sabato 10 luglio 2004

10/07/2004 | PALESTINA. IL MURO E' ILLEGALE E VA ABBATTUTO


"QUEL MURO E' ILLEGALE" L'ALTA CORTE DI STRASBURGO CONDANNA ISRAELE" L’Alta Corte di Giustizia ha stabilito che il muro costruito da Sharon è "una barriera contraria alle leggi internazionali” e per questo illegale. Secondo i giudici dell’Aia, chiamati a pronunciarsi con una risoluzione approvata lo scorso dicembre dall’Assemblea Generale dell’Onu, la costruzione del muro viola il diritto internazionale e dunque l’esecutivo israeliano deve smantellare quella che chiama "barriera difensiva". Ascolta il commento di Serena Marinello, Ass. Ya Basta, che presenta il viaggio previsto per agosto nei territori palestinesi. «È la fine dell’occupazione» Barghouti: per Israele sarà come per il Sudafrica con la Namibia Mustafa Barghouti, politico di lungo corso e membro della delegazione palestinese all’Aja, non sta nella pelle. «È la fine dell’occupazione. Almeno l’inizio della fine», ci dice commentando al telefono il giudizio della Corte internazionale di giustizia che il manifesto ha anticipato. Barghouti, in Olanda assieme a una folta rappresentanza giunta dai Territori occupati, racconta che alla vigilia della «sentanza» già circolava tra i palestinesi un cauto ottimismo, ma che quando oggi verrà letto il verdetto sarà festa grande, perché è definitivamente naufragato il tentativo del governo Sharon di dare una legittimità giuridica al Muro che entra all’interno della Linea verde (il confine tracciato dopo l’armistizio del ’48) rubando la terra che secondo il diritto internazionale appartiene al futuro stato di Palestina. Allora signor Barghouti, la Corte dell’Aja ha dato ai palestinesi una vittoria al cento per cento? È una vittoria grandissima, totale, storica, la fine non solo del muro dell’apartheid, ma dell’occupazione israeliana di Cisgiordania e Gaza. Questa sentenza ha dimostrato che il tentativo di una potenza occupante di far passare i fatti creati sul terreno, militarmente, l’annessione di territorio palestinese de facto, non può passare. Fine dell’occupazione? Non le sembra di esagerare? No, non esagero. Perché è stato bocciato un tentativo micidiale, che sarebbe stato mortale per i palestinesi: quello di creare l’apartheid in Palestina, un’apartheid anche peggiore di quella che ci fu in Sudafrica. Questo è il senso del verdetto della corte che mi ha letto al telefono. L’apartheid in Palestina non può esserci. Quando parlo di fine dell’occupazione non esagero, sono semplicemente ottimista. Quello che voglio dire, con grande entusiasmo, è che è l’inizio della fine dell’occupazione. Sarà, ma si tratta pur sempre di una «advisory opinion», un giudizio non vincolante... Sì, ma deve capire, è comunque molto, molto importante. Anche quello espresso dalla Corte internazionale di giustizia nel 1971 sulla Namibia era un giudizio non vincolante. Rappresentò comunque l’inizio della fine dell’occupazione di quel paese da parte del Sudafrica segregazionista dell’apartheid. In concreto, a livello internazionale, quali saranno i prossimi passaggi della vostra battaglia contro il muro? Adesso l’Assemblea generale e il consiglio di sicurezza non possono sottrarsi a intervenire, sono investiti del problema. Il caso Muro potrà essere portato, ad opera di altri membri della Comunità internazionale, di fronte al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. E anche se gli Stati uniti opporranno il veto a qualsiasi risoluzione di condanna del Muro da parte del massimo organismo dell’Onu, la nostra battaglia ha da oggi molta più forza. Una vittoria completa anche su Gerusalemme mi pare... Sì, certamente. Tutti gli sforzi da parte del governo israeliano di separare Gerusalemme dal resto dei Territori occupati sono falliti. Quali riflessi può avere questo giudizio dell’Aja sulla situazione sul campo...si continuerà a combattere? Su questo non si possono fare previsioni. Certamente una gran parte della società palestinese e tutti i pacifisti internazionali, israeliani, palestinesi che in questi messi hanno fatto una battaglia senza sosta contro il Muro e il furto di terra ai palestinesi, avranno molta più speranza. Forse il governo Sharon cercherà di fare finta di niente, sta di fatto che la nostra battaglia da oggi è molto più forte e vicina alla vittoria. Michelangelo Cocco 9 e 10 luglio: Giornate di Azione “CHIEDIAMO GIUSTIZIA PER LA PALESTINA, ORA” Chiamata all’azione, PENGON/campagna contro il muro dell’Apartheid 28 giugno, 2004 Nonostante 50 anni di incessante oppressione e la costruzione di un muro mostruoso, neppure un singolo crimine compiuto da Israele è stato portato, sino ad oggi, di fronte al giudizio della Corte Internazionale di Giustizia. La nascita di Israele nel 1948 ha comportato la distruzione di più di 400 villaggi palestinesi, il massacro di dozzine di palestinesi per mano delle forze israeliane, nonché la distruzione e il furto di enormi quantità di terre. L’occupazione del 1967, di quello che rimase della Palestina storica, era una palese e devastante ingiustizia, così come l’annessione illegale del cuore della Palestina: Gerusalemme. Con 5 milioni di rifugiati, i palestinesi sono divenuti il popolo di profughi più numeroso al mondo e la cui popolazione maschile è per metà rinchiusa nelle prigioni israeliane. Malgrado ciò la Comunità Internazionale resta essenzialmente a guardare queste evidenti violazioni di diritti umani e della legge internazionale, senza lanciare significative sfide e senza preoccuparsi dell’accertamento delle dovute responsabilità. Ad oggi, il muro dell’Apartheid rinchiude in sé tutti