venerdì 28 dicembre 2012

Il 21 dicembre dei Maya zapatisti



Il 21 dicembre 2012, giorno della “fine del mondo”, secondo una interpretazione del calendario degli antichi Maya, o giorno della fine di un ciclo nella storia dell’umanità e l’inizio di un altro, nello stato del sud messicano teatro dal 1994 della ribellione indigena zapatista, qualcosa di straordinario è accaduto. Dopo oltre due anni di silenzio, le cinque città del Chiapas in cui nel ’94 entrarono i ribelli armati dell’Esercito zapatista di liberazione nazionale si sono riempite di circa 40 mila zapatisti non armati, le “bases de apoyo”, nel loro linguaggio., Sotto una pioggia insistente, gli zapatisti hanno marciato in modo ordinato, occupato le piazze principali, alzato palchi da cui nessuno ha parlato, e sono rimasti in un silenzio assoluto per alcune ore. Poi si sono ritirati. Poco dopo, sul sito di “Enlace zapatista”, che propone la comunicazioen dell’Ezln, è apparso un brevissimo comunicato firmato da subcomandante Marcos. il cui testo è qui di seguito.


Comunicato del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno

Comandancia Generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
21 dicembre 2012
A chi di dovere:
Lo avete sentito?
E’ il suono del vostro mondo che crolla, ed è quello del nostro che risorge.
Il giorno in cui fece giorno, fu notte;
e sarà notte il giorno in cui farà giorno.
DEMOCRAZIA
LIBERTA’
GIUSTIZIA
Dalle montagne del Sud-Est Messicano
per il Comitato clandestino rivoluzionario indigeno – comandancia generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
SUBCOMANDANTE MARCOS
(Traduzione a cura di Andrea, del Comitato Maribel di Bergamo)

Il mattino dopo, La Jornada di Città del Messico ha pubblicato un commento di Luis Hernandez Navarro, osservatore da molti anni della ribellione zapatista. DKm0 lo ha tradotto. Eccone il testo.

Non può riapparire ciò che non se n’è mai andato. Ciò che questo 21 dicembre hanno fatto i ribelli zapatisti Maya occupando pacificamente e in silenzio cinque città del Chiapas non è stato riapparire, ma riaffermare la loro esistenza.
 L’Ezln (Esercito zapatista di liberazione nazionale, ndt) è qui da oltre 28 anni. Non se n’è mai andato. Per dieci anni è cresciuto sotto l’erba; da più di 18 anni si è fatto conoscere pubblicamente. Da allora ha parlato e ossercvato il silenzio ad intermittenza, ma mai ha smesso di agire. In una occasione o l’altra è stata decretata la sua scomparsa o irrilevanza, ma sempre è risorto con forza e con un messaggio.
 Questo inizio del nuovo ciclo di Maya non ha fatto eccezione. Più di 40 mila £”bases de apoyo” (zapatisti civili, distinti dai militari dell’Ezln, ndt) zapatiste hanno marciato sotto la pioggia in cinque città in Chiapas: 20 mila a San Cristóbal, 8000 a Palenque, 8000 a Las Margaritas, 6000 ad Ocosingo, e almeno 5000 altri ad Altamirano. È la più grande mobilitazione dall’emersione dei ribelli nel sud-est del Messico.
 L’entità della protesta è un segno che la sua forza interna, lungi dal diminuire nel corso degli anni, è cresciuta. Si tratta di un indicatore del fatto che la strategia anti-insurrezionale, condotta da vari governi, non ha avuto successo. Dimostra che il suo progetto è una genuina espressione del mondo Maya, ma anche di moltissimi contadini poveri meticci (i messicani sono indigeni “puri” o “meticci”, con radici anche spagnole, ndt) in Chiapas.
 L’Ezln non ha mai abbandonato la scena nazionale. Guidato dalla sua agenda politica, fedele alla sua coerenza etica e con la forza dello stato contro di esso, ha rafforzato le sue forme di governo autonome, tenuto in vita la sua autorità politica tra i popoli indigeni del paese e attive le reti di solidarietà internazionale. Il fatto che non sia apparso pubblicamente non significa che non sia presente in molte lotte importanti nel paese.
 Nelle cinque Giunte del buon governo che esistono in Chiapas e nei municipi autonomi le autorità delel bases de apoyo governanose stesse, esercitano la giustizia e risolvono conflitti sulla terra. Nei loro territori, i ribelli hanno fatto funzionare i loro sistemi sanitari e di istruzione al di fuori dei governi statali e federali, organizzato la produzione e la commercializzazione e mantenuto in piedi la loro struttura militare. Hanno risolto con successo la sfida del cambio generazionale nei loro comandi. Come non bastasse, hanno affrontato con efficacia le minacce del narcotraffico, l’insicurezza pubblica e la migrazione. (…)
Gli zapatisti hanno marciato questo 21 dicembre in ordine, con dignità, disciplina e coesione, e in silenzio; un silenzio che si è sentito forte. Allo stesso modo in cui hanno dovuto coprire il suo volto per essere visti, ora hanno interrotto la parola per essere ascoltati. È un silenzio che esprime una feconda capacità di proporre altri orizzonti di trasformazione sociale, una grande potenza. Un silenzio che comunica volontà di resistenza di fronte al potenza: chi resta in silenzio è ingovernabile, diceva Ivan Illich.
Un ciclo di lotta politica in Messico si è chiuso questo primo dicembre (gionro dell’insediamento del nuovo presidente messcicano, Pena Nieto, di destra, accusato di brogli elettorali, ndt), un altro si è aperto. L’Ezln ha molto da dire nella mappa emergente delle lotte sociali che ha cominciato a prendere forma nel paese. La sua mobilitazione può influire in modo rilevante.
(…) Nell’ultimo anno e mezzo sono nati movimenti sociali che sfidano il potere stano al di fuori dei partiti politici. Non si sentono rappresentati da nessuno di essi. Il Movimento per la Pace con Giustizia e Dignità, #YoSoy132, comunità in lotta contro l’insicurezza pubblica e la devastazione ecologica, le proteste degli studenti in difesa della scuola pubblica, tra gli altri, si muovono su sentieri diversi da quelli della politica istituzionale. La simpatia per gli zapatisti in queste forze sono reali.
Ma al di là della congiuntura, le marce del 13 Baktun Maya (il ciclo che appunto finiva, secondo il calendario Maya, il 21 dicembre 2012, ndt) sono un nuovo Ya Basta! simile a quello che gli zapatistipronunciarono nel gennaio 1994, e una versione rinnovata del “Mai più un Messico senza di noi!” formulato nel mese di ottobre dek 1996, e che apre nuovi orizzonti. Non chiedono nulla, non domandano nulla. Essi mostrano il potere del silenzio. Annunciano che un mondo crolla e un altro rinasce.

