale alcune settimane fa denunciava l'ennesima aggressione contro un progetto comunitario nella propria regione.
I comunicati delle autorità zapatiste usciti negli ultimi mesi, se da una parte ci mostrano come la costruzione dell'autonomia da parte di migliaia di contadini va avanti e non si fa intimidire, dall'altra ci raffigurano una nuova fase nella strategia di guerra che il governo sta attuando contro le comunità autonome, una fase caratterizzata dall'utilizzo di gruppi paramilitari che attaccano civili, bruciano case e raccolti e cacciano i contadini dalle loro terre. Un caso emblematico, e di questi giorni, ci viene dalla comunità Comandante Abel, della regione di Roberto Barrios, i cui abitanti sono stati assediati ed attaccati da 150 paramilitari, e poi costretti a fuggire sotto i colpi dei fucili.
Dall'insurrezione zapatista del 1994 non si è mai fermata la guerra contro le comunità ribelli del Chiapas. Una guerra contro civili, cioè contro migliaia di contadini organizzati che occuparono le terre dei latifondisti, e da allora costruiscono nuove forme di democrazia e di società in una delle regioni più abbandonate ed emerginate del paese. Comunità sfollate, persone arrestate, minacciate ed uccise. Negli ultimi anni la guerra non si era fermata, ma aveva cambiato il suo volto, in un certo senso aveva mascherato la violenza. Infatti, tanti analisti descrivevano l'attuale strategia del governo contro l'autonomia zapatista come una “guerra economica”, cioè la principale arma del governo erano i soldi ed i progetti assistenziali con i quali cercava di comprare le famiglie di contadini poveri, a patto che questi abbandonassero l'organizzazione e creassero divisione nelle comunità. Ma da quello che sta succedendo ormai da un paio di anni, è ormai evidente che la violenza, quella vera, è tornata, con la riattivazione di gruppi paramilitari nei territori zapatisti.
Negli scorsi anni la stampa messicana, sulla base di documenti governativi desecretati, ha mostrato quello che già tutti sapevano, cioè che nel '94 il governo messicano organizzò gruppi di civili armati in Chiapas, da usare contro i civili delle comunità ribelli. Questi gruppi hanno scritto alcune tra le pagine vergognose della storia del paese, con massacri di innocenti come quello realizzato nella comunità di Acteal nel 1997, in cui furono uccisi più di 40 civili che stavano pregando nella chiesa. Nella zona nord dello stato, quella di Roberto Barrios, operò un organizzazione chiamata Paz y Justicia che per alcuni anni seminò terrore e morte in numerose comunità, lasciando irreparabili danni sociali e psicologici alla popolazione. Questa storia sembrava fosse finita. Ma ormai da un paio di anni alcuni di questi gruppi sono stati riattivati, con nomi nuovi, e sempre con l'appoggio delle istituzioni governative e di politici locali.
Il principale obbiettivo della loro violenza è cacciare gli zapatisti dalle “terre recuperate”. Con questo termine ci si riferisce a migliaia di ettari di terre che furono occupate nel 1994 ai latifondisti da parte di contadini, sia zapatisti che di altre organizzaizoni. Su queste stesse terre il governo sta dirigendo adesso la violenza dei paramilitari, molti dei quali sono contadini poveri ai quali è promessa la terra una volta cacciate le famiglie zapatiste. Nelle varie regioni del Chiapas sono ormai munerose le denunce delle Giunte di Buon Governo sulle violenze dei paramilitari, che minacciano le persone, bruciano i raccolti, uccidono animali di allevamento, cospargono erbicidi nei campi, fino ad arrivare ad espulsioni violente della popolazione civile.
Nella zona nord, nel Caracol di Roberto Barrios, da più di un anno sono sotto attacco gli abitanti della comunità di San Patricio. Gli aggressori sono gente che viene dall'esperienza del gruppo paramilitare Paz y Justicia, che adesso opera con un altro nome, composto da membri del partito verde ecologista, e protetto da funzionari del governo. Nel settembre 2011 accerchiarono per settimane la comunità di San Patricio, i cui abitanti a maggio 2012 decisero di andarsene, per fondare una nuova comunità in una altro terreno recuperato. La nuova comunità fu chiamata “Comandate Abel”, in ricordo di un dirigente politico dell'EZLN responsabile di questa regione, recentemente morto. Ma i paramilitari si sono ripresentati a inizio del settembre 2012, accerchiando di nuovo la comunità e bruciando i campi coltivati. L'otto settembre sotto un attacco da armi da fuoco, la gente è fuggita nei boschi per rifugiarsi e poi raggiungere nei giorni successivi altre comunità che hanno dato loro soccorso ed ospitalità. Due donne con i loro bambini, che si erano perse nella fuga, sono state ritrovate dopo tre notti passate nascoste nella foresta, ammalate e impaurite.
In questi giorni una carovana di osservazione organizzata dal centro per i diritti umani Frayba, insieme ad altre organizzazioni, ha visitato le famiglie di sfollati ed ha documentato le violenze dei paramilitari. Nella loro relazione finale si mostrano le evidenze della collaborazione di polizia e funzionari statali con i criminali che hanno attaccato la comunità. Si testimonia di come questi ultimi avessero costruito trincee attorno al centro abitato, e dei segni di spari ancora evidenti sulle case ed addirittura sulla clinica autonoma zapatista.
Quindi, quello che emerge dalle notizie che giungono ultimamente dal Chiapas è di una situaizone difficile per molte comunità zapatiste, vittime delle violenze di gruppi armati sostenuti e protetti da politici e funzionari governativi. Addirittura gli zapatisti denunciano come dei finanziamenti dell'ONU per progetti di sviluppo sono in realtà utilizzati dal governo del Chiapas per armare e finanziare questi gruppi di delinquenti che attaccano i contadini zapatisti. La guerra e la violenza non intimoriscono certo queste popolazioni ribelli che, come hanno sempre detto, non è da 15 anni, ma da 500 anni che sono in guerra, a causa delle condizioni di sfruttamento ed emerginazione in cui hanno vissuto. “Non abbiamo paura di morire”, disse la maggiore Ana Maria nel 1994, “è più doloroso vedere i nostri bambini morire di malattie curabili”. Oggi, che con le terre recuperate e l'organizzazione comunitaria, cioè con quello che gli zapatisti chiamano “autonomia”, hanno concretamente migliorato le loro condizioni di vita, abbattendo la denutrizione e la mortalità infantile, costruendo scuole e cliniche autonome ed autogestite, creando le condizioni per un futuro dignitoso, non sono certo disposti ad abbanmdonare la lotta le migliaia di contadini ribelli del Chiapas. Come ci ricordano le autorità di Roberto Barrios nel denunciare l'attacco paramilitare alla comunità di Comandante Abel: “Che sia chiaro al governo imbroglione e bugiardo che non ci arrenderemo, a costo di consegnare la nostra vita per la terra se è necessario; se crede che non è bastato il sangue che abbiamo versato nel '94 per avere un posto in questo mondo...”.

