mercoledì 20 ottobre 2010

VIVAPALESTINA: SIT IN AMBASCIATA EGIZIANA


SIT IN DAVANTI AMBASCIATA EGIZIANA DELLA RETE ROMANA DI SOLIDARIETA' CON IL POPOLO PALESTINESE GIOVEDI 21 DALLE 18 ALLE 20


Il Governo egiziano ha bloccato per ben 15 giorni nella città portuale di Lattakya (sIRIA) i 380 attivisti ed i i 145 veicoli del convoglio di Viva Palestina diretto a Gaza, condizionando all'adempimento di una serie di onerose prescrizioni il rilascio del permesso di attracco al porto egiziano di El Arish. Dopo che tutte le condizioni prescritte erano state esattamente adempiute, il governo egiziano, disattendendo l'accordo precedentemente siglato, ha avanzato una nuova pretesa, chiedendo, sulla base di motivazioni del tutto infondate, che dal convoglio venissero esclusi 17 attivisti. Il governo egiziano ha fornito così l'ennesima dimostrazione della sua subalternità al governo israeliano che malgrado le condanne dell'Onu e dell'opinione pubblica mondiale persiste nel tenere sotto assedio Gaza e la sua popolazione.
Per protestare contro l'ostruzionismo del governo egiziano la RETE ROMANA DI SOLIDARIETA' CON IL POPOLO PALESTINESE, su invito dell'International Solidarity Movement ha indetto per GIOVEDI' 21 OTTOBRE UN SIT IN DALLE ORE 18 ALLE 20 IN VIA SALARIA DI FRONTE ALL'INGRESSO DELL'AMBASCIATA EGIZIANA INVITANDO A PARTECIPARVI QUANTI SI BATTONO PER LA LIBERTA' DEL POPOLO PALESTINESE ED IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE. Il Governo egiziano ha bloccato per ben 15 giorni nella città portuale di Lattakya (SiriaA i 380 attivisti ed i 145 veicoli del convoglio di Viva Palestina diretto a Gaza, condizionando all'adempimento di una serie di onerose prescrizioni il rilascio del permesso di attracco al porto egiziano di El Arish. Dopo che tutte le condizioni prescritte erano state esattamente adempiute, il governo egiziano, disattendendo l'accordo precedentemente siglato, ha avanzato una nuova pretesa, chiedendo, sulla base di motivazioni del tutto infondate, che dal convoglio venissero esclusi 17 attivisti. Il governo egiziano ha fornito così l'ennesima dimostrazione della sua subalternità al governo israeliano che malgrado le condanne dell'Onu e dell'opinione pubblica mondiale persiste nel tenere sotto assedio Gaza e la sua popolazione.Per protestare contro l'ostruzionismo del governo egiziano la RETE ROMANA DI SOLIDARIETA' CON IL POPOLO PALESTINESE, su invito dell'International Solidarity Movement ha indetto per GIOVEDI' 21 OTTOBRE UN SIT IN DALLE ORE 18 ALLE 20 IN VIA SALARIA DI FRONTE ALL'INGRESSO DELL'AMBASCIATA EGIZIANA INVITANDO A PARTECIPARVI QUANTI SI BATTONO PER LA LIBERTA' DEL POPOLO PALESTINESE ED IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE.

martedì 19 ottobre 2010

VIVA PALESTINA 5



Chiediamo a tutto il movimento che in Italia è impegnato a fianco del popolopalestinese di mobilitarsi

