giovedì 26 luglio 2012

Radio senza muri a Staffolo



Radio senza muri è partita con una forte consapevolezza, essere pluralista e
contro lo stigma sociale.....Dopo un lavoro di collaborazione con Radio La
Colifata, e partendo dallo straordinario percorso fatto dalla Colifata, che
ha sviluppato un modello non tradizionale di radio, rompendo con posti e
spazi prestabiliti, funzionando come un frullatore di pregiudizi e rompendo
con la logica del presentatore e del pubblico inerte,...... allo stesso modo
vogliamo lavorare anche noi..... quindi, con la voglia di fare una radio di
tutti, fatta fra tutti, dove la costruzione dell'opera è tutta collettiva.


siete tutti invitati a condividere il pomeriggio con "Radio senza Muri", sabato 28  luglio, dalle 17 alle 21....
presso Circolo Ippico Le Noci,  Via Santa Caterina - Staffolo (AN) nella bellissima campagna marchigiana .....


diretta streaming http://www.ustream.tv/channel/radiosenzamuri
Blog: http://radiosenzamuri.blogspot.it/
FB Radio senza muri http://www.facebook.com/events/381255061933637/
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martedì 24 luglio 2012

I Comitati per l'acqua bene comune contrari alla fusione Cir33 - Multiservizi



Nell’assemblea tenutasi a Jesi il 19 Luglio, organizzata dal Comitato jesino “Acqua bene comune”, erano presenti, oltre a numerosi cittadini, anche i rappresentanti dei comitati per la ripublicizzazione dell’acqua della provincia di Ancona e alcuni consiglieri dei comuni della Vallesina. L’incontro aveva lo scopo di approfondire il progetto d’incorporazione per fusione del Cir 33 nella Multiservizi S.P.A. Ad illustrare il progetto era stato invitato il Presidente del Consorzio Cir33 Simone Cecchettini.
In esito alla discussione sono emerse le seguenti posizioni unanimamente condivise:

1-      L’assemblea esprime la piena contrarietà all’operazione di incorporazione di “CIR33 Servizi S.R.L.”, attualmente posseduta interamente dal Consorzio Intercomunale Rifiuti Vallesina-Misa “CIR33”, nella Società Multiservizi spa.
2-     L’assemblea chiede all’amministrazione di Jesi e di tutti i comuni interessati di non cedere le proprie quote di “CIR33 Servizi S.R.L.” (oggi di proprietà del Consorzio di Comuni e quindi di un ente di dirtitto pubblico) alla Multiservizi S.p.A (Società di diritto privato) così come previsto dal progetto.
3-    L’assemblea ritiene che tale operazione costituisca un passaggio sicuro verso la privatizzazione del ciclo dei rifiuti e l'ingresso dei privati nella Multiservizi Spa. Il progetto di fusione, infatti, oltre a comportare il passaggio della gestione dei rifiuti alla Multiservizi S.p.A , una società di diritto privato seppur con una compagine societaria ancora limitata agli enti pubblici, prevede la creazione di New Coper la gestione dei singoli servizi (rifiuti, energia, ecc) aperte all'ingresso degli investitori privati e finalizzate all'immissione nel mercato finanziario dei beni comuni. Tutto ciò in un contesto in cui la gestione privatistica dei rifiuti si è rivelata chiaramente disastrosa per i cittadini ed utile solo all'arricchimento degli speculatori. 
4-     L’assemblea esprime, forte preoccupazione per il proliferare di impianti(turbogas, rigassifigatori come quello che vuole costruire multiservizi per lo smaltimento dei rifiuti in zona coppetella)
nella vallesina, gia’ dichiarata dalla regione Marche, zona a forte impatto ambientale nel 1999,.
ancora una volta gli imprenditori, puntano sugli affari legando insieme , gestione dei rifiuti, gestione dell’acqua, produzione e vendita di energia elettrica.
5-     L’Assemblea è assolutamente contraria a tale operazione anche perché costituisce un  subdolo strumento per garantire l'ingresso dei privati all'interno del gestore del Servizio Idrico Integrato, in evidente violazione del risultato referendario e della volontà dei cittadini che abitano il nostro territorio
6-    Per quanto attiene all' attuale gestione del SII da parte della Multiservizi, l’assemblea rivendica il rispetto dell' esito referendario, il che significa: Scioglimento della S.p.A. con il passaggio della gestione del servizio idrico ad un ente di diritto pubblico e immediata applicazione del risultato referendario con eliminazione del 7% di utile sul capitale investito, con conseguente immediata riduzione delle tariffe”.
L’assemblea lancia un allarme : il mancato rispetto delle decisioni che i cittadini hanno espresso con il referendum è un grave attacco alla democrazia! Per questo è necessaria una nuova stagione di protagonismo sociale attraverso la ripresa delle mobilitazioni ed il legittimo esercizio del diritto a resistere e ad opporsi alle scelte che hanno come obiettivo la cancellazione di fatto degli esiti referendari. La notizia del pronunciamento della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittime le disposizioni di legge con le quali dopo il referendum si è tentato di reintrodurre l'obbligo di privatizzazione dei servizi pubblici locali, ci dà nuova forza ed apre nuovi scenari che pongono le Amministrazioni comunali difronte alla necessità politica ed amministrativa di assumere precise ed inderogabili responsabilità a tutela dei beni comuni ed ai fini di un'immediata ed effettiva ripublicizzazione dei servizi idrici.
L’assemblea lancia infine un appello a tutti gli amministratori di Jesi e della provincia di Ancona e ai Consigli Comunali affinchè responsabilmente non sostengano con il proprio voto favorevole il processo di formazione della Holding Multiutility, ma si adoperino, al contrario, per fare luce sulle strategie di privatizzazione perseguite dalla Multiservizi Spa.