Messico - Gli zapatisti sfollati di Comandante Abel Testimonianza di un partecipante alla Carovana di solidarietà e documentazione a Comandante Abel

articolo tratto da: http://www.globalproject.info/it/mondi/messico-gli-zapatisti-sfollati-di-comandante-abel/12344


Pubblichiamo qui di seguito un contributo di un partecipante alla Carovana di solidarietà e documentazione a Comandante Abel, che si è svolta dal 18 al 20 settembre, per documentare l'attacco e lo sgombero che hanno subito gli abitanti della comunità per mano di paramilitari appoggiati dalle forze governative.
La controinsurrezione in Chiapas, decine di famiglie zapatiste sfollate
Noi che abbiamo combattuto sappiamo riconoscere il passo di ciò che si sta preparando e avvicinando.
I segnali di guerra all’orizzonte sono chiari: la guerra, come la paura, ha odore. E già ora si comincia a respirare il suo fetido odore nelle nostre terre.
(Subcomandante Insurgente Marcos, dicembre 2007)
Nell’anno in corso, il 2012, si continua a respirare giorno per giorno l’odore della guerra che, lo stato messicano, ha scatenato contro le comunità zapatiste.
La politica di controinsurrezione elaborata con l’aiuto del governo USA, dopo l’insurrezione armata dell’EZLN nel 1994 e precisata nel documento denominato “Piano per la Campagna Chiapas 94”, ha fornito la struttura per una nuova forma di guerra contro le popolazioni indigene ribelli.
Negli ultimi mesi, le Giunte del Buon Governo di Morelia e La Realidad hanno denunciato le aggressioni subite dalle Basi di Appoggio del EZLN da parte della ORCAO (Organización Regional Cafeticultores Altamirano Ocosingo) nell’ejido1 Moises Gandhi e da parte di gruppi affiliati al PRI, al PRD e al PVEM (Partido Verde Ecologista Mexicano). Queste provocazioni si aggiungono a quelle ben note in tutto il territorio zapatista, come nel caso di San Marcos Avilés, assediata dai paramilitari e per questo al centro di una campagna di solidarietà internazionale.
Lo stato messicano è in guerra contro un nemico interno: l’EZLN, contro le comunità zapatiste in resistenza e soprattutto contro l’autonomia, la cultura e la vita dei popoli indigeni che non accettano di essere assimilati al modello di sviluppo capitalista. Il messaggio che le Giunte del Buon Governo hanno lasciato nelle varie denunce è chiaro: il governo, attraverso menzogne, promesse di terra e finanziamenti, sta rianimando i gruppi paramilitari e armando altre organizzazioni, affinché questi alimentino l’ostilità e le aggressioni contro coloro che si oppongono all’omologazione neoliberista. La strategia del governo contro la resistenza si sviluppa su due fronti: da una parte la “guerra di bassa intensità” impiegando le formazioni paramilitari così da evitare le ripercussioni internazionali che si avrebbero con l’impiego diretto dell’esercito e dall’altra, la cosiddetta linea morbida, con l’impiego massiccio di progetti assistenzialisti per calmare la fame, creare dipendenza e logorare la resistenza, concentrando i progetti nelle zone dove è più forte la lotta contro il governo.
L’8 settembre la Giunta del Buon Governo Nueva Semilla Que Va a Producir del Caracol V di Roberto Barrios ha denunciato la nuova invasione paramilitare nelle terre del nuovo villaggio Comandante Abel, del Municipio Autonomo La Dignidad, Municipio ufficiale di Sabanilla. Il 12 settembre una nuova denuncia della stessa Giunta sottolineava la gravità della situazione: 70 donne e bambini sfollati dal nuovo Villaggio Comandante Abel e 14 persone scomparse nella vicina comunità di Union Hidalgo.