mercoledì 26 dicembre 2012

"La Befana a Soteria" - Via Tabano 51 ore 17.00 Jesi (An)



Venerdi 4 gennaio.... a Soteria arriva La Befana ..... siete tutti 

invitati...."La Befana a Soteria"
Vi aspettiamo,Via Tabano 51 ore 17.00 Jesi (An), per festeggiare la 
vecchietta più dolce del mondo.
La festa della befana di Soteria è aperta a tutti per vivere insieme un 
momento di aggregazione e socialità capace di esprimere con le azioni 
l'ambizioso percorso nel quale cammineranno insieme utenti, familiari, 
operatori, gente comune, verso un orizzonte ideale rappresentato da una 
comunità di donne e di uomini ancora capaci di creare legame sociale, 
inclusione, solidarietà 

lunedì 17 dicembre 2012

LA FORZA DEGLI ZAPATISTI



La forza degli zapatisti

 di JAIME MARTINEZ VELOZ

Da La Jornada di Città del Messico.

Il prossimo primo di gennaio si compiranno 18 anni dall’insurrezione armata capeggiata dall’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (Ezln). Un paese sulla soglia della modernità fu sorpreso del fatto che migliaia di insorti, in maggioranza indigeni, avessero preso le armi, come ultima risorsa, per lottare per una vita migliore per i popoli indigeni e per il paese.

La mobilitazione di migliaia di messicani obbligò lo Stato a negoziare con gli insorti una soluzione degna e giusta. Dopo più di due anni di intensi negoziati, ci fu il primo accordo tra il governo federale e l’Ezln in materia di diritti e cultura indigeni, che fu firmato il 16 febbraio del 1996 nel municipio di San Andrés Larráinzar, in Chiapas.

Quando si tentò di inserire questo accordo nella legislazione messicana, mediante un’iniziativa di legge elaborata dalla Commissione di Concordia e Pacificazione (Cocopa), la reazione dello Stato fu brutale, cinica e crudele. L’iniziativa di legge conteneva i postulati testuali più importanti dall’accordo firmato dal governo federale e l’Ezln; non c’era un solo concetto che non fosse stato concordato dalle parti. La reazione dell’Ezln di fronte all’iniziativa elaborata dalla Cocopa fu di accettazione, e quella delle autorità fu di scandalo ed ipocrisia. Il presidente della repubblica ed i gruppi di potere economico del paese accusarono la Cocopa e l’Ezln di voler balcanizzare, dividere e frammentare il paese. Coloro che lanciarono queste accuse sono gli stessi che concessero 25 milioni di ettari alle compagnie minerarie straniere e nazionali, le quali tra il 2005 e 2010 estrassero risorse minerali per un valore di 552 miliardi di pesos (circa 33 miliardi di euro, ndr) e pagarono solo 6 miliardi e 500 milioni di pesos per i diritti, cioè, l’1,18%.

Nel 2002, dopo la trionfante marcia zapatista in diverse parti del paese, l’allora presidente Vicente Fox trasmise l’iniziativa di legge al Congresso dell’Unione, attraverso il Senato della Repubblica, dove la legge fu smantellata ed al suo posto fu approvato un obbrobrio legislativo la cui premessa principale era che quella sarebbe stata la strada per far uscire fuori dall’arretratezza e dall’emarginazione i popoli indigeni messicani. Si stabiliva che il tema dell’arretratezza e dell’emarginazione in materia indigena era una questione di programmi ed aiuti governativi, non di pieno esercizio dei diritti costituzionali: ci si rifiutò così di compiere quanto concordato a San Andrés Larráinzar.

A più di dieci anni dalla promessa delle istituzioni messicane agli indigeni di farli entrare in paradiso, in cambio del rifiuto di applicare quanto concordato tra l’Ezln ed il governo federale, la realtà dà ragione agli zapatisti e mette in evidenza il più grande dei fallimenti dello Stato. Tra il 2002 e 2012, la spesa federale annuale per i popoli indigeni è passata da 16 miliardi e 663 milioni a 39 miliardi e 54 milioni di pesos. Tuttavia, i dati di povertà ed emarginazione delle stesse agenzie governative non riportano alcun impatto sulla riduzione della povertà indigena; al contrario, questa è aumentata, ed è sempre più offensiva per una nazione dove fin dal 1917 tutti i governi ammettono nei discorsi ed in modi diversi il debito del Messico con i suoi indios e si dicono impegnati a sconfiggere le ingiustizie che essi subiscono.

Secondo i dati del Consiglio Nazionale di Valutazione della Politica di Sviluppo Sociale (Coneval) e i dati su entrate e uscite del 2010, mentre la media nazionale del tasso di povertà estrema e moderata è del 46,2%, nelle comunità e villaggi indigeni è del 79,3%, cioè quasi il doppio. Otto indigeni su dieci non hanno avuto accesso alla terra promessa dallo Stato messicano, che l’aveva loro offerta loro in cambio della non applicazione quanto pattuito a San Andrés Larráinzar.

Secondo i dati del Coneval, l’80,3% degli indigeni è al di sotto della soglia di benessere, l’83,5% non ha accesso alla previdenza sociale, il 50,6% non conta su servizi di base nella propria abitazione ed il 40,5% soffre di carenze alimentari. Per questo diciamo che in materia indigena non ha fallito la politica pubblica, bensì la leadership dello Stato; la politica verso gli indigeni è stata di palliativi, perché non ha una visione articolata e progetti di cambiamenti strutturali, com’è contemplato negli accordi di San Andrés Larráinzar.

Dopo il tradimento governativo, l’Ezln decise una strategia di resistenza, rafforzando la sua organizzazione con la creazione delle giunte di buon governo, con il lavoro collettivo e la solidarietà comunitaria. Negli ultimi anni sono andati avanti in silenzio, lontani dalla propaganda. Alcune persone distratte, o quelli che hanno scommesso sulla scomparsa del conflitto o l’oblio, diffondono voci o tentano di confondere, sostenendo che l’Ezln non è più un problema, dato che, dalla loro ottica, gli zapatisti non fanno più notizia, quindi non esistono.

I dati qui esposti, che mostrano il fallimento governativo verso questo settore della popolazione, dovrebbero far capire alle élite messicane che perfino il silenzio è una forma di lotta e che non ha niente a che vedere con una presunta debolezza, in questo caso, dell’Ezln. Al contrario, mentre lo spreco ed il fallimento sono sinonimo delle politiche pubbliche, l’organizzazione, il lavoro e la disciplina sono ciò che ha contraddistinto lo zapatismo in questa tappa.