L'attesa partenza per El Arish di lunedì mattina non c’è stata. Dopo unaconvulsa giornata di trattative e di snervante attesa, il convoglioVivaPalestina5 è ancora bloccato nella città portuale di Lattakya.Chiediamo a tutto il movimento che in Italia è impegnato a fianco del popolopalestinese di mobilitarsi per elevare una dura protesta nei confrontidell’Egitto, con tutte le iniziative che potranno essere intraprese e che inparte sono già in corso.Chiediamo alle forze politiche e sindacali italiane di far sentire la loro voce.Chiediamo ai parlamentari europei, ma anche ai membri del parlamento italiano,di sollevare la questione nelle rispettive sedi con interpellanze formali.Chiediamo alle ambasciate italiane al Cairo e a Damasco, chiediamo al Governo eal Ministero degli Esteri italiano, di tutelare i nostri diritti e la nostraintegrità e di sollevare una ferma protesta nei confronti del governo egiziano.La situazione va sbloccata non nell’arco di giorni, ma di ore.Noi, 14 componenti del gruppo italiano, insieme agli altri 380 partecipanti alConvoglio Viva Palestina5, siamo trattenuti in una forma illegale di sequestrodal 2 ottobre, da oltre 17 giorni in questa città siriana, impediti dal governoegiziano di arrivare a El Arish e da li, per un tragitto di 40 km di entrarenella striscia di Gaza.Fino ad ora la leadership del convoglio ha tenuto volutamente e pazientemente unatteggiamento di estrema collaborazione con le autorità egiziane per non offrirenessun appiglio a possibili irrigidimenti. E tuttavia, pur avendo ottemperato atutte le richieste non otteniamo ancora il permesso per l’ingresso.Questa situazione da qualsiasi punto la si osservi è assolutamente illegale.Noi vogliamo far arrivare nella Striscia di Gaza, sottoposta a un embargoillegale secondo il diritto internazionale, condannato dall'ONU e anche dall'UE,medicine e articoli sanitari, materiale per gli scolari di Gaza, un insieme diaiuti umanitari.Non trasportiamo armi, droghe o altre sostanze illecite.Non esportiamo valuta.Non siamo qui per praticare turismo sessuale.Non siamo finanziati da potenze straniere.Trasportiamo solo gli aiuti umanitari offerti dai tanti donatori italiani che cihanno generosamente sostenuto e che ci hanno permesso di realizzare questamissione per la popolazione di Gaza, sfiancata da un assedio e da unboicottaggio letale che dura dall'inizio del 2006.Se avessimo compiuto una o più di queste azioni le autorità egiziane, ma anchequelle turche o siriane avrebbero avuto tutto il diritto di arrestarci egiudicarci.Non è questo il caso.Siamo stati sempre accolti con grandissimo calore e, possiamo dirlo, inparticolare noi italiani, con grande simpatia, in Turchia come in Siria.Il comportamento del governo egiziano ci costringe a una sosta che ledegravemente i nostri diritti, a cominciare dal diritto alla libera circolazione.Abbiamo adempiuto a tutte le richieste presentare il 5 ottobre, in un incontro aDamasco, dall'ambasciatore egiziano.Poi il 16 ottobre è arrivata da parte egiziana una lista di proscrizione per 17attivisti (nessuno del gruppo italiano) che le autorità egiziane hannodichiarato “non graditi”, basata su dati inconsistenti e su errori grossolani,solo un ulteriore espediente per rinviare ancora la partenza.Tra questi, fatto particolarmente odioso, due parenti delle vittime della MaviMarmara, che vorrebbero unire la terra delle tombe dei loro cari a quellapalestinese di Gaza per piantare un albero di ulivo.E' evidente che si sta giocando contro di noi una partita squisitamente politicae che siamo vittime di una forma di “sequestro di persona”, tenuti in ostaggioper motivi che sono facilmente intuibili e dietro i quali si vede chiaramente lavolontà dello Stato di Israele di contrastare queste missioni di pace. Ilgoverno egiziano deve essere consapevole che non è tollerabile che si neghil’ingresso ai pacifisti, mentre lo si auspica e lo si sollecita per i turisti!Tutti e tutte sono decisi/e a resistere a oltranza, ma abbiamo famiglie eimpegni di lavoro e dovremmo rientrare al più presto nelle nostre case. Chi èpartito dall'Inghilterra è in viaggio da più di un mese, noi che siamo partitidall'Italia da 29 giorni.La mobilitazione in Italia, in Europa e nel mondo deve unirsi alla nostraindignazione e alla nostra resistenza.ISM-ItaliaLattakya, 19 ottobre 2010------------------------------------
Gaza risponde a Roberto Saviano
http://www.youtube.com/watch?v=NBgI_QWgXaI

Con Gaza nel cuore!!!!