SCIMMIE: Laboratorio teatrale sull'evoluzione dell'uomo



### SPAZIO COMUNE_TnT ### 

Nell'epoca della primavera araba e della crisi globale viene spontaneo chiedersi: Dove è finito l'Uomo? 
Sta davvero facendo qualcosa per evolversi? Questo laboratorio non è un corso di recitazione bensì il presupposto per la creazione di un gruppo performativo che si riunisca per Pensare, Creare e Agire i suoi bisogni e le sue idee come preghiere e rivoltarle in performance per farle ascoltare. Concentrarci sull'Uomo per pensare insieme una ri-evoluzione. Istallarle fuori dai teatri: per le strade e nelle piazze. Inventare la nostra estetica. Lavorare con la parola della ragione e della poesia, con il corpo quotidiano ed extra-quotidiano, condividendo paura e pigrizia, svegliandoci a vicenda. L'Obiettivo: ritrovare la collettività, incontrare l'altro, agire il presente. Tutto in un laboratorio teatrale?Oggi il teatro ha un obbligo e un'opportunità non rimandabili.



Laboratorio condotto da Simone Guerro // Baku

Da NOVEMBRE a MAGGIO, dalle 21:00 alle 23:00, giorno da definire 

presso ### SPAZIO COMUNE_TnT_### in via Gallodoro 68/ter (davanti INPS di Jesi).

PRIMO INCONTRO informativo // LUNEDì 29 OTTOBRE 2012

INFO&COSTI: tel. 328.2745305 // bakupress@libero.it

13/10/2012: Macerata città libera e antifascista

http://www.globalproject.info/it/in_movimento/13102012-macerata-citta-libera-e-antifascista/12497