Gli zapatisti vivono, si organizzano e lavorano in una realtà di grandi carenze materiali che suppliscono con creatività e dedizione. Hanno obiettivi chiari che trascendono le generazioni; i loro argomenti sono irrefutabili, la vitalità e la consistenza delle loro convinzioni sono state una scuola di vita per migliaia di messicani. Un abbraccio affettuoso a tutti gli zapatisti che là, nelle loro comunità, lottano ogni giorno per costruire un futuro migliore per il nostro paese. Come dicono da quelle parti: non siete soli!

venerdì 14 dicembre 2012

I MERCATINI SOLIDALI a Villa Borgognoni l’ostello delle idee



Ostello Villa Borgognoni JESI
Dalle 16:00 alle 24:00 
REGALA LIBERTA' E DIGNITA'.
A NATALE SOSTIENI PROGETTI SOLIDALI E DI CONSUMO CONSAPEVOLE 

un altro mondo è possibile.

Potrai sostenere organizzazioni che si occupano 
di progetti solidali e di consumo consapevole 

VIDEO - MUSICA – DOLCI – APERITIVO E VIN BRULE’


Con 

SpaziOstello
Ya Basta Marche
Bottega del Mondo Solidale
Libera contro le mafie
Emergency
La Strada di Sergio
CVM Comunità Volontari per il Mondo
Nutrimondo / L’Africa chiama
Granello di senape
ANPI

Villa Borgognoni l’ostello delle idee

TEL 0731 214264

giovedì 29 novembre 2012

SABATO 1 DICEMBRE (dalle ore 11 alle 14) incontro con ANTONIO TRICARICO - c/o Casa delle Culture - Ancona


il Coordinamento Marchigiano dei Movimenti per l'Acqua è lieto di invitarvi sabato 1 dicembre dalle 11:00 presso la Casa delle Culture di Ancona all' incontro con Antonio Tricarico dell'Associazione Re:Common per discutere degli aspetti finanziari della trasformazione della gestione dell’acqua dalla attuale S.p.A. – società di diritto privato – in Azienda Speciale Consortile di diritto pubblico.  

La trasformazione in Azienda Speciale Consortile non solo darà attuazione alla volontà popolare espressa con il referendum del 12 e 13 giugno 2011, ma contribuirà anche a sottrarre l’acqua alla crescente finanziarizzazione della vita e della società che ci ha portati alla attuale crisi e a costruire le condizioni per una gestione partecipata.

Di per se un grande risultato, ma non ci sottraiamo all’esigenza di dare risposte esaurienti al problema del finanziamento degli investimenti necessari, risolvibile attraverso gli strumenti di una “finanza normale”, non speculativa.

Sono invitati: rappresentanti degli Enti Locali, delle associazioni e movimenti territoriali, i cittadini.



Per info: michelechc@gmail.com
348 3701690 - 3925039566

Coordinamento Marchigiano dei Movimenti per l’Acqua
in collaborazione con la Casa delle Culture

giovedì 22 novembre 2012

ASSASSINII E DISINFORMAZIONE



Assassinii e disinformazione
di Alain Gresh
da Il manifesto 
Per comprendere l'escalation a Gaza, bisogna sempre ricordare alcuni dati circa questo territorio (360 km², più di 1,5 milioni di abitanti, cioè oltre 4 500 persone al km² - il che ne fa uno dei luoghi del pianeta con la più alta densità di popolazione), che Israele occupa dal 1967.
Anche se l'esercito si è ritirato, i contatti con il mondo esterno sono sempre controllati da Israele; la circolazione all'interno della stretta striscia di terra è limitata e continua il blocco avviato da anni: per le Nazioni unite, Gaza resta un territorio occupato.
I dati che seguono sono forniti dall'Ufficio delle Nazioni unite per il coordinamento degli affari umanitari nei territori palestinesi (Ocha oPt), in un documento del giugno 2012 intitolato «Five Years of Blockage: The Humanitarian Situation in the Gaza Strip»:
Nel giugno 2007 il governo israeliano decide di intensificare il blocco del territorio, già severamente «controllato».
Il 34% della popolazione (e la metà dei giovani) è disoccupato.
L'80% della popolazione dipende dall'aiuto alimentare.
Il Pnl per abitante era, nel 2011, inferiore del 17 per cento a quello del 2005 (in termini costanti).
Nel 2011, un camion al giorno usciva da Gaza con prodotti per l'esportazione, cioè meno del 3% della cifra del 2005.
Il 35% delle terre coltivabili e l'85% delle acque pescose sono parzialmente o totalmente inaccessibili agli abitanti di Gaza in seguito alle restrizioni israeliane.
L'85% delle scuole deve operare in regime di «doppio turno» (uno la mattina, l'altro il pomeriggio) -, a causa della sovrappopolazione.
Ogni guerra è accompagnata da un'intensa propaganda e il governo israeliano è diventato maestro in questo campo. Già al tempo dell'offensiva del dicembre 2008-gennaio 2009, si era vista un'ondata mediatica (Marie Bénilde, «Gaza:du plomb durci dans les têtes»). Intellettuali francesi, tra cui l'incredibile Bernard-Henri Lévy, avevano contribuito alla disinformazione.
L'uomo assassinato da Israele, Ahmed Jabari, era il capo dell'ala militare di Hamas (su questa organizzazione, leggere «Qu'est-ce que le Hamas?»). Molti media lo presentano come «un terrorista» responsabile di tutti gli attacchi contro Israele. La realtà è piuttosto diversa dal ritratto - anche al di là dell'uso del termine «terrorismo», come minimo ambiguo.
Ancora una volta, è un giornalista israeliano Aluf Benn a far notare («Israel killed its sub contractor in Gaza» Haaretz, 15 novembre): «Ahmed Jabari era un subappaltatore, incaricato della sicurezza di Israele nella striscia di Gaza. Qualifica che può sembrare assurda a chi, nelle ultime ore, lo ha visto descrivere come un"arciterrorista", "il capo del personale del terrore" o come "il nostro Ben Laden"» .
Eppure è stata questa la realtà negli ultimi cinque anni e mezzo. Israele ha preteso da Hamas che rispettasse la tregua nel sud e la facesse rispettare dalle numerose organizzazioni armate della striscia di Gaza. Ahmed Jabari è l'uomo a cui era stato affidato questo compito.»
Basta guardare i grafici pubblicati dallo stesso ministero degli esteri israeliano circa i lanci di razzi («Palestinian ceasefire violations since the end of Operation Cast Lead», 14 novembre 2012), per rendersi conto che, nel complesso, la tregua era stata effettivamente rispettata. L'hanno interrotta i raid dell'esercito israeliano del 7 e 8 ottobre 2012, poi del 13 e 14 ottobre, che hanno provocato un'escalation che non si più fermata. E, alla vigilia dell'assassinio di Jabari, una tregua era stata concordata dall'Egitto, il che conferma la testimonianza del militante per la pace Gershon Baskin, ripreso da Haaretz, «Israeli peace activist: Hamas leader Jabari killed amid talks on long-term truce», 15 novembre)
Tutte le escalation fanno seguito a omicidi mirati di militanti palestinesi a Gaza. Le esecuzioni extragiudiziarie sono una pratica antica del governo israeliano (a cui gli Stati uniti si sono adeguati da tempo). Avete detto «terrorismo»? (da leggere assolutamente «De Gaza à Madrid, l'assassinat ciblé de Salah Shehadeh», di Sharon Weill, Le Monde Diplomatique, settembre 2009).
Lo scenario era stato esattamente lo stesso nel 2008. Mentre la tregua veniva rispettata dai palestinesi dal giugno 2008 («List of Palestinian rocket attacks on Israel, 2008», Wikipedia), era stato l'assassinio di sette militanti palestinesi nel novembre a portare all'escalation e all'operazione «Piombo fuso».
Sulle violazioni israeliane dei cessate il fuoco nel corso degli ultimi anni, si può leggere Adam Horowitz, «Two new resources: Timeline of Israeli escalation in Gaza and Israel's history of breaking ceasefires» (Mondoweiss, 14 novembre 2012).
D'altra parte, è difficile parlare di un confronto tra due parti: gli F-16 israeliani e i razzi palestinesi non sono armi equivalenti. Lo prova il bilancio delle vittime, a partire dalla tregua del gennaio 2009 seguita all'operazione «Piombo fuso».
L'organizzazione israeliana di difesa dei diritti umani B'Tselem fa il conto dei palestinesi e degli israeliani uccisi a Gaza dal 19 gennaio 2009 al 30 settembre 2012 («Fatalities after operation "Cast Lead"»): 271 palestinesi (di cui 30 minorenni) contro 4 israeliani.. Le cifre parlano da sole ...
(tradotto da Elvira Panaccione) Sito di Le Monde Diplomatique
Copyright Le Monde Diplomatique