CONVOGLIO VIVAPALESTINA

La lotta al sostegno dei palestinesi è una lotta in difesa di tutti i popoli oppresi .
E' una lotta per la dignità umana

Una carovana di furgoni carichi di medicine e materiale scolastico è partita il 18 settembre da Londra per raggiungere Gaza seguendo un percorso attraverso la Francia, l'Italia e la Grecia...
Ieri, 16 ottobre il convoglio VivaPalestina5 aveva completato tutte le operazioni per prepararsi all’imbarco sul cargo greco che doveva avvenire questa mattina a partire dalle ore 9.
Completato, a titolo gratuito, il pieno dibenzina per tutti i veicoli, dislocati i veicoli in ordine di marcia, ripulito il campo che ci ha ospitato, consegnati tutti i passaporti per facilitare le operazioni di frontiera, provveduto alle forniture di viveri e di acqua dato cheil vettore non è un traghetto per passeggeri e non offre alcuna opportunità di ristoro, nella serata era previsto un ultimo incontro di saluto e di festa con la comunità palestinese del campo profughi e con la comunità siriana che con generosità ci hanno accolto e ospitato per ben 15 giorni.
E invece, a smorzare gli entusiasmi, è arrivato improvvisamente il contrordine: le autorità egiziane hanno di nuovo bloccato l’operazione di ingresso con una nuova e vessatoria richiesta:
17 degli attivisti considerati persone non gradite, non possono entrare in Egitto.
Richiesta immotivata e ricattatoria che subito la direzione del convoglio ha dichiarato inaccettabile riservandosi di adottare oggi, con l’arrivo a Lattakya di George Galloway, tutte le contromisure per rispondere a questa ulteriore pretesa egiziana.
Non si conoscono i nomi dei 17 “indesiderati”, ma è evidente ormai che dietro a questa ennesima richiesta c’è l’intervento di Israele.
Israele vuole interrompere questa crescente catena di iniziative (convogli e flottiglie) che sta mettendo in crisi l’assedio e il boicottaggio adottato contro la popolazione della Striscia di Gaza.
Il governo egiziano si presta a questo sporco gioco cercando di logorare la resistenza e la compattezza dei partecipanti al convoglio, le delegazioni di oltre 30 paesi, 380 attivisti con 145 veicoli pieni di aiuti umanitari.
Si tenga conto che il Convoglio, nelle trattative svolte a Damasco aveva già, con grande senso di responsabilità, accettato condizioni molto pesanti, in particolare la rinuncia del leader del convoglio, George Galloway a entrare aGaza.
Ma non solo questo. Era stata accettata la pretesa egiziano-israeliana di escludere il trasferimento in Gaza del carico di cemento, questa arma di distruzione di massa che avrebbe permesso di ricostruire quelle case e quelle infrastrutture distrutte dall’esercito israeliano nell’operazione “piombo fuso”.
Era stata pazientemente accettata la condizione di riclassificare tutti gli aiuti e di caricarli su pallet per facilitare eventuali operazioni di controllo.
Tutto questo non è bastato, e non sono bastati 15 giorni di sequestro e di blocco del convoglio a Lattakya, con disagi immaginabili per i 380 attivisti, ma anche con un peso notevole per le autorità siriane che ci ospitano, fornendo cibo e bevande a tutto il convoglio.
Ora questa ulteriore e odiosa condizione. Non conosciamo i nomi della lista di proscrizione;
la direzione del convoglio ha evitato per ora di renderla pubblica per non creare ulteriori tensioni e non fare il gioco egiziano.
Ma è presumibile che si vuole decapitare la testa del convoglio e, di richiesta in richiesta, di rinvio in rinvio, bloccarlo definitivamente, questo e anche i possibili futuri convogli.
Gli egiziani con questa mossa hanno rotto e disatteso un accordo già siglato a Damasco e si sono resi responsabili di un inevitabile inasprimento del confronto.