i crimini perpetuati dall’Occupazione Israeliana in un solo progetto. Il muro racchiude una popolazione intera in una prigione a cielo aperto, con restrizioni alla libertà di movimento e soffocando qualsiasi forma di attività economica; Il muro minaccia la sopravvivenza e l’esistenza di più di 300.000 palestinesi: separandoli dalla loro terre, dalle loro risorse, dai loro familiari, dalle scuole, dai centri medici e dalle loro fonti di sostentamento, imponendo condizioni di vita tali da costringerli ad abbandonare le loro città ed i loro villaggi, andando così ad incrementare il già elevato numero di profughi palestinesi; Il muro confisca illegalmente le terre, le preziose sorgenti acquifere sotterranee e tutte le altre risorse presenti nei terreni espropriati; Il muro è una chiara continuazione della politica razzista di Apartheid perpetuata da Israele: di esproprio e di annessione delle terre, nonché dell’espulsione del popolo palestinese; Il muro metterà fine alla possibilità di una soluzione a due stati e rinchiuderà i Palestinesi in tanti ghetti o bantustan, all’interno della Palestina storica, imponendo un sistema di Apartheid di estrema portata. Fin dall’inizio dei lavori per la costruzione del muro, giugno 2002, i Palestinesi hanno protestato contro di esso e le organizzazioni internazionali hanno ripetutamente evidenziato in che modo il muro viola le leggi in tema di diritti umani e le leggi in materia di diritto internazionale. Nell’ottobre 2003, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha votato una risoluzione, ES 10/13, che chiedeva ad Israele la cessazione della costruzione del muro e la distruzione delle parti già completate, entro un periodo di tempo fissato in un mese. Israele ha rifiutato di osservare questa risoluzione, come è accaduto per tutte le altre risoluzioni votate dagli organi delle Nazioni Unite, in tema di diritti per il popolo palestinese. Nonostante ciò, le pressioni palestinesi continuarono e, supportate dalla critica internazionale, spinsero l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a votare, l’8 dicembre 2003, una risoluzione dove si richiedeva il parere della Corte Internazionale di Giustizia (CIG) dell’Aia in merito alla "legalità" del muro. Così, le udienze all’Aia cominciarono nel febbraio 2004. Il 9 luglio 2004, alle ore 15.00, la Corte Internazionale di Giustizia, pronuncerà il suo parere. L’importanza del parere della Corte è ben noto: un parere positivo può fare la differenza. Nel 1971, dopo che la CIG emise un verdetto con il quale condannava l’occupazione della Namibia per mano del Sud Africa, la comunità internazionale impose severe sanzioni contro di esso. Successivamente, l’isolamento internazionale, le sanzioni economiche e le pressioni diplomatiche, hanno sostenuto il movimento contro l’Apartheid in Sud Africa nella sua lotta contro il regime razzista e colonialista e lo stesso ha segnato la fine dell’Apartheid. La dichiarazione del verdetto della CIG non rappresenta solo l’occasione per valutare le reazioni della comunità internazionale in seno all’assunzione delle sue responsabilità verso la Palestina ma soprattutto l’opportunità per mettere in evidenzia gli effetti devastanti del muro, le sue motivazioni razziste e colonialiste e determinare tutti i gradini successivi che porteranno alla distruzione delle parti di muro di Apartheid già costruite. Dobbiamo impegnarci in maniera sempre più determinata, coordinando tutti gli sforzi affinché il muro cada e segni il primo passo verso la fine dell’Apartheid e dell’occupazione israeliana. Il 9 luglio diffondi e denuncia le implicazioni politiche relative alle decisone della CIG – indipendente dal suo contenuto o esito – e aiutaci a portare all’opinione pubblica mondiale la voce e le ragioni palestinesi. La Comunità Internazionale ha l’obbligo e la responsabilità di prendere seriamente in considerazione non solo gli effetti legali ma soprattutto quelli politici, conseguenti la decisione che sarà emanata dalla Corte. Stiamo chiamando tutti coloro che cercano giustizia e tutti gli amici della Palestina ad agire in solidarietà con la nostra lotta, contro il muro dell’Apartheid e per la fine dell’occupazione israeliana. La Campagna del popolo palestinese contro il muro dell’Apartheid chiede un’azione immediata: sanzioni e boicottaggio contro Israele fino a quando il muro dell’Apartheid non cadrà e Israele si conformerà alla legge internazionale a alle risoluzione prese in seno al Consiglio di Sicurezza e all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. CHIEDIAMO DI ORGANIZZARE VARIE AZIONI NELLE GIORNATE DEL 9 E 10 LUGLIO 2004 Raccogli le richieste di resistenza provenienti dalle comunità palestinesi affette dalla costruzione del muro dell’Apartheid e della relativa Campagna, portandole sulle strade e facendo sentire loro: Abbattiamo il muro dell’apartheid! Fermiamo l’occupazione! Sanzioni e boicottaggio contro lo stato di apartheid israeliano! Giustizia per la Palestina e per i palestinesi! Vi stiamo chiedendo di agire e di sostenere i nostri sforzi e di far sentire la nostra voce: mobilitatevi nelle strade e organizzate proteste, informazioni ed eventi. Distribuite le nostre informazioni stampa, utilizzate i media indipendenti e fate pressioni sui canali principali d’informazione su quello che sarà l’esito della decisone della CIG, in merito alle ragioni palestinesi, alla costruzione del muro, alla lotta palestinese e al vasto mondo della solidarietà internazionale. Grazie per il vostro sostegno! Campagna di base palestinese contro il muro dell’Apartheid. www.StopTheWall.org