lunedì 19 novembre 2012

GAZA: BASTA CON IL MASSACRO - PRESIDIO Ancona 20 novembre 2012 Piazza della Repubblica ore 18,30



GAZA DI NUOVO SOTTO ATTACCO
BASTA CON IL MASSACRO
UNA CANDELA PER OGNI PERSONA UCCISA


“Serve dire qualcosa?
Ferma qualche bomba le nostre urla?
La nostra parola, salva la vita a qualche bambino palestinese?
..... Noi pensiamo di si!
Che forse , non fermeranno una bomba, o che la nostra parola non diventerà uno scudo blindato.
Ma forse la nostra parola riuscirà ad unirsi ad altre parole nel mondo, e che forse , inizialmente , si trasformerà in un mormorio ... dopo in una voce alta , e poi in un grido che verrà ascoltato a Gaza.”

Presidio per chiedere la fine dell’operazione militare israeliana “Pilastro della difesa” che a domenica ha causato
69 morti; tra cui 20 bambini, 8 donne, 9 anziani e 660 feriti; tra cui 224 bambini, 113 donne, 50 anziani.

L’ingresso del porto di Ancona, quel porto che accoglie e respinge le tante persone che fuggono dalle guerre e che cercano di raggiungere l’Italia e l’Europa per costruire una vita migliore, vedrà le scale del Teatro delle Muse brillare per le tantissime candele che illumineranno i visi di chi ancora una volta con tutta la voce griderà “Stop the war, Stop the Israeli terrorim - Stay Human”

venerdì 16 novembre 2012

In diretta da Gaza Michele Giorgio










Ci puoi raccontare cosa sta succedendo a Gaza?
La cronaca degli ultimi avvenimenti è che continua da ieri l'attacco israeliano con un'offensiva aerea a Gaza, iniziata con un cosidetto omicidio mirato del capo militare di Hamas che è stato un duro colpo per il movimento islamico.
Da ieri è un susseguirsi di incursioni aeree, si sentono boati in continuazione.
Israele dichiara di colpire solo obbiettivi militari, ma in realtà io ora mi trovo all'ospedale Shifa e vedo arrivare in continuazione ambulanze con civili e molti bambini feriti.
La situazione per la popolazione civile è molto grave, sono tutti rintanati nelle case ed escono solo per recarsi ai funerali; è già difficile reperire cibo perchè tutti i negozi sono chiusi.
Le esplosioni sono anche a Gaza city, mentre continua il lancio di razzi da parte della resistenza armata palestinese; Israele dichiara che sono stati 750 i razzi lanciati dai palestinesi, ma solo oggi hanno causato tre morti tra cui un bambino, colpendo l'ultimo piano di un palazzo situato in una cittadina distante una trentina di kilometri dalla striscia di Gaza.
Questo potrebbe essere il pretesto per la possibile offensiva di terra dell'esercito israeliano.

lunedì 12 novembre 2012

SCIOPERO GENERALE EUROPEO CONTRO L'AUSTERITY



# tomalahuelga
ANCONA - #14N SCENDONO IN PIAZZA 'I FANTASMI DELLA CRISI'
Uova e vernice colorata contro le banche e blocchi del traffico. Allontanato il servizio d'ordine cgil che tentava di separare il corteo
http://www.globalproject.info/it/in_movimento/ancona-14n-scendono-in-piazza-i-fantasmi-della-crisi/12757

14N - LA CRONACA MULTIMEDIALE DELLA GIORNATA
http://www.globalproject.info/it/in_movimento/14n-cronaca-multimediale-in-aggiornamento/12741


- I VIDEO

14.11.12 Ancona - #tomalahuelga, il videoracconto
http://www.globalproject.info/it/resources/38280/

14.11.12 Ancona - Appaiono i 'fantasmi della crisi' e sanzionano le banche
http://www.globalproject.info/it/resources/38125/

Ancona 14N - "Debitori di nessuno" Il corteo dei centri sociali
http://www.globalproject.info/it/resources/38221/

Ancona #14N - Le provocazioni del servizio d'ordine cgil
http://www.globalproject.info/it/resources/38252/

Ancona #14N - Contestato il comizio cgil
http://www.globalproject.info/it/resources/38240/


