mercoledì 20 aprile 2011

risposta all'on. Ciccanti





Signor Amedeo Ciccanti,

sento il dovere morale di esprimere la mia solidarietà alla studentessa che aveva fatto, nella giornata del 25 aprile, una similitudine tra le persecuzioni subite degli ebrei nell’Europa nazi-fascista e quelle subite oggi dal popolo palestinese.


Il paragone è un raffronto tra due termini allo scopo di stabilire affinità e differenze, non è un’equazione.


Leggo sul sito http://www.ciccanti.it/ e su alcune testate locali, che lei definisce “arbitraria, fuorviante e forse gravemente antisemita” quella similitudine, che infonderebbe “odio e risentimento verso gli ebrei”, e si dissocia “con sdegno”.


Poi consiglia loro di fare una gita a Gerusalemme, così capirebbero quanto inappropriato è il loro paragone.
Ora, forse lei non saprà neanche (ma qualche studente invece si) che proprio Gerusalemme è, secondo la giurisdizione internazionale, territorio sotto occupazione militare israeliana.


In barba alle leggi internazionali è occupata dal 1967 ed è stata unilateralmente annessa.


Se gli studenti andassero a Gerusalemme si renderebbero immediatamente conto delle politiche di apartheid che Israele adotta nei confronti dei palestinesi.


Vedrebbero con i loro occhi le politiche di “giudaizzazione”, eufemismo che indica la pulizia etnica dei palestinesi lì residenti.


Pulizia etnica che continua dalla Nakba, termine arabo che indica la “catastrofe” del 1948, quando le forze armate sioniste cacciarono dalle proprie case quasi un milione di palestinesi e ne uccisero decine di migliaia.


I figli dei figli di quei disperati attendono ancora nei campi profughi il diritto al ritorno e alla compensazione, così come sancito da varie risoluzioni delle Nazioni Unite.


A Gerusalemme, gli studenti vedrebbero anche il Muro dell’Apartheid, costruito interamente in Cisgiordania, col suo percorso che si snoda per inglobare il massimo numero di coloni israeliani col minor numero di palestinesi.


Il Muro e le colonie attorno a Gerusalemme sono state dichiarate dalla Corte Internazionale di Giustizia nel 2004 illegali e da smantellare.


I crimini di apartheid e di colonialismo sono considerati crimini contro l’umanità perché violano una norma cogente della legge internazionale: il principio di autodeterminazione dei popoli.


Ma forse lei non sa neanche questo, o forse le fa comodo non sapere.


Se gli studenti andassero a Gerusalemme, passeggiando per le viuzze del quartiere musulmano della città vecchia, vedrebbero sventolare le bandiere israeliane, segno che l’esproprio dei palestinesi non risparmia neanche le pietre della città santa.


Molti studenti sapranno anche che quasi due milioni di palestinesi sono prigionieri nel più grande campo di concentramento a cielo aperto del mondo, la Striscia di Gaza, in condizioni disumane. Così come sapranno del Rapporto di inchiesta delle Nazioni Unite sull’operazioni Piombo Fuso, dicembre 2008/gennaio 2009, che documenta i crimini di guerra e possibilmente contro l’umanità commessi dall’esercito israeliano (olte 1400 morti, quasi tutti civili, 5000 feriti, tutte le principali infrastrutture civili duistrutte).
Ma non sono affatto sicuro che tutto questo susciterà ugualmente il suo “sdegno”.
Naturalmente tra nazismo e sionismo ci sono molte differenze, ma anche dei tratti comuni:


il sionismo - ideologia colonialista e razzista - dichiara che gli ebrei appartengono tutti ad una determinata etnia, al “popolo eletto”, un pò come la “razza ariana” nel caso nazista.


Quello che ne deriva circa il trattamento degli “inferiori”, i palestinesi nel caso israeliano, e gli ebrei nel caso nazista, è cosa nota. O dovrebbe esserlo.


Per fortuna, moltissimi ebrei nel mondo si dichiarano antisionisti e si oppongono senza mezzi termini alle politiche criminali dello Stato di Israele.


Ce ne sono in Israele, ce ne sono molti anche in Italia (rete-eco.it).


Noi sappiamo benissimo distinguere tra antisemitismo e antisionismo, e ci guardiamo bene dall’attribuire a tutti gli ebrei del mondo i crimini dello Stato israeliano.


Lei invece rischia proprio di cadere in questa trappola, questa si di carattere antisemita.


Norman Finkelstein, intellettuale ebreo statunitense, dichiarò: “Se gli israeliani non vogliono essere accusati di essere come i nazisti, devono semplicemente smettere di comportarsi da nazisti”.


Provi ad accusare di antisemitismo anche lui, che ha avuto entrambi i rami della propria famiglia sterminati nei campi nazisti.


O Primo Levi, che ammonì: “Ognuno è ebreo di qualcuno.


Oggi i palestinesi sono gli ebrei di Israele”.
Le ricordo infine, signor Ciccanti, che molti dei sostenitori dell’apartheid in Sud Africa e del nazismo in Europa si presentavano come persone moderate, miti, ragionevoli, e non si rendevano conto che in realtà si stavano schierando dalla parte di chi compiva quegli orrendi crimini contro l’umanità.


Le consiglio quindi, se trova il tempo, di organizzare un incontro con quegli studenti che lei denigra o con chi si occupa della tragedia palestinese da anni e magari ne sa qualcosina in più di lei, anche per esserne stato testimone diretto.
Imparerà a rivolgere lo sdegno anche altrove.

Enrico Bartolomei
Membro della Campagna Palestina Solidarietà Marche

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