Assemblea dei Comitati per l'Acqua Bene Comune della provincia di Ancona

lunedì 23 luglio 2012

Sentenza della Consulta: decadono le norme sulla privatizzazione dei servizi, o sulla «promozione della concorrenza»





Intervista a Rodotà: «Una sentenza storica, la politica si adegui» – Eleonora Martini (Il Manifesto)

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INTERVISTA PARLA STEFANO RODOTÀ, IL CUI COMITATO DI GIURISTI HA LAVORATO ATTIVAMENTE ALLA STESURA DEL RICORSO
Stefano Rodotà, un risultato, quello ottenuto con la sentenza della Consulta, che premia anche il lavoro del suo Comitato di giuristi.
Premia soprattutto la grande elaborazione culturale che è stata messa a punto in questi mesi sia intorno al bene comune dell’acqua e dei servizi pubblici essenziali, sia per quanto riguarda il rapporto fecondo tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa al quale la sentenza fa esplicito riferimento. Si restituisce così alla volontà popolare quel ruolo fondamentale che il governo Berlusconi prima e il governo Monti poi hanno cercato di sottrarle.
È una sentenza importante?
Non si esagera dicendo che questa è una sentenza storica perché in concreto denuncia e elimina una clamorosa frode del legislatore. Nella sentenza infatti si dice esplicitamente che i vari decreti in materia hanno riprodotto parti delle norme abrogate col referendum, addirittura rendendole più restrittive, violando così l’articolo 75 della Costituzione. Inoltre i giudici scrivono che le nuove discipline in materia sono contraddistinte da «identica ratio ispiratrice» di quelle abrogate col referendum. In primo luogo, dunque, è stata ripristinata la legalità costituzionale.
Vengono così a decadere le norme sulla privatizzazione dei servizi, o sulla «promozione della concorrenza», che dir si voglia, sia quelle di Tremonti del 2011 che quelle contenute nel Salva Italia. È così?
Certamente. E nella sentenza la continuità tra i provvedimenti è addirittura accentuata.
Lei ricorda precedenti analoghi?
Con questa nettezza, non era mai stato affermato il diritto del cittadini di veder rispettato il referendum.
Una bussola per le prossime elezioni?
È una indicazione molto precisa che le diverse forze politiche dovranno tener presente abbandonando l’atteggiamento complice spesso tenuto rispetto alle iniziative dei governi, ora censurate in modo così netto. La corte è stata assolutamente esplicita: ha parlato di lesione della volontà popolare espressa con il voto di 27 milioni di cittadini.
Anche in tempi di crisi?
Dal punto di vista politico e culturale insieme, assume grande rilevanza l’indicazione di tenere fuori dalla stretta logica di mercato i servizi essenziali per la vita dei cittadini. Si ribadisce così il legame stretto tra i diritti fondamentali di cittadinanza e i beni e i servizi che ne danno la concreta attuazione. In questo senso è fondamentale la censura del tentativo di ampliare la portata del principio di concorrenza come unica base legittima dell’agire nella materia economica. Viene anche qui ripristinata la legalità costituzionale e il necessario equilibrio tra il diritto di iniziativa economica privata e i principi e i diritti fondamentali, così come indicati dall’articolo 41 della Costituzione.
In questi giorni la Consulta non ha goduto di buona stampa, soprattutto nei commenti riguardo il ricorso alla Corte del presidente Napolitano.
Sì, ho sentito argomentazioni tipicamente berlusconiane, ma è sbagliato mettere la Corte sotto attacco. Credo che in questo momento si debba dire che la Consulta ha dato prova di un grande rigore. E non è la prima volta. Soprattutto questa volta ha dato prova di rifiutare la logica emergenziale in economia che pretende di travolgere tutto, Costituzione compresa. Questa è una lezione che tutti dovrebbero tener presente quando si dubita dell’autonomia della Corte.
Dopo che questa sentenza ha abrogato l’imposizione di privatizzare i servizi, ora gli enti locali sono però liberi di farlo ugualmente, se credono. É così?
Certamente la sentenza li lascia liberi di muoversi. Rimane sempre però la responsabilità politica delle scelte. I giudici però hanno fissato alcuni principi, come il rispetto dei referendum. Ci saranno ancora altre manovre di aggiramento del dettato costituzionale e della volontà popolare. Per esempio sono in atto, e molto avanzati, i tentativi di aggirare l’abrogazione della norma che vieta la remunerazione del capitale del 7%, come abbiamo visto con le tariffe del servizio idrico. Ma viene meno l’argomentazione dell’obbligo, dell’imposizione contemplata nelle leggi appena abrogate.
Ora la campagna di «obbedienza civile» lanciata dai comitati referendari che invita a non pagare quella parte di bolletta che remunera, appunto, il capitale investito nei servizi, è legittimata ulteriormente. Vero?
Questo è un punto importante: dopo la sentenza della Consulta è assolutamente legittima quella giusta reazione dei cittadini di ribellarsi ai tentativi di violare la legalità fissata con il risultato referendario.