- LE FOTO

http://www.globalproject.info/it/resources/38286/
http://www.globalproject.info/it/resources/38285/
http://www.globalproject.info/it/resources/38283/
http://www.globalproject.info/it/resources/38232/
http://www.globalproject.info/it/resources/38203/

lunedì 29 ottobre 2012

Venerdì 9 Novembre - Spazio Comune Autogestito - Jesi: ASSALTO AI FORNI - Cronache da Taranto



COMUNICATO STAMPA

Un'operaio dell'ILVA e un attivista del "Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti" di Taranto,
insieme a Marco Brunetti operaio CNH- FIAT e delegato Rsu della Fiom di Jesi,saranno i relatori al dibattito che si terrà Venerdì 9 Novembre alle ore 21.00 presso lo Spazio Comune Autogestito in Via Gallodoro 68/ter (vicino alla sede INPS)- Jesi

 L’inchiesta giudiziaria per disastro ambientale e corruzione pendente sull’acciaieria Ilva, pone Taranto al centro del conflitto tra capitale e lavoro-ambiente-salute.
Taranto è un paradigma della nostra società, da una parte gli interessi economici e del profitto, dall’altra la qualità della vita e la dignità dei cittadini.
In una città mortificata dall’incidenza tumorale più alta d’Italia, dalla cieca logica speculativa della famiglia Riva e dalla latitanza delle istituzioni, il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, è impegnato nella sfida più ardua.
Quella di ricomporre i diritti, affermando l’inscindibilità tra lavoro, reddito, salute e ambiente, e di costruire un’alternativa possibile.
Al dibattito saranno presenti anche rappresentanti dei Comitati contro la costruzione delle nuove centrali Api e del rigassificatore di Falconara e il Comitato Jesino promotore dei referendum per abolire le modifiche apportate da Elsa Fornero all’art. 18 dello Statuto dei lavoratori e per ”ripristinare i diritti minimi e universali previsti dal contratto nazionale di lavoro, cancellati dal governo Berlusconi con l’art.8 del decreto legge n.138 del 2011″ Sarà presente un banchetto per la raccolta firme.
Il dibattito sarà anche l'occasione per discutere e organizzare nel nostro territorio le mobilitazioni per lo sciopero generale europeo lanciato dai lavoratori greci contro le politiche di austerity il 14 Novembre prossimo.

 Spazio Comune Autogestito 

lunedì 22 ottobre 2012

RADIO SENZA MURI


RADIO SENZA MURI TRASMETTERA' DA CAFFE' BASAGLIA DI TORINO il 27 ottobre
dalle ore 15 alle ore 19

Dopo svariate trasmissioni ( oramai se ne contano 7) fatte all'aperto e in
modo assembleare da marzo a ottobre, nelle comunità di Soteria ( Jesi),
nell'Oasi Ripa Bianca (Jesi) e Massignano (Ancona), ora il gruppo radio è
pronto per fare una grande trasferta a Torino dove sarà ospite del Caffè
Basaglia, realtà che, come suggerisce il nome, si occupa di salute mentale e
che è partner del progetto originario della radio. Ugo Zamburro, fondatore
di Caffè Basaglia, partecipò al corso di formazione con Alfredo Olivera,
fondatore di radio la Colifata, e organizzato da Ya Basta! Marche come prima
attività del progetto di costruzione della radio, da lì parti un sodalizio
che porta Radio senza muri a Torino questo sabato 27 ottobre prossimo.
Ugo Zamburro invece sarà ospite della prossima iniziativa-trasmissione della
radio che verrà fatta al'interno della Rassegna Malati di Niente di Jesi il
prossimo 16 novembre (ore 16) all'Ostello Villa Borgognoni.
Il Caffè Basaglia è un centro di animazione sociale e culturale , inaugurato
nell'ottobre del 2008 a Torino. Viene gestito da volontari e dove a turno
operano come camerieri e aiuto cuochi alcuni pazienti del Dsm dell'Asl 2 di
Torino che così sono agevolati nel ritrovare  e alimentare legami sociali,
ottenendo sensibili miglioramenti clinici. Caffè Basaglia si trova in un
quartiere complesso, caratterizzato da sacche di povertà, marginalità e
dalla presenza di molti stranieri con inevitabili tensioni e problemi di
convivenza; per alcune di queste persone disagiate è diventato un punto di
incontro e di socializzazione e il suo ruolo è l'intercettazione dei
soggetti in difficoltà.
Sarà quindi un' esperienza ricca di spunti per la queta emittente appena
formatasi. La trasmissione sarà condotta, nello stile inconfondibile di
radio La Colifata, dai coordinatori  insieme a tutti coloro che si
troveranno all'interno del Caffè Basaglia e a coloro che la seguiranno via
web con i commenti.
Sarà possibile ascoltare la trasmissione in streaming su 
http://www.ustream.tv/channel/radiosenzamuri
e seguire gli aggiornamenti FB ( Radio senza muri) e twitter
(@radiosenzamuri) in tempo reale per tutta la durata della trasmissione (
15-19 ).

la trasmissione si avvarrà della presenza di Radio Collegamenti di Pisa e Radio Ohm di Chieri (To) .... anche essi partner del progetto

martedì 16 ottobre 2012

Messico – La guerra contro gli zapatisti Aggressioni armate a comunità autonome del Chiapas

articolo tratto da: http://www.globalproject.info/it/mondi/messico-la-guerra-contro-gli-zapatisti/12338


Sorelle e fratelli, questi fatti li rendiamo pubblici per farvi sapere quello che stanno facendo i cattivi governi corrotti [...]. Ci hanno aggredito senza motivo alcuno, pensando che con questo ci arrenderemo o ci venderemo a queste massa di ladroni, criminali e traditori della patria; se pensano questo si stanno sbagliando, perché queste ingiustizie che subiamo, invece di intimorirci ci danno più coraggio, rabbia e indignazione”. 