La risposta del convoglio, per quanto pacifica non potrà che essere molto dura.
E’ vergognoso e intollerabile che si impedisca l’arrivo di aiuti umanitari a una popolazione come quella della striscia di Gaza così duramente provata da un assedio che dura dal 2006.
Ma è anche intollerabile che l’Egitto impedisca l’esercizio di uno dei diritti fondamentali che le convenzioni internazionali garantiscono a tutti i cittadini, la libera circolazione delle persone attraverso tutte le frontiere di tutti i paesi del mondo.
Ma la manovra egiziana appare sconsiderata. Perché una buona parte della sua economia si regge proprio sulla libera circolazione di tutti quei cittadini, moltissimi sono gli italiani, che ogni anno visitano l’Egitto e le sue più note e famose localitàarcheologiche e turistiche.
Turisti sì, attivisti no? Il governo egiziano che si sta esercitando in questa sfida pericolosa e insensata contro un convoglio di cittadini e di attivisti del mondo intero deve allora fare molta molta attenzione. La delegazione italiana, in queste ore di tensione e di duro confronto, mentre ribadisce la sua volontà di resistere a questa azione discriminatoria, invita il movimento italiano di solidarietà con la resistenza palestinese a manifestare la sua protesta davanti all’ambasciata e alle legazioni egiziane, di intervenire sul ministero degli esteri italiano affinché si faccia carico di una ferma protesta nei confronti del governo egiziano, ma anche a prepararsi a mettere in campo, se la situazione non si sbloccherà rapidamente, un boicottaggio contro il flusso turistico dall’Italia all’Egitto.
A fine serata c’è ancora tempo per una nuova esibizione, molto applaudita, del team italiano che ha cantato Bella ciao, che è stata preceduta su iniziativa di uno degli attivisti giordani dalla lettura del testo in arabo e in inglese.
Una ulteriore dimostrazione del forte spirito di umanità che caratterizza il convoglio. Aggiornamento delle ore 15 di domenica 17 ottobre
A mezzogiorno visita al campo del rappresentante in seconda di Hamas , accolto con grande entusiasmo. Poi press-conference con la presenza di George Galloway, un intervento attesissimo dopo la nuova pretesa del governo egiziano di escludere dall’ingresso in Egitto e a Gaza di 17 attivisti.
Con la sua straordinaria capacità comunicativa Galloway passa in rassegna la lista dei proscritti, dimostrando come le motivazioni addotte dalle autorità egiziane sono in alcuni casi crudeli, in altri casi assurde e in altri casi ancora sia crudeli che assurde.
Crudele l’esclusione di due attivisti turchi, parenti delle vittime della Mavi Marmara, che intendono portare a Gaza, terra raccolta sulle tombe e destinata a piantare fiori e alberi di ulivo a Gaza.
Assurda l’esclusione di una giovane attivista britannica, Amena Saleem, indicata come moglie di Galloway (soloperché il suo nome è simile a quello della ex moglie del leader britannico);crudele e assurda insieme la esclusione dello sceicco Ismail Nashwan, un anzianodi 83 anni, indicato erroneamente di avere nazionalità turca (e che nell’apprendere la notizia non trattiene le lacrime) L’intelligence egiziana, sottolinea Galloway, non ci fa certo una buona figura,rimarcando in ogni caso che la responsabilità di questa irricevibile lista diproscrizione è del Presidente Hosni Mubarak che deve avere “cattiviconsigleri”.
Conclusione: domani il convoglio, con tutti gli attivisti, partirà per El Arish; le autorità egiziane avranno tutto il tempo a disposizione per riflettere,prendere atto della assurdità ed inconsistenza di questa ennesima richiesta dilatoria e prendere atto degli errori commessi.
Si annuncia un attracco a El Arish alquanto movimentato.
ISM-ItaliaLattakya, 17 ottobre 2010