No nazy in my town

La mobilitazione antifascista a Macerata scatta la settimana scorsa non appena si diffonde la notizia che forza nuova ha annunciato un corteo in città, strumentalizzando un triste fatto di cronaca accaduto in provincia pochi giorni prima e sulla scia delle manifestazioni organizzate dalla formazione neofascista in diverse città italiane.
La risposta è immediata, viene lanciato un appello per un presidio antifascista a cui fanno seguito numerose adesioni dalle forze sociali, associative e politiche cittadine che insieme all'Anpi finiranno per contare oltre trenta realtà delle più diverse estrazioni.
Gli antifascisti chiedono e ottengono di manifestare in Piazza Annessione, la piazza subito adiacente a quella richiesta da fn, nel mezzo del percorso dell'ipotizzato corteo. La città si mette in movimento e sollecitata, anche l'amministrazione nella persona del sindaco si schiera a fianco dei promotori dell'iniziativa impegnandosi “per la diffusione dei valori costituzionali di antifascismo ed eguaglianza” a contrastare l'ipotesi della sfilata dell'ultradestra in città.
Finisce che nella giornata di sabato 6 ottobre ai neofascisti viene concesso solo un presidio in Piazza Mazzini: salta la manifestazione, si annuncia un rinvio alla settimana seguente.
Il cartello 'Macerata è Antifascista' si dice pronto a impedire anche questa iniziativa di ripiego affinchè alcun tipo di agibilità politica venga permessa a razzisti e fascisti.
A questo punto arriva l'irrigidimento da parte delle autorità, che pur di concedere a forza nuova di manifestare, autorizza un nuovo percorso dall'altro lato della città vietando, al contrario, ogni spostamento per il concentramento degli antifascisti.
Il risultato è che sabato 13 ottobre Macerata si risveglia in stato d'assedio per la presenza ingente di forze dell'ordine e automezzi della polizia. Dal primo pomeriggio la zona dove si dovrebbe svolgere il corteo neofascista viene isolata e blindata, a residenti e commercianti viene negato il libero accesso a Corso Cairoli, raggiungono case e negozi solo in percorsi stabiliti o seguiti da poliziotti.
Un dispositivo di gestione dell'ordine pubblico ingiustificabile che blinda un intero quartiere e crea grande disagio per la circolazione paralizzando il traffico in entrata da sud.
Una scelta inaccettabile che trova, inevitabile, la legittima reazione delle oltre 300 persone che dalle 14.00 si radunano in Piazza Annessione: gli antifascisti partono in corteo diretti verso Piazza Mazzini dove dovrebbe concludersi la sfilata neofascista, determinati a difendere una città aperta e solidale, dalla parte della libertà di movimento.
In pochi minuti raggiungono la piazza invitando le forze dell'ordine a rimuovere transenne, blindati, e cordone della celere. La polizia risponde caricando a freddo i manifestanti che a mani alzate si difendono dai calci e dalle manganellate degli agenti antisommossa: almeno cinque persone rimangono contuse, un ragazzo perde i sensi per alcuni minuti dopo esser stato colpito violentemente alla testa.
I manifestanti non indietreggiano e respingono l'azione delle forze dell'ordine, riuscendo così a continuare a presidiare la piazza, e neanche la pioggia battente riesce dove hanno fallito gli agenti.
Gli antifascisti conquistano la piazza e ci rimangono per poi concludere la manifestazione al centro della città. I venti neonazisti arrivati fin da fuori regione non si muovono dal proprio concentramento, se non per venire accompagnati alle auto parcheggiate e custodite per timore di ritorsioni, a pochi metri di distanza.
"Avevamo chiesto di non concedere agibilità politica a quanti in questa settimana hanno fatto una campagna razzista e xenofoba strumentalizzando un terribile fatto di sangue. (...) La risposta di Macerata è stata pronta e risoluta. Nessuna agibilità potrà essere concessa in futuro" questa la nota congiunta dei promotori del presidio.
Una giornata di mobilitazione, quella di sabato 13 ottobre, che riaffermando i valori dell'antifascismo e dell'antirazzismo ha vinto una battaglia di democrazia liberando la città da ogni rigurgito di xenofobia e, insieme, da ottuse imposizioni securitarie da stato di polizia.

lunedì 15 ottobre 2012

CORSO DI TAI CHI - JESI presso lo SPAZIO COMUNE – via Gallodoro 68/ter (difronte Inps).



Lo scopo del corso nel primo anno è di introdurre il Tai Chi stile Yang Tradizionale forma lunga 108 movimenti insieme ad alcune tecniche di Qi Gong.
Tutti possono partecipare: non sono richieste particolari caratteristiche fisiche, né ci sono limiti di età.
Il gruppo si riunisce tutti i Mercoledì dalle 20 alle 22,
presso lo SPAZIO COMUNE – via Gallodoro 68/ter (difronte Inps) - Jesi (AN).
PRESENTAZIONE
 Tai Chi, stile interno delle arti marziali cinesi nato come tecnica di combattimento, è oggi conosciuto in occidente soprattutto come ginnastica e come tecnica di medicina preventiva. I taoisti introdussero esercizi fisici e mentali ed esercizi di respirazione come tecniche efficaci per la prevenzione e cura di alcune malattie ed il mantenimento della salute, generalmente conosciute come Qi gong.
Da allora le ginnastiche energetiche vennero studiate e approfondite negli ambienti buddhisti e taoisti con lo scopo di mantenere l’organismo efficiente, preservarsi dalle malattie e dalla vecchiaia, conservarsi in buona salute e favorire la longevità.
Da queste ginnastiche e dagli antichi stili di Kung-fu si evolse il Taijiquan che inoltre eredita molti contenuti dalla medicina cinese e dalla teoria  dei cinque elementi. Sono presenti infatti i cinque principi dei cinque elementi: la fluidità dell’acqua essenza di ogni movimento; il principio e la forza del movimento sono come il legno: dall’interno verso l’esterno; il fuoco presente nell’attimo in cui un colpo va a segno; la terra presente nella posizione salda e stabile; il metallo (es: il mercurio) è nel peso, del corpo, che più si lascia scendere verso la terra e più rende la pratica efficace.