Con queste parole la Giunta di Buon Governo della Realidad concludeva il comunicato col quale alcune settimane fa denunciava l'ennesima aggressione contro un progetto comunitario nella propria regione.
I comunicati delle autorità zapatiste usciti negli ultimi mesi, se da una parte ci mostrano come la costruzione dell'autonomia da parte di migliaia di contadini va avanti e non si fa intimidire, dall'altra ci raffigurano una nuova fase nella strategia di guerra che il governo sta attuando contro le comunità autonome, una fase caratterizzata dall'utilizzo di gruppi paramilitari che attaccano civili, bruciano case e raccolti e cacciano i contadini dalle loro terre. Un caso emblematico, e di questi giorni, ci viene dalla comunità Comandante Abel, della regione di Roberto Barrios, i cui abitanti sono stati assediati ed attaccati da 150 paramilitari, e poi costretti a fuggire sotto i colpi dei fucili.
Dall'insurrezione zapatista del 1994 non si è mai fermata la guerra contro le comunità ribelli del Chiapas. Una guerra contro civili, cioè contro migliaia di contadini organizzati che occuparono le terre dei latifondisti, e da allora costruiscono nuove forme di democrazia e di società in una delle regioni più abbandonate ed emerginate del paese. Comunità sfollate, persone arrestate, minacciate ed uccise. Negli ultimi anni la guerra non si era fermata, ma aveva cambiato il suo volto, in un certo senso aveva mascherato la violenza. Infatti, tanti analisti descrivevano l'attuale strategia del governo contro l'autonomia zapatista come una “guerra economica”, cioè la principale arma del governo erano i soldi ed i progetti assistenziali con i quali cercava di comprare le famiglie di contadini poveri, a patto che questi abbandonassero l'organizzazione e creassero divisione nelle comunità. Ma da quello che sta succedendo ormai da un paio di anni, è ormai evidente che la violenza, quella vera, è tornata, con la riattivazione di gruppi paramilitari nei territori zapatisti.
Negli scorsi anni la stampa messicana, sulla base di documenti governativi desecretati, ha mostrato quello che già tutti sapevano, cioè che nel '94 il governo messicano organizzò gruppi di civili armati in Chiapas, da usare contro i civili delle comunità ribelli. Questi gruppi hanno scritto alcune tra le pagine vergognose della storia del paese, con massacri di innocenti come quello realizzato nella comunità di Acteal nel 1997, in cui furono uccisi più di 40 civili che stavano pregando nella chiesa. Nella zona nord dello stato, quella di Roberto Barrios, operò un organizzazione chiamata Paz y Justicia che per alcuni anni seminò terrore e morte in numerose comunità, lasciando irreparabili danni sociali e psicologici alla popolazione. Questa storia sembrava fosse finita. Ma ormai da un paio di anni alcuni di questi gruppi sono stati riattivati, con nomi nuovi, e sempre con l'appoggio delle istituzioni governative e di politici locali.
Il principale obbiettivo della loro violenza è cacciare gli zapatisti dalle “terre recuperate”. Con questo termine ci si riferisce a migliaia di ettari di terre che furono occupate nel 1994 ai latifondisti da parte di contadini, sia zapatisti che di altre organizzaizoni. Su queste stesse terre il governo sta dirigendo adesso la violenza dei paramilitari, molti dei quali sono contadini poveri ai quali è promessa la terra una volta cacciate le famiglie zapatiste. Nelle varie regioni del Chiapas sono ormai munerose le denunce delle Giunte di Buon Governo sulle violenze dei paramilitari, che minacciano le persone, bruciano i raccolti, uccidono animali di allevamento, cospargono erbicidi nei campi, fino ad arrivare ad espulsioni violente della popolazione civile.
Nella zona nord, nel Caracol di Roberto Barrios, da più di un anno sono sotto attacco gli abitanti della comunità di San Patricio. Gli aggressori sono gente che viene dall'esperienza del gruppo paramilitare Paz y Justicia, che adesso opera con un altro nome, composto da membri del partito verde ecologista, e protetto da funzionari del governo. Nel settembre 2011 accerchiarono per settimane la comunità di San Patricio, i cui abitanti a maggio 2012 decisero di andarsene, per fondare una nuova comunità in una altro terreno recuperato. La nuova comunità fu chiamata “Comandate Abel”, in ricordo di un dirigente politico dell'EZLN responsabile di questa regione, recentemente morto. Ma i paramilitari si sono ripresentati a inizio del settembre 2012, accerchiando di nuovo la comunità e bruciando i campi coltivati. L'otto settembre sotto un attacco da armi da fuoco, la gente è fuggita nei boschi per rifugiarsi e poi raggiungere nei giorni successivi altre comunità che hanno dato loro soccorso ed ospitalità. Due donne con i loro bambini, che si erano perse nella fuga, sono state ritrovate dopo tre notti passate nascoste nella foresta, ammalate e impaurite.
In questi giorni una carovana di osservazione organizzata dal centro per i diritti umani Frayba, insieme ad altre organizzazioni, ha visitato le famiglie di sfollati ed ha documentato le violenze dei paramilitari. Nella loro relazione finale si mostrano le evidenze della collaborazione di polizia e funzionari statali con i criminali che hanno attaccato la comunità. Si testimonia di come questi ultimi avessero costruito trincee attorno al centro abitato, e dei segni di spari ancora evidenti sulle case ed addirittura sulla clinica autonoma zapatista.
Quindi, quello che emerge dalle notizie che giungono ultimamente dal Chiapas è di una situaizone difficile per molte comunità zapatiste, vittime delle violenze di gruppi armati sostenuti e protetti da politici e funzionari governativi. Addirittura gli zapatisti denunciano come dei finanziamenti dell'ONU per progetti di sviluppo sono in realtà utilizzati dal governo del Chiapas per armare e finanziare questi gruppi di delinquenti che attaccano i contadini zapatisti. La guerra e la violenza non intimoriscono certo queste popolazioni ribelli che, come hanno sempre detto, non è da 15 anni, ma da 500 anni che sono in guerra, a causa delle condizioni di sfruttamento ed emerginazione in cui hanno vissuto. “Non abbiamo paura di morire”, disse la maggiore Ana Maria nel 1994, “è più doloroso vedere i nostri bambini morire di malattie curabili”. Oggi, che con le terre recuperate e l'organizzazione comunitaria, cioè con quello che gli zapatisti chiamano “autonomia”, hanno concretamente migliorato le loro condizioni di vita, abbattendo la denutrizione e la mortalità infantile, costruendo scuole e cliniche autonome ed autogestite, creando le condizioni per un futuro dignitoso, non sono certo disposti ad abbanmdonare la lotta le migliaia di contadini ribelli del Chiapas. Come ci ricordano le autorità di Roberto Barrios nel denunciare l'attacco paramilitare alla comunità di Comandante Abel: “Che sia chiaro al governo imbroglione e bugiardo che non ci arrenderemo, a costo di consegnare la nostra vita per la terra se è necessario; se crede che non è bastato il sangue che abbiamo versato nel '94 per avere un posto in questo mondo...”.

