sabato 8 ottobre 2011

Ancona si prepara al 15 ottobre










di SERGIO SINIGAGLIA
Il mio carissimo amico Mirco, anconetano da 40 anni residente a Bologna, nelle periodiche, lunghe telefonate che facciamo, mi aggiorna spesso sulla situazione cittadina. Tra l’altro, da poco è stato eletto consigliere comunale con la lista di cittadinanza attiva della Frascaroli.
Mirco, come me, ha attraversato tutti gli anni settanta. Successivamente l’insegnamento nella scuola lo ha portato ad impegnarsi in quel contesto con passione e serietà. In questi anni è stato in prima fila nella mobilitazione contro lo smantellamento della istruzione pubblica. Da qui una sua certa, sacrosanta idiosincrasia verso certe dinamiche da “organizzazione”. Cioè quei tic che portano i vari militanti a discutere per ore sulla “testa del corteo” o sulle “modalità di lotta” in modo da far scappare le persone “normali” dalle assemblee o dalle riunioni.
Eppure anche Mirco si sarebbe sentito a suo agio giovedì sera, ad Ancona, all’assemblea convocata da un appello sottoscritto da una cinquantina di firme, in gran parte espressione del circuito associativo della provincia. Un testo che, nel denunciare il contesto generale che ci troviamo a vivere, convocava per il 6 ottobre alla Casa delle Culture un incontro per preparare al meglio la partecipazione alla manifestazione del 15 a Roma. L’intento era anche quello di verificare la possibilità, al di là dell’appuntamento nazionale di sabato prossimo, di iniziare a discutere sul progetto di un percorso locale di mobilitazione.

A confronto si sono trovate varie generazioni, da quella dei ventenni con alle spalle l’impegno referendario per i beni comuni, a coloro che hanno vissuto l’esperienza del cosiddetto (dai media) movimento “no global”, fino a quelli, come me e Mirco, con alle spalle tanti anni di impegno ma che in questi anni si sono fatti contagiare dalle nuove pratiche sociali. Tre ore di confronto, tanti interventi, brevi, senza nessuna velleità di dare la “linea”. Soprattutto, la volontà di evitare il peggio del recente passato, quando molti social forum, soprattutto nelle grandi e medie città, si sono trasformati spesso in “palestre per i militanti” con il risultato di implodere velocemente.

Giovedì invece tutti si sono trovati d’accordo: il “progetto locale” deve essere condiviso e partecipato, lasciando le eventuali varie “giacchette di appartenenza” nella specifiche sedi. Si tratta di una scommessa, ma a volte in provincia, invece di scimmiottare le dinamiche presenti nei grandi centri urbani, come a Bologna (direbbe Mirco), trovano spazio sperimentazioni degne di attenzione.

Per esempio ad Ancona, pur in una città che non brilla di certo per una conflittualità radicale, anzi è notoriamente un muro di gomma, gli operai del Cantiere navale alle prese con un vertenza dura e difficile, si sono inventati i “martedì della collera”. Da mesi hanno calamitato l’attenzione della comunità locale e non solo (sono riusciti ad andare ospiti per parlare della loro lotta alla trasmissione “Uno mattina” della prima rete nazionale) con cortei, sit in, occupazioni di sedi istituzionali e due “notti rosse”.

Dunque vale la pena di seguire la scommessa lanciata giovedì sera. Come disse Paul Ginsborg tempo fa in un dibattito nel capoluogo regionale, “piccoli luoghi possono dare vita a grandi cose”. Del resto le Marche hanno vissuto la prima esperienza di bilancio partecipato a Grottammare. Pochi giorni fa, per la prima volta, la staffetta nazionale di Federutility è stata completamente bloccata da una civile quanto radicale occupazione della piazza dove doveva transitare, divenendo un esempio per tutto il movimento per l’acqua pubblica, tanto è vero che a Firenze hanno fatto il bis.

Semmai il salto di qualità da fare è un altro. Far sì che le iniziative vedano una partecipazione della gente comune, cioè non ci siano da una parte gli “attivisti” e ai margini i tanti che guardano e magari applaudono. Del resto un esempio di “comunità insorgente” viene proprio da questa zona. Seppur il 6 luglio, con il voto favorevole in consiglio regionale, la battaglia per impedire la realizzazione a Falconara del rigassificatore dell’Api abbia subito un duro colpo, tutta questa vicenda ha spinto alla partecipazione centinaia di cittadini. Una dimostrazione che è possibile rompere l’apatia, la passività e la delega. Di questi tempi non è poco, anche se poi bisogna anche provare a portare a casa qualche risultato. In questi casi l’importante non è solo partecipare…

Sergio Sinigaglia

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