Nonostante si siano ormai da tempo spenti i riflettori, oggi la situazione è tutt'altro che conclusa. Sull'isola continuano a sbarcare centinaia di migranti a cui il governo risponde esclusivamente attraverso politiche repressive. Diversamente dalla prima fase, il livello di esasperazione si è risolta, questa volta, con cariche violente da parte della polizia nei confronti dei tunisini e lanci di pietre contro quest'ultimi, da parte dei lampedusani. Ancora una volta una finta emergenza attraverso cui sperimentare nuove pratiche di limitazione della libertà personale rinchiudendo centinaia di persone in cerca di libertà all'interno di “galere galleggianti” in violazione di qualsiasi diritto.
Allo stesso tempo la “questione tunisina” non può dirsi conclusa neanche per coloro ormai presenti da più di sei mesi sul territorio italiano e a cui nel mese di settembre è stato rinnovato il permesso di soggiorno temporaneo. Ancora una volta il problema è stato semplicemente spostato più in là, e l'unica “accoglienza” che l’Europa ha messo in campo è la certezza della precarietà e la probabilità della clandestinità. Sono di questi giorni le notizie relative alla possibile fine del conflitto in Libia e saranno presto noti anche gli esiti delle elezioni della nuova Tunisia democratica.
Il Mediterraneo può ancora diventare lo spazio della libertà e dell’accoglienza degna
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