Messico - Gli zapatisti sfollati di Comandante Abel Testimonianza di un partecipante alla Carovana di solidarietà e documentazione a Comandante Abel

articolo tratto da: http://www.globalproject.info/it/mondi/messico-gli-zapatisti-sfollati-di-comandante-abel/12344


Pubblichiamo qui di seguito un contributo di un partecipante alla Carovana di solidarietà e documentazione a Comandante Abel, che si è svolta dal 18 al 20 settembre, per documentare l'attacco e lo sgombero che hanno subito gli abitanti della comunità per mano di paramilitari appoggiati dalle forze governative.
La controinsurrezione in Chiapas, decine di famiglie zapatiste sfollate
Noi che abbiamo combattuto sappiamo riconoscere il passo di ciò che si sta preparando e avvicinando.
I segnali di guerra all’orizzonte sono chiari: la guerra, come la paura, ha odore. E già ora si comincia a respirare il suo fetido odore nelle nostre terre.
(Subcomandante Insurgente Marcos, dicembre 2007)
Nell’anno in corso, il 2012, si continua a respirare giorno per giorno l’odore della guerra che, lo stato messicano, ha scatenato contro le comunità zapatiste.
La politica di controinsurrezione elaborata con l’aiuto del governo USA, dopo l’insurrezione armata dell’EZLN nel 1994 e precisata nel documento denominato “Piano per la Campagna Chiapas 94”, ha fornito la struttura per una nuova forma di guerra contro le popolazioni indigene ribelli.
Negli ultimi mesi, le Giunte del Buon Governo di Morelia e La Realidad hanno denunciato le aggressioni subite dalle Basi di Appoggio del EZLN da parte della ORCAO (Organización Regional Cafeticultores Altamirano Ocosingo) nell’ejido1 Moises Gandhi e da parte di gruppi affiliati al PRI, al PRD e al PVEM (Partido Verde Ecologista Mexicano). Queste provocazioni si aggiungono a quelle ben note in tutto il territorio zapatista, come nel caso di San Marcos Avilés, assediata dai paramilitari e per questo al centro di una campagna di solidarietà internazionale.
Lo stato messicano è in guerra contro un nemico interno: l’EZLN, contro le comunità zapatiste in resistenza e soprattutto contro l’autonomia, la cultura e la vita dei popoli indigeni che non accettano di essere assimilati al modello di sviluppo capitalista. Il messaggio che le Giunte del Buon Governo hanno lasciato nelle varie denunce è chiaro: il governo, attraverso menzogne, promesse di terra e finanziamenti, sta rianimando i gruppi paramilitari e armando altre organizzazioni, affinché questi alimentino l’ostilità e le aggressioni contro coloro che si oppongono all’omologazione neoliberista. La strategia del governo contro la resistenza si sviluppa su due fronti: da una parte la “guerra di bassa intensità” impiegando le formazioni paramilitari così da evitare le ripercussioni internazionali che si avrebbero con l’impiego diretto dell’esercito e dall’altra, la cosiddetta linea morbida, con l’impiego massiccio di progetti assistenzialisti per calmare la fame, creare dipendenza e logorare la resistenza, concentrando i progetti nelle zone dove è più forte la lotta contro il governo.
L’8 settembre la Giunta del Buon Governo Nueva Semilla Que Va a Producir del Caracol V di Roberto Barrios ha denunciato la nuova invasione paramilitare nelle terre del nuovo villaggio Comandante Abel, del Municipio Autonomo La Dignidad, Municipio ufficiale di Sabanilla. Il 12 settembre una nuova denuncia della stessa Giunta sottolineava la gravità della situazione: 70 donne e bambini sfollati dal nuovo Villaggio Comandante Abel e 14 persone scomparse nella vicina comunità di Union Hidalgo.

SCIMMIE: Laboratorio teatrale sull'evoluzione dell'uomo



### SPAZIO COMUNE_TnT ### 

Nell'epoca della primavera araba e della crisi globale viene spontaneo chiedersi: Dove è finito l'Uomo? 
Sta davvero facendo qualcosa per evolversi? Questo laboratorio non è un corso di recitazione bensì il presupposto per la creazione di un gruppo performativo che si riunisca per Pensare, Creare e Agire i suoi bisogni e le sue idee come preghiere e rivoltarle in performance per farle ascoltare. Concentrarci sull'Uomo per pensare insieme una ri-evoluzione. Istallarle fuori dai teatri: per le strade e nelle piazze. Inventare la nostra estetica. Lavorare con la parola della ragione e della poesia, con il corpo quotidiano ed extra-quotidiano, condividendo paura e pigrizia, svegliandoci a vicenda. L'Obiettivo: ritrovare la collettività, incontrare l'altro, agire il presente. Tutto in un laboratorio teatrale?Oggi il teatro ha un obbligo e un'opportunità non rimandabili.



Laboratorio condotto da Simone Guerro // Baku

Da NOVEMBRE a MAGGIO, dalle 21:00 alle 23:00, giorno da definire 

presso ### SPAZIO COMUNE_TnT_### in via Gallodoro 68/ter (davanti INPS di Jesi).

PRIMO INCONTRO informativo // LUNEDì 29 OTTOBRE 2012

INFO&COSTI: tel. 328.2745305 // bakupress@libero.it

13/10/2012: Macerata città libera e antifascista

http://www.globalproject.info/it/in_movimento/13102012-macerata-citta-libera-e-antifascista/12497

