mercoledì 7 marzo 2012

Jesi - Blocco Imesa la Corte di Appello assolve

La Corte di Appello di Ancona ha assolto tutti gli imputati condannati in primo grado per il blocco dell'IMESA. Il processo Imesa ha rappresentato il tentativo più avanzato di accollarci una condanna definitiva. Contro ogni usuale tempistica, l'udienza di appello è stata fissata a meno di un anno dalla sentenza di primo grado emessa il 25/03/2011. Se si considera che i motivi di appello sono stati depositati nel mese di aprile 2011, questa volta i tempi della giustizia italiana sono stati supersonici (simili solo ai tempi di celebrazione dell'appello per imputati detenuti). Questo grande sforzo in velocità finalizzato ad evitare la prescrizione del procedimento si è risolto, però, in un nulla di fatto: la Corte di Appello ha assolto tutti ed ha revocato i risarcimenti riconosciuti alla parte civile (l'Imesa).

La vittoria di oggi si aggiunge ad altri importanti risultati ottenuti in questi anni. Purtroppo la scarsa comunicazione sulle vicende giudiziarie spesso non consente di valorizzare e socializzare le nostre vittorie. Colgo l'occasione per fornire qualche numero.
Ad oggi abbiamo concluso positivamente ben 18 procedimenti: 14 penali, 2 amministrativi, 2 per l'applicazione di misure preventive. I 14 procedimenti penali sono stati chiusi con 8 sentenze assolutorie, 1 proscioglimento in sede di udienza preliminare, 1 archiviazione, 3 proscioglimenti in udienza di primo grado per prescrizione, 1 proscioglimento in appello per prescrizione. I due procedimenti amministrativi si sono chiusi con l'accoglimento dei nostri ricorsi e, in un caso, addirittura con la condanna del Comune di Falconara al pagamento delle spese legali. I due procedimenti per l'applicazione di misure preventive si sono conclusi a seguito di nostra opposizione con l'archiviazione.
Ad oggi abbiamo in piedi una condanna in primo grado per i fatti di Ferrara (il ciccione no la città) ma già in primo grado siamo riusciti a commutare la pena in sanzione pecuniaria (con salvaguardia della condizionale): in ogni caso la condanna è stata impugnata in appello.
Ovviamente abbiamo ancora in corso numerosi procedimenti: tuttavia fino ad oggi siamo riusciti ad interporre un'efficace barriera difensiva.
In conclusione, anche il “proletariato sociale” può organizzarsi per giocare le sue partite nelle aule giudiziarie (senza però dimenticare che evitare di entrarci è sempre la difesa migliore).

Ciao a tutti, Paolo

JESI: Pacifisti bloccano l'ingresso dell'Imesa

Gli attivisti dei centri sociali delle Marche hanno presidiato l'ingresso dell'Imesa e in cinque si sono incatenati ai cancelli. I manifestanti dichiarano "Questa è un'azione di resistenza contro la guerra in Iraq e per la liberazione di Giuliana Sgrena"
Con una nuova sigla che raccoglie Centri Sociali, ex disobbedienti, Assoc. Ya Basta, vari collettivi ed associazioni di movimento, le Comunità Resistenti delle Marche hanno oggi bloccato le attività di produzione e quelle di movimentazione merci dell’Imesa, azienda del gruppo Schiavoni, che opera nel settore della strumentazione elettrica ed elettronica. Il blocco è stato motivato dal fatto che l’Imesa, oltre ad essere un importante fornitore di attrezzature destinate all’esercito, gestisce direttamente, in collaborazione con la società Elettro-Energia, un appalto nell’Iraq occupato per il ripristino dell’illuminazione pubblica a Bassora: il materiale viene portato a destinazione con l’ausilio di carri armati e mezzi blindati, sotto la direzione di personale tecnico dell’Imesa già presente in loco. In un’intervista rilasciata il 21 dicembre 2004 al Messaggero, titolata “Dall’Ancona all’Iraq, 2005 di sfide per l’Imesa”, Sergio Schiavoni vanta di aver già consegnato oltre1000 quadri elettrici per l’illuminazione stradale. “Questo genere di appalti - ha dichiarato l’avv. Cognini, tra i partecipanti all’iniziativa - sono il premio per la complicità del nostro Paese nelle azioni di guerra e di occupazione dell’Iraq. Come sempre nella guerra c’è chi soffre e muore e chi, invece, si arricchisce. Nell’attuale fase della guerra globale, non è più sufficiente testimoniare la critica, ma diventa prioritario resistere fattivamente, denunciando e promovendo iniziative contro gli anelli della catena bellica, che attraversano i nostri territori”.

L’azione dei manifestanti, che è stata avviata cogliendo l’occasione della pausa pranzo delle maestranze, ha comportato il blocco totale del cancello di ingresso agli uffici, di quelli di ingresso ai capannoni e di quelli destinati al carico/scarico delle merci per ben due ore. Di fronte al cancello principale, dove alcuni dei manifestanti si sono incatenati, è stata tenuta una conferenza stampa nel corso della quale, oltre a denunciare gli interessi diretti del gruppo Schiavoni nell’occupazione del territorio irakeno, è stata ribadita l’urgenza di un ritiro immediato dall’Iraq delle truppe e delle imprese che speculano sulla guerra e la necessità di un’immediata liberazione della giornalista de “Il Manifesto” Giuliana Sgrena,. “Chiediamo la liberazione di Giuliana - hanno continuato gli organizzatori - nel corso di un’azione concreta di resistenza alla guerra, affinchè il dramma del suo rapimento non sia occasione per un’ulteriore campagna propagandistica da “unità nazionale”, che fa passare per “senso di responsabilità” l’irresponsabilità della mancanza di una posizione netta e chiara contro il rifinanziamento della missione in Iraq e per il ritiro immediato delle truppe. La stesa irresponsabilità che ha portato la stragrande maggioranza degli esponenti del centro-sinistra ad accreditare le elezioni irakene come “un passo verso la democrazia”, quando risulta evidente a tutti che si è trattato di un enorme bluff contro i legittimi diritti degli irakeni, a vantaggio di una operazione propagandistica che non ha eguali neppure nel peggiore degli stati totalitari.”

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