No nazy in my town

La mobilitazione antifascista a Macerata scatta la settimana scorsa non appena si diffonde la notizia che forza nuova ha annunciato un corteo in città, strumentalizzando un triste fatto di cronaca accaduto in provincia pochi giorni prima e sulla scia delle manifestazioni organizzate dalla formazione neofascista in diverse città italiane.
La risposta è immediata, viene lanciato un appello per un presidio antifascista a cui fanno seguito numerose adesioni dalle forze sociali, associative e politiche cittadine che insieme all'Anpi finiranno per contare oltre trenta realtà delle più diverse estrazioni.
Gli antifascisti chiedono e ottengono di manifestare in Piazza Annessione, la piazza subito adiacente a quella richiesta da fn, nel mezzo del percorso dell'ipotizzato corteo. La città si mette in movimento e sollecitata, anche l'amministrazione nella persona del sindaco si schiera a fianco dei promotori dell'iniziativa impegnandosi “per la diffusione dei valori costituzionali di antifascismo ed eguaglianza” a contrastare l'ipotesi della sfilata dell'ultradestra in città.
Finisce che nella giornata di sabato 6 ottobre ai neofascisti viene concesso solo un presidio in Piazza Mazzini: salta la manifestazione, si annuncia un rinvio alla settimana seguente.
Il cartello 'Macerata è Antifascista' si dice pronto a impedire anche questa iniziativa di ripiego affinchè alcun tipo di agibilità politica venga permessa a razzisti e fascisti.
A questo punto arriva l'irrigidimento da parte delle autorità, che pur di concedere a forza nuova di manifestare, autorizza un nuovo percorso dall'altro lato della città vietando, al contrario, ogni spostamento per il concentramento degli antifascisti.
Il risultato è che sabato 13 ottobre Macerata si risveglia in stato d'assedio per la presenza ingente di forze dell'ordine e automezzi della polizia. Dal primo pomeriggio la zona dove si dovrebbe svolgere il corteo neofascista viene isolata e blindata, a residenti e commercianti viene negato il libero accesso a Corso Cairoli, raggiungono case e negozi solo in percorsi stabiliti o seguiti da poliziotti.
Un dispositivo di gestione dell'ordine pubblico ingiustificabile che blinda un intero quartiere e crea grande disagio per la circolazione paralizzando il traffico in entrata da sud.
Una scelta inaccettabile che trova, inevitabile, la legittima reazione delle oltre 300 persone che dalle 14.00 si radunano in Piazza Annessione: gli antifascisti partono in corteo diretti verso Piazza Mazzini dove dovrebbe concludersi la sfilata neofascista, determinati a difendere una città aperta e solidale, dalla parte della libertà di movimento.
In pochi minuti raggiungono la piazza invitando le forze dell'ordine a rimuovere transenne, blindati, e cordone della celere. La polizia risponde caricando a freddo i manifestanti che a mani alzate si difendono dai calci e dalle manganellate degli agenti antisommossa: almeno cinque persone rimangono contuse, un ragazzo perde i sensi per alcuni minuti dopo esser stato colpito violentemente alla testa.
I manifestanti non indietreggiano e respingono l'azione delle forze dell'ordine, riuscendo così a continuare a presidiare la piazza, e neanche la pioggia battente riesce dove hanno fallito gli agenti.
Gli antifascisti conquistano la piazza e ci rimangono per poi concludere la manifestazione al centro della città. I venti neonazisti arrivati fin da fuori regione non si muovono dal proprio concentramento, se non per venire accompagnati alle auto parcheggiate e custodite per timore di ritorsioni, a pochi metri di distanza.
"Avevamo chiesto di non concedere agibilità politica a quanti in questa settimana hanno fatto una campagna razzista e xenofoba strumentalizzando un terribile fatto di sangue. (...) La risposta di Macerata è stata pronta e risoluta. Nessuna agibilità potrà essere concessa in futuro" questa la nota congiunta dei promotori del presidio.
Una giornata di mobilitazione, quella di sabato 13 ottobre, che riaffermando i valori dell'antifascismo e dell'antirazzismo ha vinto una battaglia di democrazia liberando la città da ogni rigurgito di xenofobia e, insieme, da ottuse imposizioni securitarie da stato di polizia.

lunedì 15 ottobre 2012

CORSO DI TAI CHI - JESI presso lo SPAZIO COMUNE – via Gallodoro 68/ter (difronte Inps).



Lo scopo del corso nel primo anno è di introdurre il Tai Chi stile Yang Tradizionale forma lunga 108 movimenti insieme ad alcune tecniche di Qi Gong.
Tutti possono partecipare: non sono richieste particolari caratteristiche fisiche, né ci sono limiti di età.
Il gruppo si riunisce tutti i Mercoledì dalle 20 alle 22,
presso lo SPAZIO COMUNE – via Gallodoro 68/ter (difronte Inps) - Jesi (AN).
PRESENTAZIONE
 Tai Chi, stile interno delle arti marziali cinesi nato come tecnica di combattimento, è oggi conosciuto in occidente soprattutto come ginnastica e come tecnica di medicina preventiva. I taoisti introdussero esercizi fisici e mentali ed esercizi di respirazione come tecniche efficaci per la prevenzione e cura di alcune malattie ed il mantenimento della salute, generalmente conosciute come Qi gong.
Da allora le ginnastiche energetiche vennero studiate e approfondite negli ambienti buddhisti e taoisti con lo scopo di mantenere l’organismo efficiente, preservarsi dalle malattie e dalla vecchiaia, conservarsi in buona salute e favorire la longevità.
Da queste ginnastiche e dagli antichi stili di Kung-fu si evolse il Taijiquan che inoltre eredita molti contenuti dalla medicina cinese e dalla teoria  dei cinque elementi. Sono presenti infatti i cinque principi dei cinque elementi: la fluidità dell’acqua essenza di ogni movimento; il principio e la forza del movimento sono come il legno: dall’interno verso l’esterno; il fuoco presente nell’attimo in cui un colpo va a segno; la terra presente nella posizione salda e stabile; il metallo (es: il mercurio) è nel peso, del corpo, che più si lascia scendere verso la terra e più rende la pratica efficace.

mercoledì 10 ottobre 2012

Sabato 13 ottobre, Varese, Manifestazione nazionale: Nessun M346 e nessuna altra arma ad Israele!



BDS Italia ha aderito e parteciperà alla manifestazione davanti alla fabbrica di morte dell’Alenia Aermacchi a Venegono (Varese).
Diffondi la notizia dell’appuntamento e partecipa anche tu per dire NO alla produzione di armi e chiedere la fine dei rapporti economico-militari tra Italia ed Israele!
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Diffondi la versione inglese dell’appello della manifestazione ai tuoi contatti internazionali

A sostegno della manifestazioneDalla voce di israeliani, una richiesta per il boicottaggio degli armamenti e per la sospensione di ogni cooperazione militare con Israele: Smettetela di supportare i crimini di guerra! Smettetela di armare Israele!

Per sapere di più I dettagli dell’accordo tra Italia ed Israele sugli M346: Il pacchetto di acquisti reciproci Italia-Israele è sbilanciato a favore di Israele
Un dossier su Finmeccanica (tra le cui società figura Alenia Aermacchi): Una piovra artificiale
Che cos’è un M-346? L’addestratore M-346 Master

Partecipa anche tu alla campagna di boicottaggio e disinvestimento degli armamenti e delle tecnologie di controllo e repressione che l’Italia acquista ed importa da Israele: leggi l’appello della campagna oppure scrivi all’email bds_armamenti@distruzione.org

» Good News: I successi e l’impatto della campagna per il boicottaggio di Israele!






Leggi tutte le notizie positive: Good News


"È da tempo che dico che la migliore speranza per i palestinesi non sta a livello governativo o attraverso le Nazioni Unite, ma piuttosto nella campagna per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele".
-- Richard Falk, Relatore speciale dell'ONU per i diritti umani nei territori Palestinesi occupati


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BDS Italia è un movimento per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele, costituito da associazioni e gruppi in tutta Italia che hanno aderito all'appello della società civile palestinese del 2005 e promuovono campagne e iniziative BDS a livello nazionale e locale.